VICENZA - Un caso che potrebbe fare scuola, ma, soprattutto, ridare ai risparmiatori truffati 106 milioni. E un'inchiesta, quella sulla bancarotta di Popolare Vicenza, che vede nel mirino fondi esteri e un giro vorticoso di soldi: 350 milioni.
«Posso senz'altro affermare che costituirà una sorta di laboratorio di precedente giurisprudenziale anche per altri procedimenti nella stessa materia», ha affermato il Procuratore Capo della Repubblica di Vicenza Lino Giorgio Bruno in audizione davanti alla commissione parlamentare di inchiesta sulle banche: «Il procedimento principale è in una fase avanzata: il 15 marzo prossimo è prevista l'udienza per la repliche dei pubblici ministeri. È possibile un breve slittamento per esigenze ulteriori».
II procuratore ha anche rilevato che «indagini di questo tipo senza una cooperazione con le altre autorità giudiziarie non si possono fare e il paradosso», è che «vi sono ritardi, disattenzioni, omissioni soprattutto da parte di alcuni stati europei nel momento in cui le richieste attengono a reati economici». Uno dei due pm che hanno condotto indagini e processo, Gianni Pipeschi, dà speranze ai risparmiatori: «Nell'ambito dell'attività di indagine sono stati sequestrati 106 milioni, più i nostri sequestri conservativi (residuali): questi sono soldi che potrebbero andare a ristorare le parti civili, almeno in uno dei capi di imputazione».
Bruno ha poi parlato di un secondo procedimento in fase di indagini preliminari per bancarotta che coinvolgerebbe società e intermediari di Paesi stranieri con trasferimenti a fondi lussemburghesi che ammonterebbero a 350 milioni. E alla domanda se vi siano state carenze nel controllo da parte di Banca d'Italia, Bruno ha risposto che non sono da sottovalutare le opere di «nascondimento» da parte dai vertici operativi della banca veneta. «Indubbiamente però il passaggio della vigilanza alla Bce segna un discrimine». «Mi sono complimentato pubblicamente con il Procuratore Bruno per l'impegno nell'istruire un processo così complicato», dice Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia nella Commissione Giustizia della Camera e membro della Commissione bicamerale: «Dopo oltre un centinaio di udienze, si può confidare che a breve sarà pronunciata la sentenza, evitando la prescrizione pur in tempo di pandemia».
M.Cr.
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