Vidal, i 120 anni della famiglia che si inventò il "Pino Silvestre"

Lunedì 16 Gennaio 2023 di Edoardo Pittalis
Vidal, i 120 anni della famiglia che si inventò il "Pino Silvestre"

Da 120 anni Vidal per Venezia è il profumo. Tutto è incominciato con Angelo, il bisnonno, che era stato telegrafista del regio esercito in Africa a fine Ottocento in guerre coloniali non proprio gloriose per l'Italia. Angelo era tornato dall'Africa orientale deciso a fare l'agente di commercio di prodotti esotici, poi si era messo in proprio. Nel 1912 aveva acquisito il Saponificio Ugo Salviati che aveva laboratori a San Stae e in terraferma in zona Rana, dal nome di una famiglia patrizia, che oggi è via Fratelli Bandiera a Marghera. Con largo anticipo, anche sulle idee di Giuseppe Volpi, Angelo Vidal aveva intravisto lo sviluppo industriale di Venezia nell'area che sarebbe in pochi anni diventata Porto Marghera. Nel 1937 entra nel mondo dei profumi acquisendo l'antica ditta veneziana Longega con il suo prodotto di punta: la Petrolina che distrugge la forfora e arresta la caduta dei capelli.

Apre uno stabilimento in Terraferma, una grande scritta e una ciminiera che si vedono ancora. Crede molto nella pubblicità. Nel 1948 col Gazzettino Sera lancia il concorso di bellezza Ca'd'oro, come il profumo. Le foto delle aspiranti reginette occupano pagine intere: 10 miss scelte dai lettori per posta e premiate con 5.000 lire. Per la reginetta delle reginette 25.000 lire, quasi lo stipendio di un operaio. La storia dell'azienda è stata raccontata in un bel volume Vidal 120 curato da Massimo Orlandini.


Gli anni d'oro coincidono col boom. Il Carosello del Pino Silvestre della Vidal era tra i più popolari, col cavallo bianco lanciato al galoppo sulla spiaggia e la voce profonda di Amedeo Nazzari. Quei Caroselli parlavano spesso veneziano: Tino Scotti faceva la pubblicità per l'Ovocrema della Paolini Villani di Porto Marghera, Cesare Polacco nei panni dell'infallibile ispettore Rock decantava la brillantina della veneziana Linetti, Nazzari e Ilaria Occhini pensavano ai profumi Vidal. 120 anni dopo i Vidal sono ancora alla testa della loro azienda, non è stato facile, hanno rischiato di scomparire, sono risaliti con bravura.


Oggi al vertice c'è la quarta generazione con Marco Vidal, laurea in scienze diplomatiche internazionali a Bologna, 41 anni, veneziano, sposato con Silvia, tre figli. È direttore generale di Mavive e amministratore delegato di The Merchant of Venice. Lo stabilimento è a Dese di Marcon, tra poco sarà ampliato su altri 30 mila metri quadrati; anche con un parco botanico: l'obiettivo è creare un'oasi del profumo. Cinquanta dipendenti, esportazioni in 90 paesi, fatturato di 35 milioni di euro. Molti i marchi in catalogo, dal segmento più popolare al prodotto di lusso: The Merchant of Venice, Pino Silvestre, Alps, Furla, Police, CR7, Scervino.


Marco è entrato in fabbrica per affiancare il padre Massimo, 74 anni, l'uomo che ha salvato la Vidal dopo la crisi della seconda generazione. Che cosa era accaduto?
«Il fondatore Angelino aveva avuto nove figli e un numero sterminato di nipoti. L'impianto nuovo di Porto Marghera aveva fatto raggiungere all'azienda i 500 dipendenti. Il bagno schiuma aveva cambiato usi e consumi degli italiani, la Vidal copriva metà del mercato nazionale e ancora oggi quel carosello col cavallo bianco è nell'immaginario degli italiani. Ma nel 1980 i nipoti sono troppi per garantire un passaggio generazionale non traumatico; così la maggioranza viene ceduta alla multinazionale Henkel, la stessa che in zona possiede la Mira Lanza leader nei detersivi. Viene confermato soltanto mio padre Massimo che rimane capo delle vendite estere fino al 1986, quando la Henkel chiude a Porto Marghera e lui, ripartendo da zero, ricompra il marchio storico di Pino Silvestre. Poi fonda la Mavive, che non è altro che Massimo Vidal Venezia', fino all'apertura dello stabilimento nuovo di Marcon».


Cosa rappresenta suo padre Massimo?
«Mio padre è stato uno dei pionieri della profumazione italiana nel mondo. Ancora oggi grazie a lui abbiamo una reputazione internazionale che è più grande della nostra dimensione. Mio padre ha vissuto anche anni dolorosi: la perdita dell'azienda, il passaggio da proprietario a dipendente, il rischiare tutto. Il Pino Silvestre era noto nel mondo e questo ha consentito a una piccola impresa di espandersi. Ha sempre avuto accanto mia madre, Francesca Barozzi, che viene da una delle 12 famiglie che hanno fondato Venezia».


Quando Marco è entrato nell'azienda?
«Ho avuto un'infanzia molto felice, sono sempre stato uno spirito vivace, prendevo più note sul registro che bei voti. Forse vivere a Venezia ti dà questo spirito di libertà con tante amicizie e molti giochi. Dopo la maturità ho assunto una serie di impegni associativi che ho mantenuto, ho rifondato l'Associazione Giovani Venezia con iniziative culturali. Nel 2004 dopo la laurea sono entrato anche con velocità nell'azienda di famiglia, dove c'era già mio fratello Lorenzo che poi qualche anno fa si è messo in proprio. Ho iniziato come assistente del direttore di vendite e giravo l'Italia per conoscere le profumerie e gli agenti. Una grandissima palestra, il mercato italiano racchiude tutti i problemi del mondo, dalle cose buone alle truffe c'è tutto. Ho una passione per le vendite, provo un vero piacere nel vendere».


Come è il mercato dei profumi oggi?
«È un periodo positivo nonostante i vari problemi, chiudiamo in grande crescita anche rispetto al pre-Covid. Ora puntiamo su Alps, nuovo marchio profumi e cosmetici che parte dall'ispirazione delle nostre Alpi. L'innovazione è fondamentale: questa è la prima linea che utilizza lo studio delle neuroscienze applicate allo sviluppo delle fragranze. La profumeria sta vivendo un grande ritorno e anche in paesi a sorpresa. Certo ci sono preoccupazioni per il futuro, anche legate a questioni geopolitiche, vedi Cina e Russia. Problemi di approvvigionamento di materie prime, mancano dal vetro per le confezioni a un certo tipo di plastica; è anche vero che la Cina ha tenuto chiuso per mesi. Devi cercare e trovare soluzioni diverse».


Lei ha pensato anche a un Museo del Profumo?
«Nel 2013 ne ho curato personalmente la creazione attraverso la convenzione tra Mavive e Fondazione dei Musei Civici. La sede è a palazzo Mocenigo. C'è già un museo del tessuto e del costume, noi abbiamo presentato il piano per il primo museo del profumo in Italia e abbiamo sostenuto i costi per il riallestimento del palazzo con un progetto premiato da Federcultura. Il museo offre la storia del profumo legata a Venezia che ha avuto nel settore un ruolo fondamentale anticipando i francesi. Venezia è stata la vera capitale del profumo dal XIV al XVII secolo con scoperte che hanno rivoluzionato il mondo della profumeria e della cosmesi».


Sempre e solo lavoro?
«No, amo il tennis. C'è a Venezia, nel cuore della città, a San Stae, un campo di terra rossa: sembra incredibile, ma è bellissimo giocarci. Ma se mi chiede se ho altre passioni, le rispondo che ho appena rilevato una libreria a Venezia, la Studium, dietro San Marco. Un progetto appassionante, la libreria è del Patriarcato che non voleva più sostenere l'impegno e noi siamo subentrati non per chiudere, ma per rilanciare. Abbiamo fatto un lavoro di restyling ispirato a una libreria di Londra, la cura mia moglie con altri tre librai. C'è una sala del profumo con tutti i titoli del mondo e un grande erbario olfattivo, si tengono anche corsi di profumeria. Era una sfida per me come imprenditore quella di portare in poco tempo l'impresa in utile e ce la faremo anche a guadagnare, il target è adesso più giovane e i clienti vengono da tutto il mondo. Infine, mi occupa anche della Bottega Cini: nel 2020 a San Vio abbiamo aperto con Giovanni Alliata di Montereale la bottega dell'artigianato veneziano, una sorta di grande contenitore di tutto l'alto artigianato veneziano».

Ultimo aggiornamento: 21:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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