Appalti pilotati nella ristorazione: 4 arresti e 45 denunce

Martedì 28 Aprile 2020 di Luca Pozza
Pattuglia dei carabinieri a Monte Berico a Vicenza
VICENZA - I carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Vicenza, con la collaborazione dei colleghi dell'arma locale, stanno eseguendo dall'alba di oggi (martedì 28 aprile), nelle province di Venezia, Palermo e Livorno, quattro misure cautelari di arresto domiciliare nei confronti degli appartenenti a un'associazione a delinquere che avrebbe commesso vari episodi di corruzione fra privati. Altre 45 persone, rappresentanti o titolari di impresa, sono state denunciate in stato di libertà poiché ritenute responsabili della sola corruzione tra privati, per aver elargito le tangenti.

I provvedimenti, disposti dal GIP di Vicenza e coordinati dalla Procura della Repubblica berica, hanno dato il via alle indagini lo scorso novembre dopo l'esposto di un'azienda veneta, la Serenissima Ristorazione SpA di Vicenza, leader a livello nazionale nel servizio di ristorazione in strutture pubbliche e private, il cui vertice
aveva espresso concreti dubbi circa la regolare condotta aziendale di alcuni suoi collaboratori. 

I quattro arrestati, sfruttando la fiducia della proprietà, orientavano sistematicamente le procedure di aggiudicazione degli appalti privati del gruppo a favore di imprese disponibili a riconoscere loro una percentuale dell'importo del contratto di forniture di opere o servizi. Dalle indagini degli investigatori dell'Arma il ricavato supera i 300 mila euro.

Quattro le persone, di cui due venete, al centro dell'inchiesta: Mattia Foffano, 44 anni, di Martellago (Venezia), responsabile area tecnica era la "mente" e contava sulla collaborazione di due sottoposti, Alessandro Zinato, 43, di Legnaro ( Padova) e Antonino Ivan Cocheo, di 36 anni, di Palermo, responsabile area tecnica per il sud Italia. Arrestato anche il procacciatore d'affari Giacomo Massini, 47enne, di Cecina (Livorno). Gli indagati, sfruttando la fiducia della proprietà, orientavano sistematicamente le procedure di aggiudicazione degli appalti privati del gruppo a favore di imprese disponibili a riconoscere al sodalizio una percentuale dell'importo del contratto di forniture di opere o servizi.

Secondo quanto emerso, le "fila" erano mosse da Foffano incaricato di gestire la predisposizione dei capitolati, invitare le aziende, procedere all'apertura delle buste per una prima valutazione delle offerte da far poi visionare alla proprietà, in merito agli appalti di natura privatistica che l'azienda avviava in Italia. Il meccanismo prevedeva la sottoscrizione di un fittizio contratto di procacciamento d'affari con una società creata ad hoc da Foffano, intestata al padre quale prestanome, da parte di taluni dei fornitori di servizi e opere, che prevedeva una percentuale sull'importo del lavoro, da devolvere a questi quale indebita provvigione per la segnalazione. Gli altri due dipendenti riferivano a Foffano se i lavori erano stati o meno eseguiti e soprattutto se le provvigioni erano state versate. Infine c'era Massini che individuava le imprese a cui affidare i lavori e quindi chiedeva le indebite provvigioni.
Ultimo aggiornamento: 29 Aprile, 08:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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