Vincenzo Zanetti, fondatore della scuola e del museo del vetro di Murano

Lunedì 25 Marzo 2019 di Alberto Toso Fei
Illustrazione di Matteo Bergamelli
Vincenzo Zanetti (1824-1883) religioso, fondatore della scuola e del museo del vetro di Murano Se sull'isola di Murano si lavora ancora il vetro lo si deve essenzialmente a una persona. Un abate, per la precisione: Vincenzo Zanetti, che assieme ad altri – soprattutto Antonio Colleoni, primo sindaco dell'isola dall'unificazione di Venezia col resto d'Italia – dedicò l'intera vita a favore dell’isola e del suo prestigio. Va ricordato infatti come sotto il dominio asburgico la vetraria muranese languisse fin quasi a morire: fornaci chiuse e maestri vetrai impiegati in altri lavori (come lo scavo dei rii), in favore del più blasonato – per l'impero austro ungarico – vetro di Boemia. Zanetti era figlio dell'isola (era nato in fondamenta dei Vetrai il 17 aprile 1824) e aveva lavorato da ragazzino come apprendista alle Conterie, dove era assunto il padre Vettore. Ma anche quando, giovanissimo, sentì la vocazione per il sacerdozio ed entrò nel Seminario patriarcale (divenne sacerdote nel 1850), non abbandonò mai l'idea di fare qualcosa per la sua isola e non smise mai di dedicarsi agli studi sulla storia di Murano e dell'industria vetraria. Riscoprì così la grandiosità delle opere prodotte nell’antichità, stimolò e sostenne gli imprenditori nel riprendere tecniche abbandonate e allo stesso tempo si batté per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro degli operai. Nella sua idea di rinascita inserì anche un simbolo, la Torre Civica, che sorse sulle fondamenta dell'abbattuto campanile di Santo Stefano per scandire i tempi della comunità. Era il 1867: per far costruire la torre Zanetti lanciò la proposta dalle pagine de “La Voce di Murano”, il giornale che aveva fondato quello stesso anno assieme alla “Biblioteca popolare circolante” dell'isola; l'abate muranese diresse entrambi fino alla morte. Ma queste tre bellissime iniziative avevano in realtà seguito di qualche anno i suoi veri capolavori: la creazione nel 1861 di un Museo Civico Vetrario che raccogliesse le testimonianze dell'arte del vetro attraverso i secoli, per ridare lustro all'arte vetraria e rilanciarne l'industria che stava attraversando una profonda crisi, e – l'anno successivo – l'istituzione di una scuola di disegno applicato all'arte vetraia. “È veramente indecoroso e quasi ridicolo per l’età nostra in cui l’istruzione è così diffusa… il vedere un’artista – vetraio – che non sa tracciare due linee sulla carta ed è incapace di farsi uno schizzo dell’opera che deve eseguire”. Sono le parole che si leggono in una delle sue relazioni annuali e consentono di cogliere i motivi che furono alla base della fondazione di una scuola che fosse in grado di dare una formazione artistica ai maestri vetrai e a coloro che intendevano impegnarsi nell’esercizio della professione vetraria.

Ma per realizzare tutto questo Vincenzo Zanetti si era preparato a lungo: assieme agli studi che l'avevano tenuto impegnato per anni, all'inizio di quel decennio si era legato ad alcune personalità veneziane che appoggiarono la sua proposta di istituzione di un archivio storico nel quale il sacerdote raccolse più documenti possibili sulla storia di Murano.
Una sapienza e una conoscenza profonde, che Zanetti non tenne certo per sé: assieme a diversi studi sulla sua amata isola, produsse nel 1869 la “Piccola guida di Murano e delle sue officine”, un libro di formato ridotto che oltre a fornire dati storici sulle vicende muranesi offriva uno spaccato delle realtà produttive di allora, costituendo un indispensabile strumento di promozione sulla strada della rinascita della vetraria isolana. Sua è anche la biografia “Degli studi e delle opere del pittore Sebastiano Santi”, frutto di una lettura effettuata all'Ateneo Veneto di Venezia il 22 giugno 1871, in cui si narra della vita del pittore muranese di affreschi nonché insegnante all'Accademia di Belle Arti in quello stesso secolo. Dopo una vita tanto operosa, morì quasi improvvisamente il 7 dicembre 1883, a nemmeno sessant'anni d'età, lasciando tutti i suoi averi al museo. Oggi di ogni suo seme esiste ancora il frutto: la torre, la rinata “Voce di Murano”, l'archivio, il Museo – uno dei fiori all'occhiello del gruppo dei Civici – e la Scuola del Vetro che, com'è nell'ordine delle cose, porta il suo nome.
Ultimo aggiornamento: 26 Marzo, 08:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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