Villa Friedenberg, la dimora che crolla giorno dopo giorno: ora non c'è neanche più la recinzione

Venerdì 22 Aprile 2022 di Fulvio Fenzo
Villa Friedenberg, la dimora che crolla giorno dopo giorno: ora non c'è neanche più la recinzione
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MESTRE - E adesso non c'è neppure più la recinzione. Erano andati per tagliare un po' di cespugli, potare gli alberi più alti ma, levando siepi e rampicanti, sono crollate le mura affacciate su via Asseggiano che la proteggevano (si fa per dire) dai predatori che, un po' alla volta, l'hanno spogliata di tutto quello che si poteva portar via. Perfino delle telecamere che erano state installate proprio per riprendere gli intrusi.


RAID CONTINUI


Villa Friedenberg è una ferita al cuore. Quando si passa davanti a questa villa a metà strada tra la Gazzera, Chirignago e Asseggiano, non puoi non scorgerla tra quella specie di boscaglia che le è cresciuta attorno, anche se ormai quasi tutto il complesso è imploso, con il tetto dei due corpi laterali interamente crollato ed anche, in parte, nella casa padronale. Dentro (come si vede dai filmati presenti su YouTube e girati da improbabili visitatori di case di fantasmi) non c'è un solaio su cui poter camminare senza correre il rischio di precipitare da un momento all'altro, e diverse mura laterali sono puntellate per evitare ulteriori crolli. Così dentro come fuori, tanto che le operazioni di pulizia disposte dalla proprietà (la società Villa Friedenberg Srl che la acquistò all'inizio degli anni 80 del secolo scorso per oltre un miliardo di lire, sperando di riuscire a restaurarla e valorizzarla), levando l'edera e gli altri rampicanti hanno portato al crollo di gran parte della muretta e della cancellata su via Asseggiano, lasciando in piedi praticamente solo le colonne di quello che fu l'ingresso principale.
«Ma cosa vuole che sia questo con tutti i raid che abbiamo subìto in questi anni - dicono dalla società -.

Ci saranno almeno cinquanta denunce contro ignoti per i furti e i vandalismi. Hanno cominciato anni fa portando via tutte le porte in noce, quello che c'era all'interno, e poi pezzi della recinzione in ferro fino alla fontana con i delfini... Tutto sparito, comprese alcuni sostegni delle pareti. E avevamo messo le telecamere: cinque telecamere wi-fi per evitare ulteriori raid. Si sono portati via pure quelle».


UN PASSATO DOLOROSO


Non sono rimaste tante testimonianze storiche in terraferma, ma Villa Friedenberg meritava davvero un destino migliore. Nel 1877 la villa divenne di proprietà del generale del Regio Esercito Samuel Gyulaj, per essere successivamente ceduta alla stirpe ebraica Friedenberg, il cui capofamiglia Vittorio fu sindaco di Chirignago dal 1902 al 1907 e poi ancora dal 1914 al 1920, uno dei più importanti commercianti internazionali di cereali del tempo. E se durante i bombardamenti del secondo conflitto mondiale diede riparo agli abitanti della zona, venne poi confiscata dai fascisti con i tedeschi che, nel 1943, la trasformarono in un centro di smistamento degli ebrei, ammassati nella barchessa in gruppi da 30 a 50 persone, che poi venivano spediti nei campi di concentramento. Ce ne sarebbe abbastanza per farne un monumento nazionale (e nel 1995 è stata infatti dichiarata di particolare interesse storico-artistico dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali). Ma, si sa, una cosa è una dichiarazione che non costa niente a nessuno, un'altra il recupero di un bene. Allo stato attuale c'è ancora un progetto per trasformarla in un hotel con 91 camere con un centro congressi sotterraneo addirittura per mille persone. «Un progetto già approvato dalla Soprintendenza - dicono dalla Villa Friedenberg Srl - per il quale in questi decenni abbiamo cercato finanziatori in Italia e nel mondo. Abbiamo avuto contatti con Hong Kong, con Tokyo, ma non se ne è fatto niente perché non si fidano ad investire in Italia. Si è pensato a fare delle residenze, perfino una casa di riposo... ma noi preferiremmo che diventasse un polo culturale». Dalla proprietà dicono che le trattative continuano e di essere pronti a cedere la villa a chiunque si farà avanti. Sempre che, a forza di aspettare, di Villa Friedenberg rimanga ancora qualcosa.

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