VICENZA - Camila Giorgi ha esordito con una vittoria agli Australian Open. Ma il 6-0, 6-1 sulla russa Anastasia Pavlyuchenkova è passato inevitabilmente in secondo piano rispetto alle parole della tennista italiana, sotto inchiesta a Vicenza per l'ipotesi di falso ideologico (insieme alla famiglia e alla cantante Madame, al secolo Francesca Calearo: gli indagati sono 23) a causa delle presunte finte vaccinazioni in cambio di veri Green pass. «Sono in regola, il problema è suo, non mio», ha dichiarato la 31enne di Macerata, riferendosi alla dottoressa Daniela Grillone Tecioiu, accusata dalla Procura di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, peculato e corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, che a sua volta fa sapere: «Il 30 gennaio parlerò in Tribunale con dovizia di particolari».
I DOCUMENTI
La numero 77 nel ranking mondiale ha escluso di correre pericoli giudiziari: «Non sono nei guai, quindi non ho bisogno di dire altro o rispondere ulteriormente rispetto a quanto non abbia già fatto». Ma i giornalisti l'hanno incalzata sui documenti sanitari utilizzati per l'ingresso in Australia. Giorgi allora ha ribadito: «Ho fatto tutto quello che mi è stato chiesto dal governo australiano. Ogni anno ho sempre rispettato le regole del Paese. Nel caso fosse accaduto il contrario, non sarei di certo qui».
L'INOCULAZIONE
Agli atti dell'inchiesta, condotta dal pubblico ministero Gianni Pipeschi, risulta un Green pass rilasciato all'atleta sulla base di un'inoculazione certificata a Vicenza nel settembre del 2021, che però il medico di base Grillone non avrebbe mai effettuato, secondo quanto da lei stessa dichiarato in uno dei cinque interrogatori a cui è stata sottoposta. Sul punto la sua ormai ex paziente si è difesa ed è passata al contrattacco: «Lo dirò per l'ultima volta. La vaccinazione, ovvero le diverse dosi che mi sono state somministrate, l'ho fatta in differenti studi medici. Quella dottoressa? Non sapevo nulla relativamente ai suoi problemi avuti con la legge. L'ho saputo poco prima di venire qui, quando ha fatto il mio nome nelle indagini. Ovviamente come tutti abbiamo potuto appurare, ci sono più di 300 persone nella lista da lei consegnata agli inquirenti».
Inizialmente gli investigatori avevano stimato un migliaio di presunte finte somministrazioni, ma successivamente le contestazioni sono state ridimensionate a meno di un terzo. In questo elenco compare appunto anche la posizione di Giorgi, che tuttavia ieri ha rilanciato un'altra ricostruzione dei fatti: «Ho fatto una sola vaccinazione con lei, le altre dosi le ho fatte con altri medici. Quindi sto in pace con me stessa: è lei quella nei guai con la legge italiana, non io».
LA VERSIONE
Attraverso l'avvocato Cogolato, la dottoressa Grillone ha rinviato la sua versione all'udienza in cui le dichiarazioni saranno cristallizzate in vista del probabile processo. Stando a quanto sostenuto negli interrogatori, la 58enne di Creazzo avrebbe sempre vaccinato i suoi pazienti, dopodiché avrebbe patito personalmente alcune reazioni avverse e ne avrebbe parlato ad altri sanitari. A quel punto la professionista sarebbe diventata, con il passaparola, il punto di riferimento per centinaia di no-vax, proveniente anche da fuori Veneto, il che aveva insospettito l'Ulss 8 Berica.
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