Vaccini in Veneto: 875 dosi dal 27 dicembre. Palù: «Garantiscono l'immunità. Allarme eccessivo per la variante inglese»

Mercoledì 23 Dicembre 2020 di Raffaella Ianuale
Il virologo Giorgio Palù
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Il presidente del Veneto Luca Zaia oggi, 23 dicembre 2020, in diretta dalla sede della protezione civile di Marghera aggiorna sull'andamento dei contagi da Coronavirus in Veneto. Il governatore, assieme al virologo Giorgio Palù, presidente di Aifa (Agenzia italiana del farmaco)e alla dottoressa Francesca Russo, responsabile del dipartimento di Prevenzione della Regione Veneto illustra il piano vaccini anti-Covid che inizierà già a fine dicembre.

I primi ad essere vaccinati saranno medici, infermieri, personale sanitario e anziani ricoverati nelle Rsa.

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Bollettino

Sono 3.175.000 i tamponi molecolari e  1.624.000 i test rapidi finora eseguiti. Quasi 50.000 tamponi in 24 ore che ci hanno dato 3.547 nuovi positivi con incidenza del 6,74% sui tamponi. I positivi totali sono 225.945, gli attualmente contagiati 103.326, i ricoverati sono 3.269, dei quali 381 (+2) in terapia intensica  e 2.888 (-19) in area non critica. I morti totali 5747.

PIANO VACCINALE

Francesca Russo, responsabile Prevenzione della Regione Veneto illustra il piano vaccinale. Il 90% del personale delle strutture ospedaliere e delle rsa del Veneto si è dichiarato disponibile a vaccinarsi.

«Con voto di giunta ieri sono state approvate le linee guida di questo piano vaccinale - spiega Russo -  Gli obiettivi sono: definire il piano organizzativo, somministrare il vaccino nel più breve tempo possibile, assicurare che il vaccino venga stoccato e distribuito nel migliore dei modi, registrare tutte le vaccinazioni e monitorare le persone vaccinate. Inoltre disporre la formazione degli operatori sanitari e organizzare la campagna informativa assieme all'assessore competente. I tempi sono molto stretti rispetto al 27 dicembre, giorno delle prime vaccinazioni».

Le dosi

«Arriveranno 875 dosi e le abbiamo già distribuite tra le aziende sanitarie e ospedaliere - spiega Russo - Abbiamo individuato i vaccinati e gli operatori. I primi ad essere vaccinati saranno tutti gli operatori sanitari, con priorità per coloro che sono in prima linea. Quindi che lavorano nel sistema emergenza, terapie intensive, pneumologia, malattie infettive e chi lavora sul territorio sul fronte tamponi e Covid. Abbiamo inviduato anche priorità anagrafica, verranno vaccinati prima gli operatori più anziani. Poi proseguiremo con le vaccinazioni degli ospiti delle Rsa, sia anziani che disabili».

«Di seguito faremo chiamate per coorte indicando alle persone quando e dove fare il vaccino. Dopo gli operatori sanitari e gli ospiti delle rsa  proseguiremo con gli oltre 3mila utenti che hanno più di 80 anni, seguono  il 1.100.000 utenti con età tra 60-80 anni e prevediamo anche di vaccinare il personale dei servizi essenziali. Dopo aver ricevuto la somministrazione del vaccino le persone verranno accolte per un breve periodo, circa un quarto d'ora, in una struttura sotto osservazione e poi potranno andarsene. Eseguita la prima dose, la seconda si farà dopo 21 giorni».

I tempi della vaccinazione

«Non riesco a fare una stima di quando tutti i veneti saranno vaccinati, ma confido che per fine aprile  tutte le persone a rischio siano vaccinate» dice Russo. «Secondo il piano Arcuri - precisa Zaia - l'ultima delle seconde dosi dovrà essere fatta a fine settembre, ma i tempi cambiano in continuazione e c'è un'accelerazione, ci hanno anche garantito che non esiste il problema delle dosi, come inizialmente si pensava, ci sarebbero quindi vaccini a sufficienza per tutti».

GIORGIO PALU' 

«L'Italia soffre di infodemia da Coronavirus». Questo secondo Giorgio Palù, virologo consulente della Regione Veneto e presidente dell'Aifa, parlando nel corso della conferenza stampa quotidiana del governatore del Veneto, Luca Zaia. In base a quanto detto da Palù, contro le «tante sciocchezze che circolano incontrollate nell'etere, servono dei seri comunicatori scientifici, come avviene all'estero». In America, esemplifica, «parla solo Fauci. Qui da noi - afferma Palù - hanno parlato tutti: non esiste una democrazia nella scienza, non se ne può fare un talk show. Non si può sentire gente che scambia infezione per malattia».

