Greenpeace: con parametri Usa acqua inquinata per 130mila veneti

Martedì 9 Maggio 2017
Greenpeace: con parametri Usa acqua inquinata per 130mila veneti
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Dalle analisi dei dati ottenuti da alcune Ulss del Veneto, Greenpeace ha rilevato che oltre 130 mila cittadini veneti sarebbero serviti con acqua potabile che negli Usa non è considerata sicura per la salute umana, per la presenza di sostanze perfluoroalchiliche (Pfas). Il problema interessa un'ampia area del Veneto compresa tra le province di Vicenza, Verona e Padova. Il numero sale a circa 200 mila abitanti, sostiene Greenpeace, se questi valori venissero confrontati con i livelli di sicurezza svedesi. Acqua potabile che supera le soglie stabilite da questi Paesi è arrivata, infatti, nelle case di tanti veneti almeno una volta nel corso del 2016.

«Chiediamo alla Regione Veneto - rileva Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace - di dimostrarci con prove scientifiche la maggiore tolleranza ai Pfas da parte dei veneti rispetto agli americani e ai svedesi, per giustificare l'adozione di livelli di sicurezza di Pfas così elevati nelle acque potabili». Greenpeace Italia ha confrontato la concentrazione minima, media e massima di Pfas nell'acqua potabile dei 90 comuni veneti interessati dall'inquinamento da Pfas scoperto nel Vicentino con i livelli consentiti in Svezia e Usa. L'associazione protezionistica ha lanciato una petizione per chiedere alla Regione interventi urgenti per abbassare i livelli consentiti di Pfas nell'acqua potabile allineandoli con i valori più restrittivi adottati in altre nazioni.


LA REPLICA DELLA REGIONE
L'assessore regionale veneto all'ambiente Gianpaolo Bottacin interviene ribadendo che da quando è emersa quest'emergenza ambientale nel 2013, per la quale non esistevano parametri di riferimento, la Regione si è immediatamente attivata per la messa in sicurezza delle acque, in particolare con i filtri. L'acqua che esce dai rubinetti è quindi assolutamente potabile e non supera in nessun modo i parametri stabiliti dall'Istituto Superiore della Sanità, di cui non pare ci sia motivo di dubitare. L'uso dei filtri è comunque costoso e la Regione, d'intesa con enti gestori degli acquedotti, sta procedendo all'individuazione della soluzione tecnica strutturale per l'approvvigionamento idrico alternativo dell'area interessata dall'inquinamento.
La spesa per gli interventi attuati e per quelli in corso di cui si è fatta carico la Regione del Veneto è di circa 500mila euro l'anno dal 2013 e l'agenzia ambientale regionale Arpav è l'unica in Italia che si è dotata anche di macchinari specifici per questo tipo di analisi sulle acque con un costo di 1,2 milioni di euro. Questo perché la priorità è la sicurezza dei cittadini.
Ultimo aggiornamento: 18:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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