VICENZA - Anche in relazione al duplice femminicidio di Vicenza la ministra della Giustizia, Marta Cartabia,ha chiesto ai suoi ispettori di avviare approfondimenti. Lo si apprende da fonti del ministero. Il primo passo dell'ispettorato - una volta aperto un fascicolo - sarà chiedere una relazione ai vertici degli uffici giudiziari. Ovviamente, al centro la figura dell'assassino Zlatan Vasiljevic che mercoledì scorso, 8 giugno, a Vicenza ha prima ucciso la ex moglie, Lidia Mijkovic, ammazzata a sangue freddo in strada a colpi di pistola, e poi l'attuale compagna, Gabriela Serrano. Da parte sua, la Procura berica, sempre oggi, 10 giugno, ha diffuso una nota in cui precisa la posizione processuale del killer: nel testo, tra le altre cose, la Procura chiama in causa la pronuncia della Corte di Appello di Venezia del febbraio 2021 e spiega perchè la prima sentenza del Tribunale di Vicenza non lo condannò anche per violenza sessuale.
Una vita violenta
Una vita violenta, una vita scandita da minacce, botte e maltrattamenti nei confronti della ex moglie. Una vita di brutalità, furia e aggressività che oggi ha visto Zlatan Vasiljevic accanirsi contro due donne, uccidendole. Prima la ex moglie, uccisa a sangue freddo in strada a colpi di pistola, e poi l'attuale compagna, come in un orrendo copione di una violenza che è stata sua compagna di vita. E gli allarmi che l'ex camionista con problemi di alcolismo aveva suscitato vanno indietro nel tempo. Zlatan Vasiljevic nel 2019 fu già arrestato per avere picchiato la moglie, erano stati i carabinieri di Altavilla, dove la coppia viveva, che lo avevano fermato per i continui maltrattamenti proprio verso Lidia Mijkovic, la prima delle vittime odierne.
Tragedia annunciata
Esattamente quello che è accaduto. Il giudice elenca alcuni episodi di violenza: a febbraio del 2019, quando Vasiljevic «afferrava per il collo» la moglie, «la spingeva contro il frigorifero della cucina e la minacciava con un coltello» che le infilava in bocca; un mese dopo quando, rientrato ubriaco, l'ha aggredita a letto stringendole il collo «come per strangolarla» e urlando: «ti uccido, ti cavo gli occhi»; ancora, sempre a marzo, quando le diede un colpo al volto «con violenza tale da farla cadere al suolo». Vasiljvic finì in carcere, ma ci rimase poco, tanto che già a dicembre 2019 arrivò un ordine di non avvicinamento: lo emise l'autorità giudiziaria su richiesta dei Carabinieri di Schio, dove Lidia si era trasferita con i bambini dopo la separazione. Di quella vicenda del 2019, ora definita da chi conosceva la donna uccisa, come cronaca di una morte annunciata, ha parlato il titolare della ditta per cui la vittima lavorava, la Food&co di Vicenza, una ditta specializzata in catering. Mondello, ricorda che l'uomo «le aveva fracassato il cranio» causandole ferite gravi e poi l'aveva pure denunciata con una scusa, il presunto abbandono dei figli. Nel 2019 era stato infine emesso il divieto di avvicinamento per quell'ex compagno violento. «È stata in malattia per diverso tempo - ha ricordato ancora Mondello - per percosse è stata anche ricoverata all'ospedale. Era dentro e fuori dal tribunale con denunce assurde. Una tragedia annunciata, come tutte le tragedie di questo genere. Gente pazza che va in giro tutto il giorno senza far niente». Una tragedia annunciata che ora lascia orfani due ragazzi di 13 e 16 anni.
La "difesa" della Procura
La Procura di Vicenza in un comunicato diffuso oggi - 10 giugno - chiarisce la propria posizione: «L'ultima notizia di reato che ci è pervenuta da parte di Lidia Milinkovic è quella del 19 marzo 2019 e ha dato luogo al procedimento n. 2159 poi divenuto irrevocabile con sentenza della corte d'Appello di Venezia del 2 febbraio 2021 (confermata dalla Cassazione il 3 marzo 2022).
La posizione del bosniaco in primo grado è stata definita dal gup di Vicenza il 2 luglio 2020 con giudizio abbreviato (che prevede uno sconto di pena) con un anno e 10 mesi e risarcimento alla moglie costituita parte civile. Quella condanna per maltrattamenti e lesioni lersonali aggravti ma non per il reato di violenza sessuale pluriaggravata in quanto la donna - in sede di incidente probatorio - modificò l'iniziale contenuto della denuncia. Il giudice non concesse la condizionale.
Arrivò poi la «prognosi favorevole circa la futura astensione dalla commissione di altri reati», per cui aveva goduto il 2 febbario 2021 di uno sconto di pena e la sospensione condizionale dalla la Corte d’Appello di Venezia, secondo grado del processo per maltrattamenti e lesioni aggravate». Il Procuratore Capo di Vicenza, Lino Giorgio Bruno, ricorda la relazione del Servizio dipendenze dell’Ulss 8 di Vicenza, al termine di un periodo di trattamento terapeutico e rieducativo di Vasiljevic nelal sede dell’associazione "Ares", tra il 17 maggio 2019 e il 6 luglio 2020. «La valutazione finale è positiva - attestano i giudici d’appello - evidenziandosi una condizione di astinenza iniziata almeno un anno prima, senza ausilio di terapia farmacologica. L'associazione Ares attesta l'esito positivo del percorso psicologico rieducativo. E la Corte d'Appello conclude appunto con la "prognosi favorevole"».
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