VERONA - Il personale di Polizia Penitenziaria di Verona, martedì sera 21 marzo, ha rinvenuto un telefonino cellulare in una cella occupata da un detenuto straniero. Come spiega Gerardo Notarfrancesco, segretario provinciale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, «alcune unità di Polizia Penitenziaria, a seguito di accertamenti info-investigativi, hanno provveduto a perquisire la cella occupata da un detenuto nordafricano ed hanno rinvenuto, ben occultato all'interno dell'armadietto presente, uno smartphone completo di sim e auricolari. È sempre e solo grazie all'alta professionalità dei Baschi Azzurri di Verona che ancora una volta si è riusciti a garantire la sicurezza interna dell'istituto.
Donato Capece, segretario generale del Sappe, sottolinea come il rinvenimento sia avvenuto «grazie all'attenzione, allo scrupolo e alla professionalità di Personale di Polizia. Questo deve far comprendere una volta di più come l'attività di intelligence e di controllo del carcere da parte della Polizia Penitenziaria diviene fondamentale. E deve convincere sempre più sull'importanza da dedicare all'aggiornamento professionale dei poliziotti penitenziari in materia di contrasto all'uso ed al commercio di telefoni cellulari e stupefacenti in carcere».
Per il Sappe, «nonostante la previsione di reato prevista dal art. 391 ter del Codice penale di recente emanazione per l'ingresso e detenzione illecita di telefonini nelle carceri, con pene severe che vanno da 1 a 4 anni, il fenomeno non sembra ancora attenuarsi. Torniamo a sollecitare urgenti soluzioni drastiche, come la schermatura delle Sezioni detentive e degli spazi nei quali sono presenti detenuti all'uso dei telefoni cellulari e degli smartphone». Per questo, il leader del Sappe torna a sollecitare un intervento dei vertici dell'amministrazione penitenziaria.
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