Venezia. Vincenzo Patanè, l'opera sui nudi maschili: «Icone gay, immagini sul desiderio omoerotico»

Domenica 1 Gennaio 2023 di Alessandro Marzo Magno
Vincenzo Patanè, l'opera sui nudi maschili: «Immagini sul desiderio omoerotico»

VENEZIA - I musei di tutto il mondo sono pieni di nudi: donne, uomini e anche ermafroditi, cercandoli bene.

Dipinti o scolpiti dall'antichità ai giorni nostri, sembrano quasi scontati; la differenza, come sempre, la fanno gli occhi di chi guarda. Qui sta il lavoro di Vincenzo Patanè: aver messo una in fila all'altra cento opere d'arte di nudi maschili che per il mondo gay rappresentano altrettante icone (cento opere e novantanove autori poiché Michelangelo Buonarroti noblesse oblige è rappresentato due volte: come pittore e come scultore). Si parte da un affresco egizio del 2400 a.C. della necropoli di Saqqara in cui si vedono due maschi abbracciarsi. Erano stati seppelliti assieme, ovviamente non sappiamo perché, ma l'ipotesi che si trattasse di una coppia omosessuale è plausibile, sebbene non provata. Si conclude con la fotografia dipinta di Pierre Commoy e Gilles Blanchard che effigia David e Gionata (2005) avvinti in un abbraccio di oltre quattro millenni successivo al primo. Patanè ha insegnato per oltre trent'anni Storia dell'arte al liceo artistico di Venezia, è un militante Lgtb, ha per molti anni collaborato con Babilonia, storica rivista del movimento gay italiano, ha scritto alcuni libri dedicati a Lord Byron. Per compilare il libro Icone gay nell'arte. Marinai, angeli, dei, pubblicato da De Luca editori d'arte, ha esaminato oltre cinquecento opere d'arte e, come detto, ne ha scelte cento.

ESCLUSE LE DONNE

«Intanto vorrei spiegare perché ho escluso l'omosessualità femminile», osserva Patanè, «spesse volte i dipinti che la effigiano mirano soltanto a titillare il palato di persone etero che godono nel vedere due donne amoreggiare fra loro. Invece per quanto riguarda l'omosessualità maschile, ho compreso anche opere di artisti etero che mandano messaggi espliciti o impliciti, senza che lo stesso autore se ne rendesse conto. Tutto questo vale anche nel caso di artisti omosessuali». Le opere riprodotte sono riconducibili a tre categorie: nudi maschili, opere con omoerotismo più o meno esplicito, opere dove non ci sono né nudo né omoerotismo. Tra queste ultime, per esempio, è compreso il ritratto di Lorenzo Lenzi, dipinto dal Bronzino nel 1527, il giovane effigiato tiene in mano un sonetto scritto dall'umanista Benedetto Varchi e a lui dedicato. «Il dipinto», sottolinea Patanè, «è testimonianza dell'infatuazione di Varchi per Lenzi. I due si conobbero proprio nell'anno del dipinto». Tanto per aggiungere elementi, Bronzino è stato quasi certamente amante del suo maestro, Pontormo. Il volume si avvale di una prefazione di Michael Squire, professore di Archeologia classica a Cambridge. «Il libro non è solo un'antologia o una panoramica storica», scrive, «bensì è anche una specie di manifesto, un appello a reinserire le storie del desiderio omoerotico nelle storie della creazione delle immagini in Occidente. Una dimostrazione di come, per sua stessa natura, la ricerca della visibilità gay sia legata alla visualizzazione dell'arte. Questa ricerca queer include diversi mezzi di comunicazione. Predominano scultura e pittura (soprattutto affreschi e dipinti a olio), ma troviamo anche stampe, incisioni, disegni, miniature e creazioni multimediali moderne. Tra le tante cose che l'arte fa, essa attivamente mette alla prova, cambia e incoraggia: l'arte fa sentire lo spettatore più forte, rimesta i desideri, fonda comunità. Al punto tale che, oserei dire, la storia del movimento gay, specialmente dalla fine dell'Ottocento, è inseparabile dalla storia della produzione e della critica artistica».

GUARDIE SEMINUDE

Un artista che Patanè ammira particolarmente è il greco Yannis Tsarouchis, tanto che lo nomina nell'introduzione e gli dedica una scheda. Il quadro scelto è Il corpo di guardia dimenticato (1957) che prende spunto dal fatto che, a causa del grande caldo, le guardie spesso giravano seminude all'interno delle caserme. «È un artista straordinario», dice Patanè, «avevo scritto un articolo su di lui circa venticinque anni fa per Babilonia che era intitolato Marinai, angeli e dei e l'ho ripreso per il sottotitolo del libro. Il pittore Tsarouchis presenta interessanti affinità con il poeta Konstantinos Kavafis, pure lui omosessuale. Entrambi hanno trattato dei marinai, la più grande icona gay degli ultimi due secoli». A proposito di icone: il quadro di Hippolyte Flandrin Ragazzo nudo seduto sul bordo del mare (1835) è considerato l'icona gay per eccellenza. «Il dipinto», precisa Patanè, «diventò celebre nel 1887, ma la sua fama in ambito omosessuale iniziò nel 1906 quando fu riprodotto da una rivista berlinese. In seguito ha funto da ispirazione a tantissime volte, sia in pittura, sia soprattutto in fotografia. Robert Mapplethorpe ne ha offerto una versione personalissima». «Ci sono anche cinque/sei opere», prosegue Patanè, «che proprio non mi sono piaciute, ma le ho messe per onestà, perché sono importanti in quest'ambito. Per esempio il quadro del belga Jean Delville, La scuola di Platone (1898), un quadro importante, che però a me non piace. La produzione di Delville, che fu anche poeta, scrittore e teorico d'arte, è impregnata, in particolare dagli anni novanta dell'Ottocento, da misticismo, neoplatonismo, occultismo e teosofia. La sua pittura, che si ispira all'arte greca e al Rinascimento, vuole essere un'unione di naturale, umano e divino». La preferenza personale di Patanè va allo statunitense Edward Hopper, che però non è rappresentato nel libro, a conferma che la scelta delle opere è andata ben aldilà delle propensioni, ma è funzionale a illustrare l'iconicità della figura maschile nell'arte. Hopper è citato nella scheda dell'opera di Patrick Angus Effusioni sessuali (Hanky Panky, 1990) perché il modo in cui è rappresentata la sala cinematografica ricorda chiaramente lo stile pittorico di Hopper.

RIVOLUZIONE FRANCESE

Il periodo più rappresentato è il XIX secolo. Scrive Patanè nell'introduzione: «Grazie alla non comune libertà offerta dalla Rivoluzione e poi da Napoleone, che comportò l'assenza di leggi repressive nel codice napoleonico nei confronti dell'omosessualità, vi fu un'eccezionale fioritura di opere pitture, sculture e disegni quanto mai allusive. Queste, rifacendosi in gran parte ai miti classici, fecero bruciare di passione e di desiderio l'apparente freddezza stilistica neoclassica. Gli atelier si riempirono di modelli maschili viventi, mentre per quelli femminili bisognerà aspettare ancora a lungo».
 

Ultimo aggiornamento: 17:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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