L'imprenditore Varisco: «Murano è morta, i vetrai li faccio lavorare a Treviso»

Mercoledì 13 Maggio 2020 di Mauro Favaro
VETRERIE Un maestro vetraio all’opera per realizzare un creazione in vetro
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VETRO
TREVISO Un ponte tra Venezia e Treviso per salvare il vetro di Murano dalla crisi legata all’emergenza coronavirus. I maestri vetrai uniscono le forze. A tirare le fila ci sono Marco Varisco, Diego Vio e Valter Rossi. Il primo obiettivo è lanciare un sito internet con un negozio online condiviso per continuare a vendere le loro opere in tutto il mondo. Ognuno con la propria specializzazione, senza farsi concorrenza. E allo stesso tempo si sta pensando a nuovi prodotti. Sul tavolo c’è anche l’idea di creare delle bottigliette speciali per il gel igienizzante. Non si vuole lasciare nulla di intentato. Murano oggi è sospesa. In questa condizione il laboratorio di Varisco a due passi dalle mura di Treviso, aperto dal padre Italo, originario proprio di Murano, è diventato un punto di riferimento. In tempo di pandemia, lo sbocco ideale può essere in terraferma: qui dal punto di vista logistico le cose sono più semplici. Si tratta di una situazione temporanea. Ma al momento non è cosa da poco. 
SOLIDARIETÀ
“Le mie porte sono sempre aperte per tutti i maestri vetrai”, spiega Marco Varisco, specializzando nell’incisione del vetro. E’ nata così la prima collaborazione con Diego Vio e Valter Rossi, già collaboratore di Egidio Costantini, fondatore della Fucina degli Angeli. “Murano oggi è sostanzialmente morta. Non si vede nessuno. Il lavoro è a zero. Una situazione tragica. Ci vorrà almeno un anno per tentare di recuperare qualcosa – avverte Diego Vio, titolare dell’Antica Murano, ditta artigiana specializzata nella produzione di bicchieri, vasi e lampadari moderni – stiamo provando a resistere sviluppando nuove collaborazioni e ideando anche prodotti diversi. L’obiettivo adesso è guadagnare del tempo”. Al momento non ci sono troppi aiuti esterni sui quali poter contare. “Stiamo continuando a pagare tutto. Se i prossimi decreti non prevederanno contributi a fondo perduto sarà davvero dura – specifica Vio – non possiamo pensare di indebitarci per pagare le tasse. Sarebbe un circolo vizioso senza via d’uscita”. A Murano si sta vivendo nell’attesa. I decreti del presidente del Consiglio arrivati a singhiozzo non hanno facilitato le cose. I forni vengono tenuti “in morta”. Cioè al minimo. E le misure anti-contagio contro il Covid-19 hanno azzoppato le attività. “Non possiamo più soffiare il vetro in due. Da quando è esplosa l’epidemia mi arrangio da solo. Ma così non si riesce nemmeno a coprire le spese – sottolinea Vio – nel frattempo, però, i forni devono essere mantenuti accesi per non perdere vetro e crogioli”. Si resta sugli 800 gradi, in modo da poter risalire velocemente a mille in caso di ripresa delle attività. Per ripartire da zero servirebbe una settimana di rodaggio. E così le vetrerie hanno deciso di tenersi sempre pronte.
COSTI
Questo significa anche dover far fronte a una serie di inevitabili costi fissi. La voglia di ricominciare, però, era troppo grande. Spegnere i forni per qualcuno avrebbe rappresentato quasi una resa. Ora si prova a immaginare il futuro della millenaria arte del vetro di Murano dopo l’era coronavirus. Non è semplice. Ma nella storia quel vetro incandescente si è adattato e ha superato mille difficoltà. La collaborazione tra i maestri vetrai di Venezia e Treviso è uno dei primi passi per provare a rispondere all’emergenza Covid-19. “Il mio laboratorio può essere un punto d’appoggio per chiunque lo desideri”, ripete Varisco. I maestri vetrai resistono. Come i forni tenuti al minimo, indispensabile per non spegnerli. Pronti a tornare a regime non appena il coronavirus avrà finalmente mollato la presa. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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