Una scuola e i suoi libri di foto per aiutare le popolazioni dell'Ecuador

Venerdì 19 Agosto 2022 di Vittorio Pierobon
Una scuola e i suoi libri di foto per aiutare le popolazioni dell'Ecuador

BASSANO DEL GRAPPA - Libri contro fucili è il miraggio di Cesare Pace, che già nel cognome porta un segno del destino. È uno dei tanti uomini di buona volontà che agiscono abbastanza nell'ombra, ma svolgono un grande ruolo sociale e pedagogico e raramente balzano agli onori delle cronache. Lui, non credente dichiarato, sta spendendo la sua vita per aiutare il prossimo: in particolare gli indios dell'Ecuador. E il suo grande punto di riferimento è un prete, padre Gabriel Barriga Arias, per tutti Gabicho, un sacerdote combattente della Teologia della Liberazione che insegna agli indios a lottare per il riconoscimento dei loro diritti. Ma c'è un terzo protagonista della storia che ruota attorno a Cesare Pace, bancario in pensione di 68 anni, che vive in periferia di Bassano del Grappa: Sebastiao Salgado, il grande fotografo brasiliano, a sua volta sostenitore di padre Gabicho.
«Tutto è cominciato casualmente, come spesso accade nella vita - racconta Pace - Io amo viaggiare e ho girato il mondo.

Vedendo tanta povertà. Un giorno in Camerun, parlando con un derelitto, gli ho chiesto cosa avrebbe fatto se avesse avuto 10 dollari da spendere. La risposta per me è stata illuminante: comprerei libri. La cultura contro la miseria. Ero ormai prossimo alla pensione e mi sono ripromesso di devolvere la liquidazione per costruire una scuola in Ecuador. Ho scelto questo Paese, perché già avevo conosciuto padre Gabicho e sapevo che lui poteva aiutarmi nel progetto. Quando girano soldi è meglio essere prudenti e affidarli al controllo di persone fidate».


L'INIZIATIVA
La scuola è stata costruita rapidamente, una ventina di aule. Pace ha preso consapevolezza che quella era la sua nuova strada. Si è dato un'organizzazione più strutturata, fondando con un manipolo di amici la onlus Libri contro Fucili, quasi un ossimoro. E purtroppo il conflitto in Ucraina conferma che i libri non sempre bastano.
«Ma i soldi, anche se avevo avuto molto sostegno in primis dai miei ex colleghi del sindacato (la Cgil, con cui ho avuto incarichi nazionali), sarebbero finiti e io volevo continuare a sostenere le popolazioni andine e cercavo nuove strade di finanziamento. Una sera, ero a casa di Gabicho che mi ospitava. Lui alle 7 va già a dormire, la sua giornata comincia prestissimo. Mi sono messo a sfogliare un po' di libri e ho notato che ne aveva diversi del fotografo Sebastiao Salgado, che io conoscevo di fama, perché sono un grande appassionato di fotografia. Tutti con dedica personalizzata firmata da Salgado. Come mai il prete conosceva il grande fotoreporter? Gabicho mi ha spiegato che agli inizi della carriera Sebastiao aveva fatto un reportage in Ecuador e aveva chiesto a lui, profondo conoscitore del popolo andino, di fargli da guida. Da lì era nata un'amicizia molto solida».
E Pace, a cui non manca l'intraprendenza, ha pensato che realizzare un libro fotografico potesse essere un buon modo per raccogliere altri fondi. Lui durante i suoi viaggi, ha scattato migliaia di foto, c'era materiale per un libro. Però voleva impreziosirlo con un'introduzione di Salgado. L'obiettivo questa volta non era costruire una scuola, ma finanziare l'acquisto di lama per le popolazioni.
«Sulle Ande sono poverissimi, il lama è un bene prezioso per gli abitanti dei villaggi, ma acquistare una coppia di questi animali costa circa 250 dollari, una cifra per loro proibitiva. Ho sottoposto l'idea ai capi villaggio. Io creavo una cooperativa che anticipava i costi e loro li restituivano in un paio d'anni. Gli animali non erano di singola proprietà, ma del villaggio: ne davamo una ventina per comunità, per la precisione 18 femmine e un maschio, sicuri che l'anno dopo ci sarebbero stati 18 cuccioli. L'idea è piaciuta moltissimo. Ora dovevo trovare i soldi».


LA COLLABORAZIONE
Salgado si è detto disponibile a collaborare al libro, però non subito, perché era in partenza per il Madagascar per lavorare al progetto Genesi, un viaggio alla ricerca dei luoghi ancora incontaminati. Ma Pace aveva fretta ed ha pubblicato ugualmente il libro Occhi che raccoglie i suoi scatti in giro per il mondo. «Ho venduto tutte le mille copie che avevo fatto stampare, quando Salgado mi ha scritto la prefazione l'ho fatto ristampare e ne ho vendute altre duemila». Oggi nei villaggi di Riobamba, la regione al centro dell'Ecuador dove Pace ha concentrato i suoi interventi, ci sono oltre duemila lama. «E gli indios hanno restituito il prestito che noi abbiamo subito reinvestito. Abbiamo aiutato popolazioni anche in altre aree, dal Burundi alla Cambogia, dal Nepal alla Romania. Ora ci stiamo impegnando per l'Ucraina. Mandiamo medicinali, in particolare antibiotici. Purtroppo, come ti giri nel mondo ci sono popoli allo stremo. Noi non ci rendiamo conto di quanto siamo privilegiati».


IL MESSAGGIO
Il messaggio di Pace è semplice, rimbocchiamoci le maniche e facciamo qualcosa. Lo denuncia chiaramente nel secondo libro fotografico che da poco ha pubblicato, Cara Terra, questa volta già dalla prima edizione con prefazione di Sebastiao Salgado, e con foto anche di Joan Guerrero, affermato fotografo spagnolo. «La Terra sta soffrendo. Il clima sta cambiando. Cambierà per i ricchi e per i poveri. Le disparità aumentano di giorno in giorno: la spesa media per un cane in un anno in Italia, corrisponde al salario di un anno nei Paesi poveri. Il 38% del cibo dalle nostre tavole finisce in discarica. I nostri avanzi basterebbero a sfamare i Paesi poveri». Un j'accuse senza sconti, accompagnato da una serie di immagini forti, talvolta struggenti, altre scioccanti. E Salgado rincara la dose: «La Terra ci sta presentando il conto. Ci stiamo avvicinando verso un punto di rottura che potrebbe essere irreversibile. Forse il titolo giusto per il libro di Pace e Guerrero doveva essere: Perdonaci Terra».
Cesare Pace, con Libri contro Fucili, la piccola onlus bassanese (info@libricontrofucili.org 347 2590522) cerca di farsi perdonare dalla Terra, anche se lui, forse, colpe non ne ha. «Faccio quel che posso, sempre con la massima trasparenza. Il libro, a me costa 9 euro a copia, lo vendo a 25. La differenza va interamente alla onlus. A me non resta in tasca nemmeno un centesimo. Anzi ci rimetto molto, perché mi faccio carico di tutte le spese. Ma sono felice di questa scelta. È bello aiutare chi ha bisogno. Alla sera ti addormenti sereno». E cita Nelson Mandela: «L'istruzione è l'arma più potente per cambiare il mondo».
 

Ultimo aggiornamento: 16:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci