Formaggio Asiago "cileno": produttori all'attacco. La scia dei falsi formaggi italiani negli Usa

Giovedì 12 Agosto 2021
Formaggio Asiago "cileno": produttori all'attacco. La scia dei falsi formaggi italiani negli Usa

Mille anni di storia fra Vicenza, Trento, Padova e Treviso. Poi, all'improvviso, l'assalto a stelle e strisce in Cile: sul Diario Oficial, versione sudamericana della Gazzetta Ufficiale, è apparsa la domanda di registrazione del marchio Asiago avanzata dall'alleanza statunitense Ccfn. Il consorzio di tutela berico ha già presentato ricorso ed è insorta anche Coldiretti, allertata dal ministero degli Esteri, con l'obiettivo di stroncare subito un tentativo simile a quello visto in Croazia con il Prosecco-Prosek, con l'aggravante che in questo caso non si gioca nemmeno con l'Italian sounding, ma si punta direttamente alla denominazione di origine protetta.


Asiago a rischio

Del resto la mossa del Consortium for common food names (Ccfn) rientra nella sua esplicita politica di «preservare la capacità dei produttori e dei consumatori di tutto il mondo di utilizzare i nomi comuni, proteggere il valore dei marchi riconosciuti a livello internazionale e prevenire nuove barriere al commercio». In quest'ottica sono stati inseriti nella lista dei «nomi a rischio», e diventati oggetto di registrazione al ministero cileno, lo scorso 30 luglio, appunto Asiago, ma anche Parmesan e Bologna, intesa come mortadella. «È la lobby dell'industria casearia americana attacca Coldiretti Veneto che produce i falsi formaggi italiani negli Usa e che aveva già esplicitamente chiesto al Governo degli Stati Uniti di imporre tasse alle importazioni di prodotti europei.

Non c'è quindi tempo da perdere per un intervento dell'Unione Europea, che deve bloccare l'ennesimo scippo ai danni del sistema agroalimentare nazionale, con ripercussioni a lungo termine su lavoro, esportazioni e sviluppo delle imprese».


LEGALI

Attraverso l'ufficio della difesa commerciale, la Farnesina ha paventato il pericolo che la registrazione indebolisca gli sforzi negoziali intrapresi dall'Ue nella trattativa sull'aggiornamento dell'accordo di associazione con il Cile, tanto da invitare le realtà interessate a presentare opposizione entro trenta giorni all'Instituto nacional de propiedad industrial, che nel 2018 aveva peraltro riconosciuto l'indicazione geografica Asiago. «Ci siamo già mossi con i nostri legali dice Flavio Innocenzi, direttore del consorzio di tutela come avevamo fatto in passato, ad esempio in Australia, Giappone e Messico. Ancora una volta a ridosso di Ferragosto, quando probabilmente si pensa che in Italia siano tutti distratti dalle ferie, dobbiamo riscontrare un episodio di lobbying molto aggressivo nei confronti del marchio. Ma la nostra linea è di tolleranza zero. E se oggi questo formaggio cresce a doppia cifra in quei Paesi, è proprio grazie al fatto di non aver lasciato varchi a simili incursioni commerciali». 
BILANCIOCon i suoi 5 soci stagionatori e 41 soci produttori, il consorzio ha chiuso il bilancio 2020 con un +11% di volume. Le forme con la caratteristica scritta sulla crosta sono state 1.733.824, di cui 1.427.456 (+6,2%) di fresco e 306.368 (+42,1%) di stagionato. «Giù le mani dall'Asiago», è il coro della politica, dall'assessore leghista Federico Caner al deputato forzista Dario Bond.
Angela Pederiva

Ultimo aggiornamento: 09:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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