«Erotismo esagerato», Salgari e la vita di Ida: la drammatica vita coniugale dello scrittore

Martedì 25 Maggio 2021 di Adriano Favaro
Emilio Salgari e la famiglia
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VERONA - Lui fumava cento sigarette al giorno ed era convinto che il vino marsala fosse un ricostituente per cui ne teneva una bottiglietta sempre piena sul tavolo per le tormentate ore di scrittura.

Lei non ce la faceva più a sopportare quella vita, sempre in cerca di soldi per poi trovarsi l'amatissimo marito quattro figli piccoli nati nel matrimonio da mantenere, oltre ai genitori che la svegliava di notte e, in preda a dure depressioni, la invitava ad ucciderlo. Questa é la vicenda, più forte di un romanzo; e non ancora pienamente scritta, quella di Ida che amò Emilio sino alla pazzia e di lui che amò Ida sino alla morte.

IL CASO

La storia di amore tra Ida o Aida (come la chiamò sempre il marito che era appassionato di lirica e di Verdi) Peruzzi Salgari e il famoso scrittore veronese Emilio finisce però il 19 aprile del 1911, 110 anni fa quando lei, 42 anni e una carriera di attrice lasciata per amore, viene serrata in un manicomio. È il dottore di famiglia Arminio Herr, che firma la richiesta di clausura: Affetta da mania furiosa con tendenza ad atti impulsivi che la rendono pericolosa a sé e agli altri, per cui è urgente il suo ricovero. Ci resterà 11 anni e uscirà solo il giorno prima della sua morte, una domenica. L'ultima annotazione clinica risale al 29 maggio 1922: La malata è piuttosto triste e di tanto in tanto accusa sofferenza uterina (aveva un carcinoma n.d.r.).
«La moglie di Salgari fu colpita da una malattia nervosa ricorderà il medico Herr - che degenerò in una forma di mania furiosa con tendenza ad atti impulsivi, che mi obbligarono a consigliarne l'immediato ricovero in una casa di salute. Ma il Salgari mi diceva di non aver denari per far fronte alla spese necessarie pel ritiro in una casa di salute, ed allora, data l'urgenza e la gravità del caso dovetti far ricoverare la moglie in manicomio».
RAPPORTO MORBOSONella cartella clinica i medici del Collegno scrissero che Ida era affetta da Erotismo fisiologico esagerato. Spiccato l'amore ideale. Una specie di condanna per una donna colpevole solo di cercare un amore ormai impossibile. Emilio Salgari non sopporta questo distacco e nella mattina del 25 aprile mentre Torino sta festeggiando i 50 anni dell'Unità d'Italia - con gesto da romanzo si squarcia il ventre e si taglia la gola con un rasoio, nei boschi delle colline torinesi. Aveva scritto alcune lettere ai figli e altre con parole di fuoco contro gli editori, specialmente l'ultimo per il quale lavorò, Bemporad: A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle, mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche di più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che vi ho dati pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna. A Bemporad il 20 aprile aveva scritto chiedendo 600 lire per collocare la moglie Aida in una sezione del manicomio dove si potesse stare meglio di quella di seconda classe che accoglieva i poveri.

LA RICERCA

Tutto questo è raccontato dalla studiosa piemontese Bruna Bertolo nel libro Donne e follia in Piemonte (Susalibri - prefazione del veneziano Alberto Sinigaglia) dove narra gli ultimi anni della moglie dello scrittore più famoso dell'epoca assieme alle tragiche storie di centinaia di donne rinchiuse nei manicomi. «Ho passato due anni negli archivi dei manicomi torinesi di Collegno, Grugliasco e Savonera spiega Bertola in cerca di quelle persone che non avevano avuto ruoli importanti nella storia, ma restarono schiacciate degli eventi. In questo mondo femminile sommerso e che si è voluto dimenticare, mi sono imbattuta, nella cartella clinica di Ida Peruzzi. Nasce nel 1868 quando le donne erano molto casa e chiesa e lavorano come sarte; lei è già diversa, fa l'attrice ed è piuttosto richiesta. Emilio la vede a teatro e ne viene attratto, è la sua eroina; e firmerà le lettere d'amore come pirata malese. Lei asseconderà la sua passione. Spiega Bertolo, leggendo i libri, facendole da consulente, seguendolo nel labirintico percorso di uno scrittore di avventure e di viaggi che non ha mai viaggiato (unico percorso per mare da Venezia fino in Puglia, ritorno in treno per via del mal di mare) ma che farà viaggiare la fantasia di molte generazioni.

LA PASSIONE

Quasi a dimostrare la sua forza passionale quattro mesi prima della fine Aida aveva chiesto al marito di raccontare la loro prima volta (istante di delirio lo chiama) con lo stile da romanzo d'appendice. In una lettera trovata per caso pochi anni fa Emilio scriveva: Mi rammento che eravamo stretti insieme, ansanti, febbricitanti, scossi da fremiti che parevano sussulti, io cogli occhi fissi ardentemente nei tuoi e le labbra mie inchiodate sulle tue e tu con le braccia tue avvinghiate intorno a me in un amplesso che aveva qualche cosa di ferreo. Eravamo entrambi deliranti, pazzi d'amore - scriveva l'autore del ciclo di Sandokan - eppure tu resistevi, eppure tu lottavi quantunque anche nelle tue vene il sangue bruciasse. Io tentavo, ti volevo e mia e tu esitavi».
Nel libro di Bruna Bertola ci sono anche alcune storie delle decine e decine di donne venete e friulane che soprattutto durante e dopo la prima guerra mondiale vennero trasferite dai manicomi del Nordest a quello di Torino. Colpa della chiusura dei manicomi al fronte precisa l'autrice - Qui, dopo soggiorni nel manicomio di San Clemente a Venezia, arrivano donne udinesi perché senza famiglia o dimenticate dalla famiglia, vittime di soprusi, stupri e violenze. E nei cameroni le condizioni erano terribili.

GLI STUDI

Della storia di Ida Peruzzi, oltre che di Emilio Salgari, si è occupato per oltre 50 anni Felice Pozzo, studioso di Vercelli. «La Passione Aida-Emilio fu vera - conferma Pozzo -. Certo la coppia non viveva benissimo: Salgari guadagnava come un impiegato oggi: 25/30 mila euro massimo all'anno: quattro figli. Ma il 25 aprile 1911 si avvicina: Il 22 spiega Pozzo Salgari scrive le ultime lettere ai figli (La pazzia di vostra madre mi ha spezzato il cuore e tutte le mie energie) e aspetta ancora perché sa che il 23, una domenica, non riceverà risposta dagli editori. Il 24 aspetta ancora e capisce che la spedizione con i soldi non era avvenuta: il 25 si toglie la vita. Lo stesso giorno Bemporad manda metà della cifra chiesta, 300 lire, dicendo che era stato fuori e non aveva visto la posta. Dei quattro figli due moriranno suicidi e la figlia Fatima, una sartina a 21 anni di tubercolosi. «Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli», aveva scritto il grande veronese.
 

Ultimo aggiornamento: 10:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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