Zaia in diretta. Tamponi e positivi trovati: «Perché in Veneto si scoprono tanti contagiati?». La dottoressa Russo: «Fino a quando non arriva il vaccino mi sento in trappola»

Mercoledì 9 Dicembre 2020 di Beatrice Mani
Zaia in diretta oggi alle 12.30. Le ultime notizie sul Coronavirus in Veneto
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Luca Zaia in diretta oggi, mercoledì 9 dicembre, dalla sede della Protezione Civile di Marghera per gli ultimi aggiornamenti sul Coronavirus in Veneto, l'andamento del contagio da Covid e la gestione della pandemia. 

Ospiti oggi la Vice Presidente e Assessore a Affari legali - Lavori pubblici – Infrastrutture - Trasporti Elisa De Berti e dottoressa Francesca Russo, capo del dipartimento di prevenzione della Regione Veneto. La dottoressa ha spiegato nel dettaglio come mai nella nostra regione il numero delle persone trovate positive al Covid è così alto e la curva scende tanto lentamente, entrando nel dettaglio dei parametri e nella questione del numero di tamponi molecolari e test rapidi fatti. Si è parlato invece di ritorno a scuola con la dottoressa De Berti che ha annunciato un piano da 31 milioni di euro per riportare i ragazzi in classe.

Una somma che, secondo quanto si aspettano le Regioni, dovrebbe essere a carico dello Stato che ha voluto affidare ai prefetti l'organizzazione del rientro. Ma i prefetti veneti sono  in qualche modo a"avvantaggiati": la Regione ha infatti fornito loro i tre piani che aveva già redatto nell'ipotesi del ritorno in aula della didattica.

Zaia in diretta oggi

Il bollettino

Tamponi molecolari fatti ad oggi 2milioni e 921mila, tamponi rapidi 1 milione e 204mila (73mila tamponi rapidi fatti nelle ultime 24 ore). Positivi 173371 da inizio panemia (+2427 nelle ultime 24 ore), positivi oggi 81.018, ricoverati in totale 3161 (346 in terapia intensiva (+1), 2815 (+36), morti 4403 (+29).

Veneto, la curva del contagio

«Siamo nella parte alta della curva, vediamo un trend di timida discesa regionale - ha riferito Luca Zaia -. Abbiamo avuto una crescita graduale fin dal primo giorno, senza impennate iniziali, siamo arrivati nella parte alta, adesso si spera che pian piano decresca. I fattori fondamentali sono abbiamo meno di un terzo dei positivi rispetto a marzo, ma abbiamo anche circa 600 persone in più ricoverate, ma non abbiamo avuto il lockdown. E poi c'è il tema del distanziamento sociale che va privilegiato per non far circolare il virus. E' un virus che dalle indagini che abbiamo fatto sarà presente nello 08% della popolazione: se sono con 100 persone in una stanza, ho la probabilità statistica di avere una persona che mi può infettare».

Perché il Veneto ha tanti contagi?

«Quando leggo titoli che dicono che il Veneto è la regione con con più positivi non è vero. Il Veneto trova più positivi sì, ma perché li andiamo a cercare». Lo ha ribadito il presidente della Regione Luca Zaia. «Non è un'isola felice - ha precisato Zaia - ma i positivi li andiamo a cercare e li troviamo. A marzo si diceva che c'era il problema di trovare i tamponi, ora c'è il problema di non "caricarli" tutti. E' una battaglia che facciamo noi, ma la virtuosità non deve essere punita», ha ribadito.

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«Il numero assoluto di positivi non vuol dire niente. Quel che conta è la percentuale sul totale dei tamponi»  ha specificato   Zaia, parlando con i giornalisti sui dati del contagio in regione. «Vorremo capire ufficialmente - ha proseguito - e ne ho parlato anche con il professor Brusaferro, se i dati sono omogenei a livello nazionale. Se si prende il dato assoluto dei positivi devi spiegare che non è confrontabile con altre regioni; alcune fanno solo tamponi molecolari, altre un pò di rapidi, alcune caricano un dato, altre hanno fatto scelte di testare fasce popolazione e non altre. Non è - ha concluso - un dato omogeneo».

