Ragazza segregata nel casolare dall'amico: botte e umiliazioni perché non voleva fare sesso con lui

Martedì 9 Agosto 2022 di Massimo Rossignati
I carabinieri di San Bonifacio
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SAN BONIFACIO (VERONA) - Segregata per 10 giorni nelle campagne di San Bonifacio da quello che riteneva un amico, tra botte e umiliazioni per i suoi "no" a fare sesso con lui. È l'incubo in cui è caduta una ragazza ventenne di Maranello (Imola), dove vive con la famiglia, arrivata a fine luglio a San Bonifacio con un'amica, ospiti di alcuni marocchini che avevano occupato un casolare abbandonato.

La giovane aveva conosciuto uno di loro, Mohammed Mobsit, 52 anni, un anno fa, poi si erano tenuti in contatto per telefono e a volte lui l'aveva raggiunta e assieme sniffavano cocaina. Ma al suo arrivo a S. Bonifacio lui si è rivelato un altro uomo: per dieci giorni l’ha tenuta chiusa in una stanza senza finestre, privata dei vestiti e del telefono per impedirle di scappare e di chiedere aiuto, presa a calci e pugni perché si rifiutava di avere rapporti sessuali. Un incubo terminato il 5 agosto quando la giovane, approfittando di un attimo di distrazione del suo sequestratore, è riuscita a scappare e a fermare, poco dopo le 13, un automobilista per strada a San Bonifacio, che ha subito chiamato i carabinieri.

Quando la pattuglia del Nucleo operativo di San Bonifacio è arrivata in via Nogarola, dove la ragazza era rifugiata nell'auto del giovane che l'ha salvata, aveva ancora il viso pesto, ferite alla testa e alle mani, era confusa e spaventata.

Accompagnata in ospedale a Borgo Roma ha spiegato cosa era successo e ha indicato in Mobsit il suo aguzzino.

L'uomo, già noto alle forze dell’ordine per altri reati, è stato subito ricercato dai carabinieri che si sono diretti verso il capannone dismesso. Arrivati, hanno sentito alcuni rumori provenire da una zona distante poche decine di metri e una volta superata la vegetazione hanno trovato un giaciglio di fortuna. C’erano i documenti dell’indagato e 4 cellulari tra cui quello della giovane. Lui era appena scappato. I militari l'hanno inseguito per ore attraverso boschi e i campi di granturco, ma oramai circondato, si è arreso e lasciato ammanettare. Il pm Federica Ormanni gli ha contestato il sequestro di persona, le lesioni e la rapina, e ne ha disposto il trasferimento in carcere e chiesto l’applicazione della custodia cautelare. L’arresto è stato convalidato ieri dal gip Maria Cecilia Vitolla.

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