VERONA - Si infiamma sempre di più la polemica sulla lettera inviata dal vescovo Zanti ai sacerdoti e legata alla tornata elettorale per la scelta del nuovo sindaco della città. «Il vescovo avrà il diritto e il dovere di illuminare le coscienze, o no ?», mons. Giuseppe Zenti non fa passi indietro su quanto scritto - «la famiglia voluta da Dio e non alterata dall'ideologia del gender» - nei programmi dei due candidati sindaco a Verona.
«Lo rifarei e lo farò ancora - spiega a Famiglia Cristiana - fino a quando sarò sulla cattedra di San Zeno (la Diocesi veronese ndr.)». Il prelato dice di augurarsi che quanto ha scritto «non sia oggetto di contestazione immotivata, ma semmai di dialogo tra tutti e anche con me. Farei volentieri anche un dibattito pubblico in tv». Sui temi della sua lettera in vista del ballottaggio, Zenti sottolinea poi che l'ideologia del gender «è stigmatizzata da Papa Francesco, al paragrafo 56 di Amorisi Laetitia», e che nel suo richiamo ai preti della Diocesi non si rivolgeva ad alcuno dei due candidati - Damiano Tommasi e Federico Sboarina - «sono entrambi cattolici, e sono persone valide, e io evidentemente non mi schiero con nessuno dei due».