Verona, il gip: «Torture in questura, Migliore meritava il carcere»

Giovedì 8 Giugno 2023 di Angela Pederiva
Alessandro Migliore

VERONA - Il poliziotto Alessandro Migliore avrebbe meritato di finire in cella.

Ne è convinta il gip Livia Magri, ritenendo l'agente originario di Torre del Greco il principale protagonista delle violenze alla questura di Verona, per le quali è stato arrestato insieme agli assistenti Roberto Da Rold di Belluno, Loris Colpini di Bussolengo, Federico Tommaselli di Catania e all'ispettore Filippo Failla Rifici di Melzo. «Sarebbe stata indispensabile la custodia in carcere», si legge nell'ordinanza che ha applicato i domiciliari a tutti e cinque, malgrado il 24enne abbia mostrato «una spiccata propensione criminosa e una spregiudicata modalità di azione, non contenibile in alcuna maniera se non tramite la sottoposizione a misura cautelare».


SADICO GODIMENTO
Allora perché Migliore, che si divertiva a raccontare alla fidanzata i soprusi inferti alle vittime («Amo' fa ride»), non è finito in prigione? Nelle sue richieste la Procura ha avuto «un atteggiamento particolarmente prudente» e, in base al codice di procedura penale, «non può applicare misura più gravosa rispetto a quella richiesta dal Pm». Ma il giudice per le indagini preliminari ritiene fin d'ora «impensabile prevedere la concessione della sospensione condizionale della pena, potendosi prevedere una pena ampiamente superiore rispetto a quella di due anni di reclusione», in quanto il campano «si è reso protagonista di reati assai gravi, lesivi di beni giuridici anche del tutto diversi tra loro, falsificando atti pubblici... accaparrandosi stupefacenti... torturando con sadico godimento, in più occasioni e in un arco temporale del tutto contenuto». Oltre all'ipotesi di peculato, per essersi impossessato di una modesta quantità di hashish sottratta a un piccolo spacciatore, al più giovane degli arrestati vengono contestate pure le lesioni per le botte al magrebino Adil Tantaoui, nonché la tortura per i pestaggi del romeno Nicolae Daju e dell'italiano Mattia Tacchi.


DOLO INTENZIONALE
Ieri mattina Daju ha fatto colazione alla mensa gestita dalla "Ronda della carità", un'associazione di 400 volontari che assistono i senzatetto con cibo e coperte. «Nicolae è una persona incapace di fare del male a qualcuno, un trattamento del genere non se lo merita», dice il presidente Alberto Sperotto, alludendo all'umiliazione di essere utilizzato «come uno straccio» per pulire il pavimento dalla sua stessa urina. Tacchi invece non si ricordava di essere stato messo ko nel famigerato "acquario", quando è stato sentito dal magistrato, in quanto sarebbe stato sotto l'effetto di farmaci e alcol in occasione del brutale controllo. Ma i tre nordafricani che erano stati identificati con lui, hanno confermato i fatti descritti da Migliore nella chiamata alla fidanzata («Adesso ti faccio vedere io quante capocciate alla porta dai, boom boom boom boom»). Dopo aver inveito contro i poliziotti, il fermato sarebbe stato aggredito in modo da sbattere la testa sull'infisso, avrebbe cercato di reagire e sarebbe stato colpito al volto, stramazzando a terra, dove sarebbe stato preso a calci sulla schiena. Per questo, il gip Magri ha configurato a carico di Migliore il reato di tortura nella forma del "dolo intenzionale", considerando il «vero e proprio godimento» mostrato dall'agente nei riguardi di Tacchi, che «senza aver commesso reati di sorta e semplicemente fermato per identificazione, si è trovato tra le grinfie di quegli indegni operanti di polizia».


DIFESA
Le difese si preparano agli interrogatori di garanzia. «L'indagine è molto delicata ha detto all'Ansa l'avvocato che assiste uno degli arrestati ma sicuramente saranno necessari sviluppi e approfondimenti che comporteranno tempi lunghi per fare piena chiarezza e stabilire la veridicità dei fatti». Anche per gli altri 17 poliziotti indagati per falso o omissione di atti d'ufficio «occorrerà fissare il preventivo interrogatorio», scrive il gip Magri, prima di decidere sulla «richiesta di misure cautelari interdittive», come la sospensione dal servizio o il trasferimento d'ufficio. «Le vicende che emergono dall'inchiesta di Verona, ove fossero confermate, sarebbero di enorme gravità», commenta Matteo Piantedosi, ministro dell'Interno. «Da oggi l'impegno mio e di tutti i miei collaboratori sarà di ricostruire un rapporto di fiducia con i cittadini nel solo modo che conosco e riconosco possibile: lavorando in silenzio e con gentilezza», promette il questore Roberto Massucci.

Ultimo aggiornamento: 9 Giugno, 08:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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