I vitigni della Serenissima: corsa al recupero. C'è anche quello del cimitero

Domenica 24 Settembre 2017 di Paolo Navarro Dina
I vitigni della Serenissima: corsa al recupero. C'è anche quello del cimitero
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VENEZIA - Alla ricerca del bere perduto. L'occasione è quella non solo per fare quattro passi nella storia, ma anche e soprattutto di recuperare l'antica arte dei vignaioli veneziani. E, al di là di facili battute sulla tenuta etilica degli abitanti della Serenissima (Lino Toffolo docet), tra le calli e soprattutto nelle isole della laguna, da alcuni anni, è in atto un vero e proprio recupero, non solo storiografico, ma pure filologico e enologico di tutto rispetto. E così, nell'arco di qualche anno, Venezia - senza entrare in concorrenza con i blasonati vigneti della Pedemontana - ha puntato al recupero di antiche tradizioni. Non è un caso che in giro per Venezia ci siano varie calli della Malvasia o la storica Riva del Vin. O la rinomata zona nel sestiere di Castello dal nome evidente di San Francesco della Vigna. Poco a poco, grazie ad alcuni indomiti coltivatori si è andati alla ricerca del vino perduto, di antiche vigne conservate o addirittura difese soprattutto nei broli e negli orti all'interno dei conventi oppure sulle isole, dove alcuni residenti hanno tramandato, di padre in figlio, i vitigni e i segreti della loro coltivazione in un'area salmastra non facile come quella della Laguna.

LAGUNA NEL BICCHIERE
E senz'altro, molto del merito della rinascita va ad un'associazione dal nome suggestivo Laguna nel bicchiere-Le vigne ritrovate. Un gruppo che a poco a poco ha riportato tra le isole, ma anche alla Giudecca e addirittura a Sant'Elena, a pochi passi dai padiglioni della Biennale, viti e vitigni, li ha conservati, lavorati e, ovviamente, vendemmiati. E tra i fautori di questa rinascita vanno ricordati lo scomparso Flavio Franceschet che, iniziò il lavoro coinvolgendo alcuni ragazzi delle scuole dove insegnava, e Gastone Vio e sua moglie Dariella, che a Sant'Erasmo, l'«orto della laguna» avevano (e hanno tutt'ora) in giardino un'antica vigna di Dorona che produce un ottimo vino salso. «Le mie viti giovani - dice con soddisfazione Vio - hanno un'ottantina d'anni; quelle vecchi risalgono a 120-130 anni fa. Più o meno, a seconda della stagione mi danno 4-5 quintali di uva. E se va bene riesco a fare un migliaio di bottiglie. Il mio prodotto è genuino. Niente additivi, niente solfiti. Tutto naturale».
 
IL VINO DEL CIMITERO
E partendo anche da questo vitigno e da quest'esperienza che ora Venezia può contare sulle vigne recuperate in un'area attigua al cimitero monumentale di San Michele in Isola dove i frati camaldolesi hanno lasciato il posto all'associazione che ha recuperato il vigneto, le cantine e addirittura le antiche botti; alla Giudecca in un terreno di una casa per anziani, a due passi dall'hotel Cipriani; sull'isola delle Vignole (guarda caso); nei ceppi distribuiti qua e là nel sestiere di Castello; a Sant'Erasmo che fa la parte del leone nella coltivazione, senza dimenticare l'esperienza dell'imprenditore del vino Gianluca Bisol nell'isola di Mazzorbo nell'ex tenuta Scarpa Volo con un vino fatto da un mix di dorona e garganego, e infine nel convento dei Carmelitani Scalzi, a due passi dalla stazione ferroviaria di Santa Lucia, laddove si produce la storia Acqua di Melissa. Qui, nell'orto sono stati recuperati filari di uve moscato, malvasia, prosecco e merlot. Qui, ieri, il Consorzio Vini Venezia ha presentato una degustazione di vin moro ovvero di raboso, con annessa la presentazione di un volume dello storico Ulderico Bernardi proprio sul tema.

IN VENDITA
E alla fine arriva anche la commercializzazione. Al di là dell'esperienza di Venissa condotta da Gianluca Bisol con i vigneti di Mazzorbo, anche i vari vigneti e gli orti della laguna si sono lanciati sul mercato. Per carità, niente numeri da capogiro. Ma sono soprattutto i nomi a creare un'atmosfera veneziana. Ecco quindi il Turgide Vignole al vento; In vino Veritas per il cimitero di San Michele, camposanto gestito dall'azienda multiservizi Veritas; Tana Sconta a Castello (la Tana è una zona del sestiere lagunare) e Arcangeli Scalzi, nome aulico per celebrare il vitigno del convento dei Carmelitani.
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