Verona e il dopo Zaia: manovre sotto l'Arena di Fratelli d'Italia

Martedì 31 Maggio 2022 di Alda Vanzan
Luca Zaia, Federico Sboarina, Giorgia Meloni

VENEZIA - Domanda: qualcuno si straccerebbe le vesti in casa della Lega se domani il sindaco uscente Federico Sboarina, e cioè Fratelli d'Italia, tra due settimane perdesse le elezioni a Verona? È possibile che nella Lega qualcuno non ostacoli il cosiddetto voto disgiunto, ossia voto alla lista del Carroccio e voto a un altro candidato sindaco, diverso da quello della coalizione?
Non sono considerazioni peregrine dal momento che le elezioni amministrative di domenica 12 giugno 2022 avranno riflessi sui rapporti futuri all'interno del centrodestra.

Con la prospettiva finale del 2025: quando Luca Zaia terminerà il suo ultimo mandato da governatore del Veneto, nulla toglie che a rivendicare la poltrona di Palazzo Balbi siano i Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, tanto più se saranno confermati i risultati previsti in Veneto alle Politiche del 2023, con gli alleati - leghisti e Fratelli - praticamente appaiati.


LE MANOVRE
I Fratelli d'Italia nei sondaggi sono dati in crescita: uno scenario possibile è che l'anno prossimo, alle Politiche 2023, in Veneto siano a un tiro di soffio dalla Lega. Si dice che in Veneto la Lega viaggi tra il 22 e il 25% e i Fratelli d'Italia tra il 20 e il 22%. Se così fosse, solo con Forza Italia ed eventuali altre formazioni il centrodestra in Veneto raggiungerebbe il 50%. Ma FdI sarebbe comunque a una incollatura dalla Lega.
Con risultati di questo genere, qualcuno può pensare che i Fratelli d'Italia - che oggi in Regione del Veneto hanno 5 consiglieri su 51 e un solo assessore - si accontentino di essere sempre e comunque i numeri due? Non è presumibile che il partito di Giorgia Meloni reclami la presidenza di una Regione del Nord Italia? Appunto: quale? La risposta è: il Veneto. Per due motivi. Il primo è che la Lombardia andrà al voto l'anno prossimo, quindi prima che si possano fare analisi post Politiche. E infatti Matteo Salvini ha già ricandidato Attilio Fontana: «È il nostro candidato», ha detto il Capitano. Il secondo motivo è che raramente si stoppano gli amministratori che possono ricandidarsi e, oltre a Fontana, c'è anche il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, che può fare un secondo mandato, peraltro pure lui nel 2023. L'unico a fine corsa è Luca Zaia: eletto nel 2010, dal 2015 in Veneto è scattata la norma che dice due mandati consecutivi e basta, quindi dal 2025 (o prima, nel caso di dimissioni anticipate) Zaia resterà a casa. E a quel punto nulla esclude che Giorgia Meloni avanzi la richiesta: il Veneto a FdI. Possibile?
Il coordinatore veneto di Fratelli d'Italia, il senatore Luca De Carlo, usa toni molto diplomatici. «È evidente - ha detto al Gazzettino - che Fdi e Lega sono due solidi pilastri del centrodestra e quello che emerge dai sondaggi è che i veneti vogliono un governo di centrodestra. A noi il compito di tenere unita l'alleanza». Però aggiunge: «È chiaro che a una crescita di Fratelli d'Italia dovrà corrispondere una valida rappresentatività. Ma l'obiettivo oggi è vincere le elezioni comunali di Padova, Belluno, Verona, quindi poi vincere le Politiche».


LE VARIABILI
Dunque le variabili sono tre: Verona 2022, Politiche 2023, Regionali 2025. A Verona il problema probabilmente non si porrebbe se il sindaco in carica Federico Sboarina fosse rimasto civico. E invece, corteggiatissimo dalla Lega, a un certo punto si è iscritto a Fratelli d'Italia. Peraltro, come tutti i sindaci in carica, in città non è amatissimo. Ed è così che alcuni sondaggi - Demetra - hanno delineato un incubo per FdI: Sboarina terzo dopo il candidato del centrosinistra, l'ex calciatore Damiano Tommasi e addirittura dopo l'ex sindaco ed ex leghista Flavio Tosi. Ma è possibile che il popolo del Carroccio abbia dimenticato le purghe tosiane e oggi sia pronto a rivotarlo? Il manifesto preparato da Tosi la dice lunga: Torna il sindaco. All'ombra dell'Arena si parla di voto disgiunto: croce sulla lista del Carroccio e croce sul nome di Tosi. E fa niente se i vertici del partito hanno deciso che, in caso di vittoria di Sboarina, il vice sarà il leghista Roberto Mantovanelli: dicono che la base non abbia capito per quale motivo Mantovanelli non si sia candidato e sia già stato prescelto.
Va da sé che se Sboarina perdesse le elezioni comunali, i Fratelli - come osserva un alto esponente della Lega - «si ridimensionerebbero». Papale-papale: «Nessuno da noi si straccerebbe le vesti se Sboarina perdesse». E se invece Sboarina vincesse e i FdI reclamassero il governatore del Veneto nel 2025? «Si può sempre correre separati». Salvini è avvisato: in Veneto la Lega non intende mollare Palazzo Balbi. E chissa cosa succederà se il 12 giugno il centrodestra dovesse perdere a Padova e a Verona.
 

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