Cassaforte segreta nel sottoscala: dentro il tesoretto del "giro" di false fatture

I finanzieri scoprono il deposito di oltre 126mila euro, nascosto dietro un armadio. I coniugi, titolari di un'azienda di abbigliamento a Mussolente, non hanno saputo spiegare la provenienza del denaro

Giovedì 7 Luglio 2022 di Redazione Web
Nella cassaforte i proventi illeciti
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ROMANO D'EZZELINO - Nei giorni scorsi, nell’ambito di un contesto investigativo di polizia giudiziaria avviato inizialmente dalle Fiamme gialle del Comando Provinciale di Vicenza a seguito di un’attività di polizia economico-finanziaria a contrasto delle frodi Iva, poi proseguite su delega della Procura della Repubblica di Vicenza, sono state eseguite delle operazioni di perquisizione domiciliare, al fine di ricercare elementi di prova a supporto delle ipotesi di reato di emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, le quali hanno consentito, tra l’altro, di sequestrare denaro contante per un importo di oltre 126 mila euro. L’azione della Gdf consente di aggredire i patrimoni accumulati in modo illecito, a tutela delle imprese sane e dei cittadini rispettosi delle regole.

La cassaforte segreta

In particolare, i finanzieri del gruppo di Bassano del Grappa hanno scoperto nel sottoscala di un’abitazione sita a Romano d’Ezzelino e di proprietà dei rappresentanti legali pro tempore di una società operante nel settore dell’abbigliamento, avente sede a Mussolente, una cassaforte fissa al muro e occultata dietro un armadio e, all’atto dell’apertura della stessa, sono stati rinvenuti 21 pacchi di banconote, principalmente del taglio da 20 e da 50 euro, in relazione alle quali i coniugi non hanno saputo adeguatamente giustificare il possesso, anche alla luce dell’evidente sproporzione rispetto ai redditi annualmente dichiarati dagli stessi. Le investigazioni, avviate a seguito di una verifica fiscale eseguita nei confronti di una ditta individuale gestita da un cittadino di nazionalità cinese, espletate anche attraverso mirate indagini finanziarie, hanno consentito di riscontrare che, a fronte di entrate sul conto corrente della citata ditta individuale, derivanti dai pagamenti effettuati dalla società italiana oggetto del provvedimento di perquisizione emesso dall’autorità giudiziaria e già rappresentata legalmente dai due coniugi, nei giorni immediatamente successivi, il titolare della ditta individuale ha provveduto sistematicamente a prelevare ingenti somme di contante.

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L'illecito beneficio su Iva e imposte

Con tale modus operandi è avvenuta, secondo accordi tra le parti, la retrocessione del denaro prelevato, pari all’Iva  esposta dall’emittente nelle fatture false, all’utilizzatore delle stesse, consentendo inoltre di beneficiare della detrazione ai fini dell’Iva e delle imposte dirette all’atto della presentazione delle dichiarazioni fiscali, ingenerando un danno al fisco. In definitiva, sulla base delle risultanze acquisite agli atti delle indagini, le Fiamme Gialle bassanesi hanno sottoposto a sequestro preventivo d’iniziativa d’urgenza la somma di denaro rinvenuta, pari a 126.940,00 euro, poiché costituente il provento del reato di utilizzo nelle dichiarazione fiscali, da parte dell’impresa gestita dai citati coniugi, di fatture per operazioni inesistenti emesse dalla ditta individuale gestita da un cittadino di nazionalità cinese, quest’ultimo denunciato per emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Sequestro preventivo

Il Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Vicenza, a seguito della richiesta di convalida formulata dal competente Pm della Procura della Repubblica berica, ha emesso, a conferma della bontà dell’impianto accusatorio, un pertinente decreto di sequestro preventivo del denaro contante.

Ultimo aggiornamento: 11:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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