VERONA - Non è facile rinunciare a un ricavo di 80 euro a biglietto a persona, eppure fino a due anni e mezzo fa era così: una marea di gente che spendeva l'iradiddio per entrare nei 12 padiglioni della Fiera di Verona dopo aver fatto la coda dal casello autostradale al parcheggio e dal parcheggio al botteghino e poi, dentro agli stand, a sgomitare per assaporare l'ultima bollicina nata o il grande nome che di anno in anno accresceva fama e bontà. Era il Vinitaly dell'epoca pre-Covid, quando neanche si conosceva l'esistenza dell'untuoso gel disinfettante per le mani e nessuno si preoccupava se il vicino alitava a distanze oggi proibitive.
L'ATTACCO
Due anni fa, all'ultimo Vinitaly, la locuzione italian sounding era pressoché sconosciuta. Ieri è stata gettonatissima. Il significato? Usare parole, immagini, marchi e riferimenti all'Italia per promuovere e commercializzare prodotti che in realtà non sono Made in Italy. Come il Prosek. Ossia il vino croato (peraltro simile a un passito) che ha chiesto all'Europa la registrazione della menzione tradizionale. L'Italia si è opposta e ieri, a Verona, è partito il fuoco di fila. A partire dal governatore Zaia che ha annunciato di aver scoperto «carte» che smonterebbero la richiesta croata: «La nostra pistola è fumante, abbiamo la documentazione che attesta che quel nome - Prosek - non è croato».
LO STOP
Il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli non è stato meno tenero: «Non possiamo accettare e ci batteremo con tutte le nostre forze contro i tentativi di istituzionalizzare l'italian sounding con prosecchi e autorizzazioni di marchi e menzioni, come il Prosek. Faremo un'opposizione ferma e siamo convinti di avere le nostre carte da giocare sui tavoli europei». E ancora: «Non possiamo accettare che le nostre Dop, le nostre Igp, le nostre eccellenze vengano messe in discussione in alcun modo. Quello dell'omologazione dell'agricoltura e delle produzioni è un percorso che non accettiamo». «In generale - ha precisato il ministro - noi chiediamo all'Europa di rafforzare con i nuovi regolamenti la protezione Dop e Igp e gli strumenti per migliorare la promozione dei nostri prodotti. È molto importante che nella nuova Pac si sia confermato il valore dell'Ocm vitivinicola. Quindi abbiamo 320 milioni all'anno per sostegno il settore». Il governatore del Veneto ha rincarato: «Il Prosek è una immonda vergogna, è scandaloso che l'Europa dia ascolto a questo dossier. Il prosecco vive di una riserva del nome dal 2009 e solo le zone a denominazione sono autorizzate ad usarlo. Ed è ancora più scandaloso perché nel 2019 l'Unesco ha dichiarato patrimonio dell'umanità le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, quindi una ulteriore riserva per quel nome. Questo dossier dev'essere cestinato dall'Europa».
I DATI
A Verona ieri era presente anche l'ex ministro Pier Carlo Padoan, presidente di UniCredit: «Quello vitivinicolo - ha detto - è uno dei comparti che sta trainando la ripresa del Made in Italy sui mercati mondiali, grazie ad un riposizionamento in linea con le caratteristiche della domanda estera e all'eccellente qualità dei prodotti». Ma - ha ammonito - contro la contraffazione serve anche l'azione dei consumatori: «Tocca a loro saper scegliere».