«Noi facciamo moltissimi tamponi, abbiamo un modello unico nel suo genere, ho invitato la dottoressa Russo perché vorremmo capire ufficialmente come mai registriamo tutti questi contagi. Noi presentiamo al Governo tutti i risultati dei tamponi, anche quelli rapidi, e siamo due, tre regioni che adottiamo questo comportamento».



La dottoressa Russo
«Finché abbiamo strategie diverse e modalità di calcolo degli idicatori diversi, questi non sono confrontabili fra loro. Mi riferisco al totale dei tamponi positivi con il totale dei tamponi fatti. Questo permette di calcolare il famoso Rt - ha spiegato al dottoressa Russo -. Intanto l'indicatore non è andato di pari passo con lo sviluppo della diagnostica, che è esplosa: sono stati introdotti e sviluppati i test rapidi. Questi hanno consentito di individuare precocemente i soggetti positivi e isolarli. Noi abbiamo puntato moltissimo su questo tipo di diagnostica. Questo ha aumentato il numero di tamponi eseguiti, fra molecolari e rapidi. Abbiamo una logica di strategia che punta sul potenziamento della possibilità di individuare i positivi e isolarli. I tamponi rapidi vengono utilizzati non solo nei casi sospetti ma anche per tutti i contatti stretti del soggetto che risulta positivo al tampone rapido. Ciò ci ha permesso di intercettare moltissimi positivi asintomatici».

E non ovunque funziona allo stesso modo, ha voluto ribadire la dottoressa Russo: «La logica sugli asintomatici non è uguale in tutte le regioni. Ad esempio la Regione Lazio ha tolto la ricerca della positività nei contatti stretti degli asintomatici. E invece da noi, ad esempio, vengono non solo ricercati ma tutti i positivi al tampone rapido devono essere confermati con il tampone molecolare. Il fatto che abbiamo strategie diverse e usiamo uan grande quantità di test, e questo non è uniformemente presente nel calcolo dei dati inviati al Governo. Noi abbiamo fatto presente che questi fattori generano delle discrepanze. Tutto ciò che non è standardizzato in maniera uguale non può essere confrontato, al pari di altri criteri, come i ricoveri o altri indicatori calcolati invece alla stessa maniera».

La curva
«Abbiamo visto  - ha spiegato la Russo - che nelle varie settimane abbiamo avuto una salita graduale, ci siamo fermati ad un livello e stiamo leggermente scendendo, ed è significativo perché indica - salvo cambiamenti - che sta iniziando una discesa dei positivi. Non abbiamo un trend calante sulle terapie intensive perché fanno riferimento alle persone già ricoverate».

Individuare lo stato clinico dei positivi: che vuol dire?
«Le fasce di età più colpite: gli ultra 80enni sono i più gravi, e chiaramente il tipo di popolazione fra una regione e l'altra deve essere considerato. Più si riesce a standardizzare e più i dati diventano confrontabili e ci danno una lettura dell'Italia più oggettiva. Abbiamo un indicatore importante che è quello che valuta la capacità di una regione di individuare lo stato clinico dei positivi: capire chi sono gli asintomatici e i sintomatici. Esiste una soglia del 60% che non deve essere ridotta perché questo parametro sia ritenuto valido, noi abbiamo l'85.5%. Questo viene considerato come capacità di una regione di solidità del sistema di monitoraggio e poi perché con questo dato viene calcolato l'Rt. Abbiamo rafforzato moltissimo il contact tracing proprio per mantenere alto questo parametro».

Come si comporta il Covid?

