Batterio killer nell'ospedale di Verona, la relazione choc: “Infezione sottostimata, Citrobacter nei biberon e nel latte”

Mercoledì 2 Settembre 2020 di Redazione Web
Citrobacter nell'ospedale di Verona, la relazione choc: “Infezione sottostimata, batterio killer nei biberon e nel latte”
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VERONA - Citrobacter nel rubinetto dell'ospedale, il rubinetto del lavandino usato dal personale della Terapia intensiva neonatale per prendere l'acqua e darla ai bambini, acqua impiegata per i biberon, somministrata ai neonati mescolata anche con il latte. Per questo motivo sono morti quattro bambini e altri nove hanno subito danni cerebrali permanenti. I fatti si sono svolti all'ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento a Verona.

Questa è la drammatica conclusione della relazione sulla vicenda del batterio killer da parte della Commissione ispettiva dalla Regione Veneto dopo i 96 casi riscontrati tra i piccoli nati a partire dal 2018. A renderlo noto il governatore del Veneto, Luca Zaia, che aveva fatto partire le indagini nominando un gruppo di esperti guidati dal professor Vincenzo Baldo, professore di Igiene e Medicina preventiva dell'Università di Padova. La struttura era stata chiusa dopo l'inizio dell'ispezione ed è stata riaperta oggi, per ciò che riguarda il Punto nascite per i parti non a rischio, dopo una bonifica completa dei locali. La relazione della commissione sarà inoltrata alla Procura «e resa disponibile - annuncia Zaia - per l'Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona e per i familiari dei bambini colpiti dal batterio, in modo che possano conoscere gli esiti fin da subito».

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Citrobacter nell'acqua dei biberon

Incrociando cartelle cliniche, protocolli e procedure, si è scoperto nel rubinetto della Terapia intensiva il pericolosissimò killer' che ha veicolato il batterio, arrivato probabilmente dall'esterno e forse favorito dal non completo rispetto delle misure di igiene imposte al personale dei reparti ad alto rischio. Filtri rompigetto dei rubinetti d'acqua e biberon - interno ed esterno - sono risultati positivi al Citrobacter, nell'ambito delle analisi disposte a giugno in seguito alle infezioni. Lo riporta la relazione. Le analisi di caratterizzazione molecolare sono state effettuate allo University Medical Center di Groningen (Olanda); i cinque ceppi analizzati (due dai rompigetto e tre dai biberon) «presentano correlazione con il cluster epidemico dei pazienti ricoverati». 

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Batterio killer anche nel latte dei bambini

Il Citrobacter, batterio che è stato la causa della morte di quattro bambini tra la fine del 2018 e quest'anno sarebbe stato assunto con il latte. L'intero reparto di Ostetricia - Punto nascite, Terapia intensiva neonatale e Terapia intensiva pediatrica - è stato riaperto oggi, dopo che il 12 giugno scorso il direttore generale dell'Aou veronese, Francesco Cobello, ne aveva disposto la chiusura, procedendo alla totale sanificazione degli spazi.
 

Citrobacter, quanti bambini infettati?

Nell'infezione da Citrobacter all'Ospedale della mamma e del bambino di Verona sono stati coinvolti 100 soggetti nel periodo dal 2015 al luglio scorso, di cui nove da gennaio 2015 fino a marzo 2017, e 91 da aprile 2017 a luglio 2020.  Dei 100 casi, 49 erano ricoverati in Terapia intensiva neonatale e 18 in Terapia neonatale pediatrica. La maggiore frequenza dei soggetti positivi è a partire dal 2018, anno in cui vi è il primo caso di infezione invasiva certa. Dal 2020 l'incremento è maggiore, probabilmente collegato all'aumento dello screening. Secondi gli esperti si è trattato di un «outbreak» (epidemia) causato da un singolo ceppo di Citrobacter koseri, con trasmissione tra i pazienti e contaminazione anche a livello ambientale.
Dopo l'inizio della ricerca sistematica del patogeno, avvenuta nel periodo gennaio-maggio 2020, il tasso di positività al Citrobacter koseri è di 33,6 positivi ogni 100 ricoveri «che conferma - si legge - una elevata circolazione del patogeno. Tale dato è probabilmente sottostimato se si considera che le sorveglianza è stata ridotta dalla nona settimana alla 19/a settimana del 2020». 


 

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Il batterio killer dell'ospedale Borgo di Trento a Verona è un patogeno presente "nell'intestino e nell'ambiente, normalmente innocuo che, però, può trasformarsi in killer" secondo Giorgio Palù , professore emerito di microbiologi e virologia all'università di Padova. A causa del citrobacter nei rubinetti dell'acqua dell'ospedale sono morti 4 bambini.


 

Infezione sottostimata

Il reparto di terapia intensiva e neonatale dell'Ospedale della mamma e del bambino di Verona si è «trovato di fronte ad una contaminazione a partenza ambientale, che ha portato a una diffusione del patogeno, con comparsa di infezioni invasive, con una iniziale sottostima e con il riconoscimento tardivo del problema e con conseguente scarso coinvolgimento del Comitato Infezioni Ospedaliere almeno fino al primo trimestre del 2020». Lo affermano gli esperti della Commissione ispettiva della Regione Veneto, concludendo la relazione sull'infezione da Citrobacter «Dalle informazioni raccolte - si legge nella relazione - non è possibile definire quando sia iniziata la contaminazione ambientale, sia per assenza di positività per Citrobacter koseri nelle indagini ambientali condotte fino a fine giugno 2020, che per impossibilità di effettuare indagini di genotipizzazione sui primi campioni risultati positivi sui pazienti». E' possibile quindi che la contaminazione «si sia diffusa in modo incontrollato e, nonostante le azioni intraprese, abbia determinato l'importante incremento delle colonizzazioni dei pazienti». Gli ispettori sottolineano inoltre come concause una «apparente insufficiente adesione alle procedure di igiene delle mani», il «possibile utilizzo anche dell'acqua di rete, sia da operatori che da familiari, quale alternativa alla soluzione alcolica per l'igiene delle mani» e l'uso di acqua di rubinetto «anche per altre procedure che riguardano la gestione dei neonati». 

 

La protesta di mamma Francesca Frezza

 
 
La prima a denunciare l'accaduto era stata proprio una mamma, Francesca Frezza, che appresa la notizia dell'esito dell'inchiesta ha iniziato una protesta davanti all'ospedale. «Sono qui - spiega - perché l'autorevole commissione d'indagine nominata dal governatore Zaia conferma tutto quello a cui ho sempre pensato in questo lungo anno». Francesca tiene in mano la foto della figli, nata nell'ospedale veronese l'11 aprile 2019 e morta al Gaslini di Genova 7 mesi dopo,. «L'unica scelta forte e doverosa che andava fatta - sottolinea, chiamando in causa i sanitari veronesi - era di chiudere tutto subito e non aspettare due anni. La decisione è stata presa solo il 12 giugno, quando ho reso pubbliche le perizie medico legali che accertavano che mia figlia è morta per il Citrobacter».


 

Mi trovo presso l’ospedale della donna e del Bambino di Borgo Trento a Verona: l’autorevole relazione commissionata...

Pubblicato da Francesca Frezza su Martedì 1 settembre 2020

Ultimo aggiornamento: 3 Settembre, 09:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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