Abb, spunta la pista bulgara: adesso 100 lavoratori rischiano tutto

Venerdì 11 Giugno 2021 di Claudio Strati
Veduta dello stabilimento Abb
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MAROSTICA - Il tavolo regionale è andato a gambe all'aria, e adesso i 100 lavoratori, e le loro 100 famiglie, rischiano tutto. E nell'aria c'è un timore, quello della Bulgaria, come ci dicono i sindacati. La decisione di ABB, multinazionale svizzero svedese, di rifiutare ogni proposta di acquisizione è stata come una doccia fredda. «La proposta sul tavolo c'era, anzi ce n'erano tre - spiega Laura Scalzo della Cgil - , ma una in particolare era strutturata e aticolata. Ma l'azienda, appellandosi alla libertà d'impresa, ha chiuso ogni discorso, anche in un modo che non ci è parso tanto elegante soprattutto pensando che si stavano relazionando con l'istituzione regionale, rappresentata dall'assessora Elena Donazzan.

Da sottolineare che l'imprenditore proponente, di cui non sappiamo il nome ma solo che è dell'area bassanese, era stato ritenuto credibile da ABB stessa».

Ma perché allora questa retromarcia? «Le motivazioni le abbiamo chieste più volte, ma non ci sono mai state fornite - dice Scalzo -. A noi risulta che abbiano un sito in Bulgaria, e di certo lì la manodopera costa infinitamente meno. Per cui, anche se hanno sempre parlato della volontà di esternalizzare e non delocalizzare, il timore rimane. La cosa incomprensibile è che il settore in cui si muove ABB, della componentistica per impianti elettrici, canaline eccetera, rende. L'anno scorso visti i volumi di fatturato hanno anche pagato il premio di produzione ai lavoratori. Quindi è un controsenso totale. L'azienda è ben strutturata, produce e guadagna, però vuol liberarsi dei lavoratori. Sappiamo che la proposta arrivata ad ABB prevedeva l'acquisizione della produzione, e dei dipendenti, in stabilimento diverso oppure nello stesso attuale, e anche investimenti per allargare il raggio d'azione e promuovere una crescita nei prossimi anni. Se non va in porto oltre alle 100 famiglie c'è anche un indotto di cooperative che rischia, per Marostica si tratterebbe di un brutto colpo». L'azienda ha 18 stabilimenti in Italia,aggiunge la sindacalista, e anche a Dalmine, ad esempio, c'è una cinquantina di posti di lavoro in bilico.

Ora la trattativa si sposta al Mise. Ma in realtà l'azienda, dopo aver chiuso ogni porta, ha chiesto un incontro alle sole parti sindacali, ovvero senza presenze istituzionali. Lo riferisce la stessa Laura Scalzo: «Sì, questa richiesta ci è arrivata ieri. Ma noi abbiamo risposto che a questo punto qualsiasi discussione si fa solo al tavolo ministeriale, che abbiamo già attivato».

L'assemblea sindacale con i lavoratori di Abb Marostica, per informarli del fatto che la direzione aziendale ha rigettato senza nessuna motivazione la proposta dell’imprenditore locale che salvaguarderebbe la piena occupazione, si è conclusa con il mandato pieno dei dipendenti di portare a conoscenza del Mise la loro situazione e anche l'amarezza per il comportamento tenuto dall’azienda. «Ora siamo pronti a qualsiasi forma di mobilitazione che si renderà necessaria - dicono la Scalzo di Filctem Cgil, Giuseppe Rosa di Femca Cisl e Tiziano Cortese di Uiltec Uil -. Al momento per motivi di responsabilità abbiao deciso con i lavoratori di di aspettare il tavolo con il Governo».

Ultimo aggiornamento: 12 Giugno, 14:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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