Torture in questura a Verona, altri 17 poliziotti indagati: la procura chiede la sospensione dal servizio

Il questore: "Rappresentiamo lo Stato e dobbiamo agire sempre con onore e disciplina". Il Ministro Piantedosi: "Vicende gravissime, ma la Polizia sa fare pulizia al suo interno". Ma una delle vittime non ricorda il pestaggio

Mercoledì 7 Giugno 2023
La questura di Verona

VERONA - Sono 17 gli altri indagati nell'inchiesta della Procura di Verona su episodi di torture, maltrattamenti e peculato che ieri hanno portato all'arresto di cinque poliziotti in servizio alle Volanti della Questura. Nei loro confronti la Procura della repubblica scaligera ha avanzato al gip Livia Magri l'applicazione di misure interdittive, come la sospensione dal servizio o il trasferimento d'ufficio.

Una vittima non rocorda

Non si ricorda di essere stato picchiato e messo ko, all'esterno del famigerato "acquario" della Questura di Verona, una delle vittime dei poliziotti arrestati ieri nell'ambito dell'indagine per tortura. Si tratta di un italiano, Mattia Tacchi, sentito dal magistrato nel dicembre scorso per confermare il quadro che stava uscendo dagli accertamenti e dalle intercettazioni sugli agenti delle Volanti. È nei suoi confronti che uno degli arrestati si vanta al telefono con la fidanzata: «Adesso ti faccio vedere io quante capocciate alla porta dai, boom boom boom boom». «E io ridevo come un pazzo», raccontava alla ragazza.

Parlava delle «stecche» sul volto, dei calci e dei pugni. «Ho caricato una stecca amò, bam, lui chiude gli occhi, di sasso per terra è andato a finire, è rimasto a terra», racconta al telefono. La vicenda risale al 22 agosto scorso, quando Tacchi viene visto da una Volante, probabilmente dopo aver assunto alcol e sostanze, e condotto in Questura per accertamenti. Portato nell'«acquario» si trova assieme ad altre tre persone, cittadini nordafricani anch'essi fermati dagli agenti. Saranno questi tre a confermare la dinamica dell'episodio. Tacchi avrebbe dapprima tirato alcune testate alle pareti in plexiglas della stanza; uno degli agenti lo avrebbe quindi invitato a uscire, sapendo che all'esterno dell'«acquario» non vi sono videocamere di sorveglianza, e lo avrebbe colpito facendogli sbattere la testa sulla porta. Tornato dentro, il giovane ha iniziato a inveire nuovamente contro gli agenti, fatto uscire ancora e qui colpito con un pungo al volto che lo ha fatto stramazzare a terra. Un terzo agente, aizzato dal collega, lo avrebbe infine colpito con calci alla schiena. Gli inquirenti hanno sentito Tacchi il primo dicembre scorso nella Casa circondariale di Montorio, ma egli dichiarò di non ricordare assolutamente nulla, perché sotto l'effetto di farmaci e alcol. I fatti hanno poi trovato conferma nel racconto dei tre che erano con lui, e che hanno riconosciuto gli agenti in fotografia, raccontando i fatti come aveva fatto lo stesso poliziotto con la sua ragazza. Per questo, il Gip ha configurato il reato di tortura nella forma del 'dolo intenzionalè, considerando il «vero e proprio godimento» mostrato dall'agente nei confronti di Tacchi che, scrive, «senza aver commesso reati di sorta e semplicemente fermato per identificazione, si è trovato tra le grinfie di quegli indegni operanti di polizia». 

Il Questore

«Non ho intenzione di trovare facili giustificazioni o attenuanti ai comportamenti contestati agli operatori di Verona: quello di cui sono convinto è la necessità che quotidianamente ogni poliziotto abbia chiara la consapevolezza del suo ruolo», ha dichiarato il questore di Verona Roberto Massucci in relazione agli arresti ieri di cinque poliziotti accusato di violenze e abusi all'interno degli uffici investigativi. «Consapevolezza che vuol dire sapere che in ogni momento si rappresenta lo Stato e non è possibile venir meno ad un agire fatto di onore e disciplina - aggiunge -. Da oggi l'impegno mio e di tutti i miei collaboratori sarà di ricostruire un rapporto di fiducia con i cittadini nel solo modo che conosco e riconosco possibile: lavorando in silenzio e con gentilezza».

Il ministro dell'interno Piantedosi

«Le vicende che emergono dall'inchiesta di Verona, ove fossero confermate, sarebbero di enorme gravità, lesive innanzitutto della dignità delle vittime ma anche dell'onore e della reputazione di migliaia di donne e uomini della Polizia di Stato che quotidianamente svolgono il proprio servizio ai cittadini con dedizione e sacrificio». Lo dice il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi sottolineando che «la magistratura e la stessa Polizia di Stato faranno piena chiarezza su quanto avvenuto».  La Polizia «che conosco e a cui rinnovo la mia stima e gratitudine per le delicate attività che svolge quotidianamente - aggiunge il titolare del Viminiale - è quella che senza esitazioni e pregiudizi riesce a fare pulizia al suo interno». Lo dimostrano «la fiducia accordata dalla procura che ha delegato alla squadra mobile della questura di Verona lo svolgimento delle indagini e il riconoscimento nell'ordinanza del gip dell'efficienza e della sollecitudine con cui queste sono state svolte». 

Il Sap

I fatti, se verificati, «sono molto gravi e inspiegabili e se anche eventualmente commessi solo da una piccolissima parte non possono essere tollerati e vanno giustamente perseguiti». A dirlo oggi è Stefano Paoloni, segretario generale del sindacato di Polizia Sap. L'auspicio, aggiunge, «è che non si faccia di tutta l'erba un fascio e che non si rischi di mettere in discussione l'operato di quanti, tutti i giorni, si sacrificano correttamente e lealmente sulle strade dell'Italia e come ogni giorno nella stessa città di Verona». Secondo il Sap, «tra l'altro proprio per sopperire al vuoto creato da questi colleghi, sono stati inviati giovani agenti a cui deve andare tutto il supporto e la solidarietà anche della comunità veronese».

Ultimo aggiornamento: 8 Giugno, 10:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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