Strage di studenti in A4: l'autista del bus condannato a 12 anni

Venerdì 19 Giugno 2020
Il bus ungherese bruciato dopo lo schianto contro il pilone dell'A4

VERONA - La comitiva stava rientrando a Budapest dopo aver trascorso una settimana bianca in Francia. In un attimo il disastro. E' la sera del 20 gennaio 2017 il bus si schianta contro un un pilone del cavalcavia dell’autostrada A4 a Verona Est. Nel rogo morirono 17 persone, tra le quali 11 studenti minorenni, di un liceo ungherese. Oggi, venrdì 19 giugno, la Corte d’Assise a Verona ha condannato a 12 anni di reclusione Janos Varga, l’autista del bus ungherese. 

Il Gup Luciano Gorra ha riconosciuto ai familiari delle vittime provvisionali per circa 5 milioni di euro. Il bilancio del tragico incidente salì, oltre due anni dopo, a 18 vittime, con la scomparsa di Vigh Gyorgy, il «professore eroe» che salvò alcuni studenti dall’incendio, ma non potè fare nulla per i suoi due figli.
 



L’unico imputato aveva scelto di essere processato con il rito abbreviato.
Il giudice ha poi accolto anche la richiesta del pubblico ministero Paolo Sachar rinviando a giudizio altre cinque persone con l’accusa di omicidio stradale. Si tratta di Alberto Brentegani (responsabile di quel tratto della autostrada A4 Brescia-Padova), Luigi Da Rios, (capo dell’ufficio tecnico e progettista dei lavori di sistemazione dello spartitraffico centrale e delle barriere, risalenti al 1992), Michele De Giesi, Maria Pia Guli ed Enzo Samarelli; questi ultimi sono i componenti la commissione Anas del 1993 che collaudarono i lavori di fornitura e posa in opera delle barriere stradali. L’udienza per loro è stata fissata al 15 dicembre 2020.

LE FAMIGLIE DELLE VITTIME: «SENTENZA CHE FARA' STORIA»
«Sono tre anni e mezzo che aspettiamo questa sentenza, credo che questa condanna farà storia». Lo ha detto il presidente dell'Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, Alberto Pallotti, all'uscita dal Tribunale di Verona. In aula erano presenti i genitori di alcune delle vittime, tutti studenti tra i 15 i 17 anni. Madri e padri che indossavano t-shirt nere con impresso il volto dei lori figli e sulle spalle il nome. Laszlo Marton è il papà di Mark. La più giovane delle vittime di quel terrificante schianto: «Noi - ha detto - abbiamo seguito per oltre due anni e mezzo tutto il processo. Ogni tre mesi dall'Ungheria siamo venuti in Italia, a Verona, per assistere alle udienze, noi siamo veramente contenti di questa sentenza che riconosce le responsabilità di chi guidando in quelle condizioni ha ucciso i nostri figli». «È stato comminato il massimo della pena che aveva chiesto il pm, - ha osservato ancora Pallotti - oltre ad una provvisionale senza precedenti e all'inibizione permanente dalla guida su tutto il territorio nazionale. Siamo stati riconosciuti dal Tribunale titolari come Aifvs del nostro risarcimento danni, così come lo zio di una ragazza morta». «È una sentenza epocale - ha aggiunto Davide Tirozzi, avvocato di parte civile dei familiari di cinque vittime -, Siamo assolutamente soddisfatti sia in punto della pena, sia del riconoscimento della titolarità dei diritti».

 
 

 

Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 07:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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