Vinitaly, il governo fa quadrato sul vino: è l'orgoglio d'Italia. «Etichette: pronti allo scontro con l'Irlanda»

Lunedì 3 Aprile 2023 di Alda Vanzan
Parata di ministri al Vinitaly di Verona

VERONA - È il Vinitaly dei record: 4mila espositori da più di 30 nazioni, 100mila metri quadri di superficie per 17 stand tutti occupati, solo dall'estero 25mila presenze. Ma è anche il Vinitaly dell'orgoglio italiano. Perché è vero che il settore ha superato i 31 miliardi di euro di fatturato, di cui quasi 8 di export, ma gli attacchi si stanno accentuando. Non è la concorrenza delle bollicine francesi o dei prodotti d'Oltreoceano. È che sempre di più sta prendendo piede l'idea che il vino non vada neanche sorseggiato. "Fa male", "è cancerogeno". È l'Irlanda ad aver cannoneggiato: le bottiglie che entreranno in quel Paese dovranno avere un bollino per avvisare i consumatori. Letali come un pacchetto di sigarette.
È così che il Vinitaly edizione numero 55 contrattacca. Il Governo l'ha fatto schierando i suoi uomini, mai visti così tanti ministri il giorno dell'inaugurazione. E tutti a dire che no, il vino non fa male. «O l'Irlanda cambia impostazione oppure ricorreremo in tutte le sedi», promette il ministro dell'Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida. Aggiungendo: «Vogliono attaccare un'etichetta sulle bottiglie? Va bene, basta che aggiungano una frase: il vino fa male a chi non lo beve». Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani non è da meno: «Il vino fa bene», dice all'inaugurazione dello stand del Veneto, prima che il governatore Luca Zaia stappi una Magnum di Prosecco Docg. E lo ripete poi agli amici della Valpolicella: «Noi difenderemo sempre la qualità del nostro prodotto, difenderemo il principio che il vino non è una sostanza cancerogena». Il collega vicepremier Matteo Salvini, stavolta a Verona in veste privata e dunque senza cravatta ma con spillino di Alberto da Giussano sul bavero, rivela di aver cominciato ad apprezzare il Vinitaly alle dieci del mattino: «Ho già fatto una ventina di assaggi, sono la dimostrazione vivente che bere non fa male». Salvo poi ammonire: «Ma con buon senso, lo dico da ministro delle Infrastrutture che sta riformando il Codice della Strada». «Il vino ha grande spazio, dobbiamo essere orgogliosi di essere italiani e lavorare giorno dopo giorno per proiettare il nostro immaginario nel mondo», dice il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che in Fiera ha portato la mostra "Bacco Divino" con i quadri di Caravaggio e Guido Reni. «Il consumo moderato di vino, all'interno di un modello di dieta mediterranea, è associato ad effetti benefici», dice il ministro della Salute Orazio Schillaci, aggiungendo che mancano evidenze sull'effetto dei cibi sintetici. E se ieri il titolare delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha scelto il "fuori salone" in centro a Verona, oggi in Fiera arriverà la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

LE CERIMONIE
Eppure al popolo del Vinitaly la storia delle etichette salutiste pare interessare poco. Alle nove del mattino, sotto un cielo minaccioso che poi regalerà pioggia a secchiate e grandine, un fiume di uomini, donne, giovani scende dalle navette messe a disposizione gratuitamente da VeronaFiere per riversarsi nei padiglioni. Prima del Covid il biglietto di ingresso costava 80 euro, adesso siamo a 120, anche se nella zona dei parcheggi ci sono bagarini che li offrono a 90. La cerimonia inaugurale è agile, snella. C'è il presidente della Camera dei deputati Lorenzo Fontana, veronese, che ricorda il suo primo intervento in pubblico: «Fu proprio qui, al Vinitaly, era il 1999. È una manifestazione grandiosa, il vino è importante, non sfuggirà che oggi è la Domenica delle Palme e il vino è anche un elemento sacro della nostra cultura». Il presidente di VeronaFiere, Federico Bricolo, ne è certo: «Sarà una edizione da record». «I babilonesi disegnavano la parte del mondo che loro conoscevano e al centro ci mettevano Babilonia - dice il governatore del Veneto Luca Zaia -. Il salone del vino è come Babilonia, qui vengono tutti, non si può non passare per il Vinitaly».
Poi è tutta una girandola di inaugurazioni. Si comincia con lo stand del Veneto. Poi tocca all'inaugurazione dello Spazio Italia con Sangiuliano che chiede un pezzetto del nastro tricolore e se lo infila in tasca. E ancora lo stand dell'Open Balkan con il presidente serbo Aleksandar Vucic e i premier albanese e macedone, Edi Rama e Dimitar Kovacevski. «Noi li consideriamo "fratelli", vogliamo che entrino il prima possibile in Europa», dice Tajani. Oggi Vucic incontrerà la premier Giorgia Meloni. Vino e business. Ma anche diplomazia.

 

Ultimo aggiornamento: 12:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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