«Questo virus si sta comportando come altri virus respiratori che hanno dato origini a pandemie, come ad esempio i virus influenzali - ha spiegato ancora la dottoressa Russo -. Nel 2009 c'è stata una pandemia con un elevato numero di casi in breve tempo in tutto il mondo, ha avuto una gravità minore rispetto a quello che ci si aspettava. Abbiamo acquistato un vaccino prodotto in breve tempo, il virus era l'H1N1. Alla fine è stata classificata come una pandemia ad attività moderata-intensa. Ora ci troviamo con un virus sconosciuto, imprevedibile, ma abbiamo visto, per adesso, che ha il comportamento di ogni virus pandemico: prima ondata, flessione in stagione estiva, e ripresa in autunno. Non era prevedibile che ci fosse un andamento dei casi superiori alla prima ondata. Per quanto abbiamo aumentato la capacità diagnostica, quindi questo evidentemente fa sì che si intercettino più positivi. Ora il Covid comincia a decrescere: la capacità di diffusione comincia a ridursi, le persone vengono a contatto con il virus e fanno "da barriera", cosa accadrà dopo dipende dalla capacità che avremo di attivare il piano vaccinale».

«Fino a quando non arriva il vaccino mi sento in trappola»

«Finché non arriva il vaccino mi sento in trappola, non credo che possiamo pensare di vivere in un sistema di restrizioni e allentamenti, con il terrore di incontrare gli altri, con la paura di tutto e tutti, senza una prospettiva - ha confessato la Russo -. E il fatto di poter avviare un percorso di vaccinazione ci dà un po' di respiro, la possibilità di uscirne». «Noi dobbiamo dare certezze e sicurezze ai cittadini sull'utilizzo del vaccino», ha sottolineato ancora.

Rt del Veneto

«L'Rt della regione è stato sempre sotto 1.25. Nella nostra regione per una serie di condizioni scende più gradualmente - ha detto la dottoressa Russo - e dobbiamo aspettare che cali piano piano. La valutazione del Covid in regione viene fatta su più parametri e non solo su questo. «Dai dati che ho analizzato il nostro scenario, per me, non è tale da farci scivolare in area arancione. Aspetto di valutare ulteriori dati, poi l'Istituto Superiore di Sanità farà le proprie valutazioni».

Zaia sul Mose

«L'ho detto anche il giorno dell'inaugurazione e sono stato letteralmente ignorato da tutti. Sono un autonomista impenitente, il guardiano del territorio è il sindaco di Venezia e lui deve gestire il Mose». Lo ha detto ai giornalisti il presidente del Veneto Luca Zaia. «È inutile stiamo qui a menarla - ha proseguito - il governo della Laguna deve essere nelle mani del Comune di Venezia. Del resto la Repubblica Veneta faceva così. Non ne faccio una questione di latitudine ma una questione pratica, il detentore dell'interesse è chi va sott'acqua. Di certo - ha quindi concluso Zaia - le previsioni meteo dei nostri uffici erano disastrose, con 5 centimetri tra 125 e 130, un colpo di vento è un attimo».

Ritorno a scuola

«Stamani incontrato i prefetti dove il piano della ripartenza dipende da loro, riportare i ragazi a scuola cometerà ai prefetti. I prefetti hanno preso atto del fatto che il Veneto è andato avanti sull'argomento - ha dichiarato l'assessore Elisa De Berti -. Da lunedì avvieranno dei tavoli e passeranno all'esame diretto del nostro piano regionale. 50%, 80%, 100% in presenza: questi sono i tre scenari sui quali abbiamo ragionato, hanno stabilito il 75%, parliamo di 800 autobus che dovranno essere trovati di cui 771 privati. Sono oltre 31milioni di euro quelli che serviranno per riportare i ragazzi a scuola, con possibilità di entrata fino alle 9. Il Dpcm ha previsto che siano i prefetti a organizzarlo, tutte le regioni danno per scontato che questi 31 milioni arriveranno da Roma». 

Ultimo aggiornamento: 10 Dicembre, 13:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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