Caporalato, sotto accusa dirigenti di 4 cooperative di Forlì e Verona: nel Veronese "reclutati" 380 lavoratori

Giovedì 7 Ottobre 2021
Furgone sequestrato, usato per trasporto braccianti (foto di repertorio)

FERRARA - Sei dirigenti di quattro cooperative di Forlì e Verona sono sotto accusa per caporalato, a Ferrara, a causa del presunto sfruttamento con violenza e ricatti, di 38 lavoratori, tutti stranieri, impiegati nella bonifica dell'azienda Eurovo di Codigoro quando nel 2017 scoppiò l'allarme aviaria nell'allevamento avicolo ferrarese, uno dei più grandi d'Europa, che portò poi alla soppressione di quasi 800mila galline ovaiole e alla conseguente bonifica.

Oggi davanti al Gup Danilo Russo il Pm Andrea Maggioni, alle accuse emerse durante le indagini, ha integrato diverse aggravanti, previste dalle norme contro il caporalato, per il numero delle persone sfruttate e soprattutto per le violazioni dei turni di lavoro, dei periodi di riposo giornaliero e settimanale, per l'igiene e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Oltre a minacce e violenze dei «caporali» contro gli operai, tutti stranieri e in nero, cui venivano prospettati licenziamenti immediati e il non pagamento dei salari. Dopo queste nuove contestazioni, l'udienza preliminare è stata aggiornata al 27 gennaio prossimo. All'udienza di oggi sono state ammesse come parte civile la Cgil e l'Asl Ferrara.

Il sindacato per tutelare i lavoratori contro il caporalato, l'Asl contro la presunta truffa - contestata ai sei imputati - di 2 milioni di euro: i dirigenti avrebbero fatto la cresta su quanto l'Asl di Ferrara aveva versato per l'appalto di 5 milioni di euro.

Al centro di tutto ci sarebbe la Coop Bidente di Forlì che poi subappaltò i lavori ad altre tre coop del Veronese - Agritalia, Work Alliance e Veneto Service - gestite da tre cittadini marocchini. Secondo quanto è stato ricostruito dall'inchiesta, i lavoratori partivano dal Veronese da dove venivano reclutati: in tutto in 380 si sono alternati nel lavoro alla bonifica della Eurovo a Codigoro ma le contestazioni delle aggravanti riguardano solo 38 di questi che lavoravano per pochi euro l'ora, 16 ore al giorno senza pausa, 85 ore a settimana e un riposo ogni 22 giorni. L'indagine nacque nel 2017, quando dopo uno dei turni di lavoro massacranti, un pulmino con a bordo 12 lavoratori, ebbe un incidente e uno di loro morì sull'A13, nei pressi di Ferrara: risultò che dei lavoratori a bordo nessuno figurava negli elenchi degli assunti ed autorizzati nella bonifica dall'Aviaria.

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