Zahra Ahmadi, 32 anni, ristoratrice e attivista per i diritti umani in Afghanistan, oggi arriva in Italia: è la fine di un incubo per lei, epr la sua famiglia e per il fratello Hamed Ahmadi, chef, ristoratore e fondatore della catena Orient Experience a Venezia.
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Zhara Ahmadi è atterrata a Fiumicino con il volo della Difesa ma non ci sarà l'abbraccio con il fratello Hamed, il Covid impone la quarantena.
L'imprenditore dell'Orient Experience non demorde, ostenta la tenacia che lo ha contraddistinto da sempre: «Spero di trovare una soluzione, una mano, un canale per poter essere un aiuto anche agli altri - ripete -. Con tutto quello che riesco a fare». Consapevole però che cambiare il mondo è difficile: «ovviamente non si può salvare il mondo, ma bisogna impegnarsi, e io lo faccio con tutta la mia anima e il mio cuore».
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«C'è una totale disperazione in Afghanistan. Oltre a donne e bambini ci sono tanti altri uomini che soffrono. Questo giorno, che coincide con l'arrivo di mia sorella, dovrebbe essere un giorno speciale per me ma non è così: una parte di me sta ballando, l'altra è in lutto». La voce a tratti rotta dall'emozione, gli occhiali da sole che cercano di coprire gli occhi lucidi, Ahmed, fratello di Zahra Ahmadi, attorniato dalle troupe televisive presenti all'aeroporto di Fiumicino per l'arrivo del volo dell'Aeronautica Militare con a bordo 202 evacuati dall'Afghanistan, tra cui collaboratori e loro familiari ma anche i componenti della Fondazione Veronesi. «Sono molto felice - aggiunge l'uomo - di quello che ha fatto il Governo italiano per me. Ringrazio il ministro Guerini e tutto lo staff italiano lì a Kabul dove la situazione è grave. E' stato fatto tutto il possibile - ha aggiunto - ma non c'è solo Zahara. Abbiamo il dovere di aiutare anche gli altri».
L'appello: «Cerchiamo una soluzione»
«Smettiamo di litigare tra di noi, di dire io sono di destra, di sinistra ma diamoci la mano e cerchiamo di trovare una soluzione». E' questo l'appello che Ahmed ha lanciato alla comunità internazionale. «Penso che la gente di tutto il mondo è vicina al mio Paese. L'ho sentito in questi 15 anni da quando, cioè, vivo in Italia». Ahmed ha quindi riferito di aver parlato con Zahara ieri sera al telefono. «Era felice ma al tempo stesso stava soffrendo per la sua, la nostra, nazione. La nostra speranza è morta, mi ha detto piangendo. Da parte mia ho cercato di confortarla. Le ho detto di non preoccuparsi perché insieme faremo rinascere quella speranza». Per quanto riguarda ciò che è accaduto in Afghanistan con l'arrivo dei talebani, Ahmed ha detto che «non sono soltanto gli americani i colpevoli. tutto il mondo lo è ma questo relativamente alla parte politica. So invece che la gente di tutto il mondo vuole aiutarci. Me lo confermano le migliaia di chiamate di solidarietà che sto ricevendo in questi giorni. Ci sono tante persone pronte a dare accoglienza a chi ne ha bisogno. Manca però un coordinamento. Spero che parta quanto prima».