Chiuse le indagini preliminari a carico dei presunti componenti del clan di Antonio Giardino, attivo nel Veronese, che secondo gli inquirenti è legato alla cosca dell'ndrangheta calabrese Arena-Nicoscia, di Isola Capo Rizzuto.
GLI ARRESTI
L'inchiesta, denominata Isola scaligera, portò nel giugno del 2020 ad una ventina di arresti e i principali indagati sono ancora in carcere o ai domiciliari. Oltre ai componenti della famiglia Giardino, la Procura accusa di associazione mafiosa anche un veronese, Nicola Toffanin, detto l'avvocato, che secondo gli inquirenti avrebbe fatto da collegamento tra gli esponenti della cosca e il mondo istituzionale locale. A lui viene contestata, tra le altre, alcune condotte di turbativa d'asta e corruzione nei confronti di Andrea Miglioranzi ed Ennio Cozzolotto, chiamati in causa rispettivamente in qualità di presidente e condirettore di Amia che, secondo la Procura, avrebbero agevolato un'azienda concorrente ad un bando per i servizi antincendio.
Ad altri due veronesi, Ezio Anselmi e Stefano Vinerbini viene contestato di aver preso parte all'organizzazione criminale intestandosi in maniera fittizia alcuni beni e società riconducibili ad uno dei presunti organizzatori del gruppo, Domenico Mercurio.
DROGA E INTIMIDAZIONI
Secondo l'Antimafia veneziana, il clan capeggiato daAntonio Giardino, detto Totureddu, si è insediato nell'area veronese e per molti anni ha gestito una serie di affari criminali riciclando i proventi di un lucroso traffico di sostanze stupefacenti e trovando terreno fertile per fare il bello e il cattivo tempo in attività economiche d'interesse (come le sale da gioco), ricorrendo a intimidazioni per far capire chi comanda. Dopo gli arresti alcuni degli indagati hanno collaborato, aiutato gli investigatore a fare luce su molti episodi.