Dalla Lega a Fare! la parabola di Flavio fra voti e inchieste

Venerdì 5 Giugno 2020
Flavio Tosi. Dalla Lega a Fare! la parabola di Flavio fra voti e inchieste

Da bambino scappò dall'asilo, da ragazzo si tuffò nell'Adige per recuperare un pallone, da adulto portò una tigre al guinzaglio in giro per Palazzo Barbieri. Potrà ora un'inchiesta per peculato mettere paura a Flavio Tosi, 51 anni il prossimo 18 giugno, il leghista (espulso) diventato centrista (inquieto), per due volte sindaco di Verona, per due mandati in Regione? A sentire lui, no; a sentire gli altri, nemmeno: pure gli avversari sarebbero tentati di darlo comunque per vincitore alle prossime Comunali.

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Flavio Tosi, biografia

Nella sua biografia, il diploma al liceo classico Scipione Maffei e il lavoro di tecnico informatico si esauriscono in poche righe. La sua vera vita è piuttosto un intreccio di politica e amministrazione, in continua rincorsa dell'una sull'altra. L'esordio sulla scena pubblica è assai precoce: nel 1994, a soli 25 anni, Tosi viene eletto consigliere comunale del capoluogo scaligero. Comincia così l'ascesa nella Lega, allora Nord: capogruppo nell'assemblea municipale, segretario provinciale della Liga Veneta, leader in Consiglio regionale, dove viene eletto nel 2000 e riconfermato nel 2005, ottenendo il record di 28.000 preferenze. Chiusa la parentesi in Consiglio provinciale, a Venezia il veronese è assessore regionale alla Sanità, quando si dimette per assumere la carica di primo cittadino. 
 

Sindaco sceriffo

Nel 2007 la vittoria contro il centrosinistra dell'uscente Paolo Zanotto con il 60,75% dei voti, nel 2012 la rielezione con il 57%. Nel decennio in municipio, Tosi consolida la sua fama da sceriffo sul solco del maestro trevigiano Giancarlo Gentilini: chiude il campo nomadi di Boscomantico, sgombera l'ex scuola materna di Borgo Venezia occupata dal centro sociale La Chimica, toglie la foto di Giorgio Napolitano per sostituirla con quella di Sandro Pertini, sforna ordinanze contro la prostituzione, il degrado, i pic-nic. 

Lo strappo
L'amministrazione lo appassiona, ma la politica lo tenta. Nel 2008 diventa presidente e nel 2012 segretario della Liga Veneta. Finché nel 2013 viene folgorato sulla via di Mantova: al Palabam il pur leghista lancia la Fondazione Ricostruiamo il Paese e comincia ad accendere Fari in giro per l'Italia. È vero che nel 2014 si candida alle Europee con il Carroccio, peraltro raccogliendo quasi 100.000 preferenze e rinunciando al seggio (in favore di Lorenzo Fontana) per continuare a fare il sindaco, ma ormai lo strappo si sta consumando. Nel febbraio del 2015, quando mancano tre mesi alle Regionali, da segretario nazionale Tosi fa capire che intende candidarsi a governatore ed entra così in rotta di collisione con il leader federale Matteo Salvini, che vuole riproporre Luca Zaia. Ma mentre lo stesso Salvini cerca di temporeggiare, nel tentativo di ricucire lo strappo, Zaia preme per la rottura, ritenendo ormai insanabile la frattura. Perciò il 2 marzo l'ex parlamentare Gianpaolo Dozzo viene nominato commissario alle elezioni, ma di fatto del partito, contro cui è vano il voto negativo del consiglio nathional. Siccome il 7 marzo Tosi annuncia che non lascerà la sua Fondazione, il 10 viene espulso dalla Lega e il 14 si candida ufficialmente alla presidenza, rimediando però il 31 maggio solo l'11,86% dei voti.

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Il centrodestra
Impossibilitato al terzo mandato da primo cittadino, nel 2017 sostiene la corsa della compagna Patrizia Bisinella. Alla fine vince Federico Sboarina, ma Tosi torna ad accomodarsi in Consiglio comunale. Nel frattempo continua a lavorare per centrodestra moderato, che in vista delle Politiche 2018 individua in Noi con l'Italia, blocco centrista che tuttavia non supera la soglia di sbarramento del 3% e lo lascia fuori dal Senato col suo Fare!. Da quel momento il veronese viene dato in avvicinamento ora a Forza Italia, ora a Fratelli d'Italia, trovando però immancabilmente sulla sua strada il fuoco di sbarramento aperto dai conterranei fratelli Alberto e Massimo Giorgetti.
 

Tosi e le voci sulla 'ndrangheta

Nel frattempo cominciano a circolare le voci sulla sua presunta vicinanza agli ambienti della ndrangheta. Epico il suo scontro mediatico-giudiziario con Report, roba da far impallidire il ricordo della condanna definitiva a due mesi (pena sospesa) per violazione della legge Mancino contro rom e sinti, dopo la famosa inchiesta del 2001 condotta dal procuratore Guido Papalia. Il resto è cronaca di queste ore. E attesa per il 2022: Tosi dice che si ricandiderà e a Verona dicono che rischia pure di farcela.
A.Pe.

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