Efficacia del 95%

«Mai un vaccino è stato creato in dieci mesi, ma non è stato saltato nessun passaggio come dice qualche ignorante - spiega Palù - è stata un'operazione alla velocità della luce. Il primo vaccino che arriva in Italia è il Pzifer che va conservato a -70 gradi e poi arriverà il Moderna che permette di conservare le dosi a -4 gradi. Di questi due vaccini abbiamo efficace al 95%, per quanto riguarda la capacità di bloccare il Covid. Entrambi i vaccini garantiscono l'immunità sterilizzante, cioè riescono a prevenire l'infezione. Questi due vaccini hanno una reazione all'Rna nel 50-60% dei casi, ci sono quindi conseguenze come febbre, astenia, cefalea con una percentuale un po' più alta rispetto ad altri vaccini. Finora non si è registrato nessun evento letale».

Chi ha già avuto la malattia

«Finora si è visto che ci sono casi di persone che hanno contratto il virus e che dopo essere guarite si sono reinfettate - spiega Giorgio Palù - quindi mi viene da dire che sarebbe utile che anche loro facessero il vaccino, rafforzare il sistema male non fa»

«Per una immunità di gregge sarà necessario che si vaccini almeno il 60-65% della popolazione - prosegue Palù - un po' più della  vaccinazione contro l'influenza. Solo così sarà protetto dal Covid anche chi non si sarà vaccinato»

La variante inglese

«La variante inglese è in Italia anche su chi non è mai andato in Inghilterra - spiega Palù - bastava sequenziare di più per trovare il virus in questa variante. Da quello che sappiamo non è più grave del virus originario, ricordiamo comunque che questo è un virus che muta. La variante inglese si è diffusa già da settembre in molti paesi e c'è anche in Italia. C'è stato un allarme eccessivo. Ci sono dati che danno indicazioni che il vaccino vale anche per la variante inglese». 

Il nuovo direttore Flor

Il nuovo direttore della sanità Veneta Luciano Flor è intervenuto durante il punto stampa di oggi: «Ringrazio la Regione per questo incarico, sono consapevole della delicatezza del momento. Il 70% dell'impegno del nostro personale è assorbito dal virus e nel nostro territorio non ci sono stati disservizi di nessun tipo in questa fase, credo nella capacità del nostro servizio sanitario regionale - precisa - quello che preoccupa ora è che i nostri contagiati non hanno idea di dove possono aver contratto il virus. Il nostro obiettivo non è cambiare, ma migliorare con attenzione particolare alle fasce di maggiore debolezza».

I numeri contestati

Sui dati di zona gialla e terapia intensiva è intervenuta la dottoressa Francesca Russo e il direttore Luciano Flor per rispondere alle domande dei giornalisti legate alla contestazione dei numeri che hanno fatto rientrare il Veneto in fascia gialla. 

«Per il sistema dei 21 indicatori per l'assegnazione delle fasce - spiega Russo -, noi come Regioni dobbiamo fornire al ministero della Salute e all'Istituto superiore di sanità tutti i conteggi. Quindi dobbiamo monitorare i 21 indicatori, inizialmente non abbiamo caricato parte di questi dati per un problema di identificazione dello stato clinico dei pazienti. Poi abbiamo provveduto ad identificare lo stato clinico di questi soggetti e li abbiamo inviati all'Iss, c'è stato un problema informatico che ha creato questo caso in un momento di aumento forte di contagi. Quindi abbiamo provveduto a riparare a questo momentaneo calo di numeri e abbiamo subito recuperato»

Luciano Flor interviene sulle terapie intensive: «Oggi abbiamo 620 posti in terapia intensiva e 600 malati, dei quali 350 malati Covid - spiega Flor - Il piano che abbiamo fatto prevede fino a mille posti in terapia intensiva ed è depositato al ministero e, se ce ne dovesse essere bisogno, è segnato dove attivare i posti. Quanto al personale lo prendiamo dalle sale operatorie. La sanità ha 60mila dipendenti con personale che si sposta a seconda delle emergenze. Per attivare i mille posti significa avere 600 pazienti Covid nelle terapie intensiva. Così rimangono 400 posti per altri pazienti non Covid. Ora non abbiamo però questo scenario e auspichiamo non si verifichi».

Carenza personale nella sanità

«Noi stiamo facendo il massimo sforzo per garantire cure a tutti i malati​, spostando personale e facendo in continuo bandi di assunzione - spiega Flor - il personale sta dimostrando grande capacità, disponibilità e flessibilità».

Ultimo aggiornamento: 25 Dicembre, 10:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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