Ivo Rabanser ha vissuto per anni come un fantasma fino a tornare e sterminare la sua famiglia. I suoi cari avevano persino avvisato Chi l'ha Visto quando scomparve 20 anni fa, ma lui viveva da diverso tempo come un clochard in un parco alle porte di Verona.
«Era un senza dimora piuttosto atipico: molto colto e con grandi capacità lavorative», racconta Marco Zampese, il direttore della cooperativa «Il Samaritano» della Caritas di Verona, che offre ospitalità ai clochard. «Mai stato violento, la notizia del suo arresto ci ha lasciati senza parole».
Proprio lì ha conosciuto Roberto Vassanelli, che all’epoca faceva il volontario per l’associazione «Gli amici di Paolo Favale» a cui confessò di amare la vita di strada. «Trascorreva i pomeriggi nella biblioteca universitaria, leggendo ogni genere di libri. Sa molte cose, è sempre educato e pronto a darsi da fare», racconta Vassanelli che spiega che negli anni Ivo riuscì a trovare un impiego e poi una casa dove vivere.
Poi con il Covid è rimasto per tre mesi in isolamento. Inizialmente ha ripreso a lavorare nel circolo di tennis ma poi è sparito nel nulla. Il suo datore di lavoro ha notato che aveva lasciato tutto in ordine, che si era quindi allontanato volontariamente, ma proprio in questa sua fuga è tornato a Bolzano dove ha provato ad uccidere la sua famiglia.