Severino Carraro, il veneziano inventore della Vetrella: l'elettrodomestico che ha cambiato le pulizie nelle case

Mercoledì 6 Maggio 2020 di Vittorio Pierobon
Severino Carraro, il veneziano inventore della Vetrella
Severino Carraro, veneziano della Riviera del Brenta, è stato l'inventore della Vetrella celebre elettrodomestico che ha cambiato le pulizie nelle case. Erede di una numerosa famiglia, prima di avere l'intuizione del puliscivetri ha lavorato nella ristorazione ed è stato titolare di una sala da ballo, Il Cristallo a Mestre, antesignano del celeberrimo Piper di Roma.

IL PERSONAGGIO
Tutto è cominciato con uno straccio avvolto attorno alla punta di un trapano. Un modo originale per pulire gli angoli più alti dei vetri. Un'invenzione, che oggi sembra l'uovo di Colombo, ma che in quel momento, alla fine degli anni Sessanta, rappresentava una conquista sociale per le massaie, che avevano appena imparato ad apprezzare lavatrice e lucidatrice. Nasceva Vetrella, la lavavetri, un brand che ha fatto epoca. Il papà di questo strumento è Severino Carraro, uno dei grandi pionieri economici della Riviera del Brenta. Una storia di successo che, ancora una volta, vede un famiglia patriarcale (otto fratelli) partire da zero e costruire un impero. La scalata al successo per Carraro era cominciata molto prima, nel 1951. È lui stesso a raccontarlo a Cazzago di Pianiga. 




LA DINASTIA
«È proprio il caso di dire che è un'altra musica - scherza, guardando la moglie Teresa, al suo fianco da sempre - facevo il cameriere nel locale di mio zio Giuseppe, proprietario dell'osteria Bepi Osto a Oriago». E già questo ricordo merita una parentesi: Bepi Osto di lì a pochi anni, sotto la gestione di Adelino Carraro, sarebbe diventato Il Burchiello, ristorante mitico per alcuni decenni. «Un giorno ho sentito un cliente che parlava di una trattoria a Mestre in vendita. Un affare, perché i proprietari volevano realizzare in fretta. Ho tirato su le orecchie, conoscevo quel locale, era grandissimo e con una buona gestione si poteva rilanciare. Ne ho parlato con mio padre, mentre mia madre, come sempre quando c'erano decisioni importanti da prendere, era in un angolo a pregare. Il mattino successivo papà era già alla Cassa di Risparmio a chiedere un finanziamento per l'operazione». Severino aveva da poco compiuto 16 anni e iniziava la carriera da imprenditore. In brevissimo tempo la trattoria Al Paradiso, ai Quattro Cantoni, divenne un elegante locale, il posto che la nuova borghesia mestrina cercava per ritrovarsi. Lions, Rotary, associazioni di categoria, commercianti, artigiani e società sportive, sceglievano quel locale per i loro incontri conviviali (non c'era ancora dall'Amelia di Dino Boscarato).

AL PARADISO E IN BALERA
La trattoria, poteva bastare per campare molto bene, anche perché la clientela del Paradiso cresceva di livello, come ricorda Carraro: «Mestre si stava facendo conoscere dagli italiani, stava imponendosi con Porto Marghera, come polo industriale. Si veniva per affari e politica. Ricordo tra i clienti, Pietro Nenni, Amintore Fanfani, Giulio Andreotti, molti industriali, gente di spettacolo». Ma Severino non aveva ancora sfondato il muro del successo: «C'era una parete che confinava con la sala da ballo Il Cristallo, un locale che aveva un buon giro, ma che aveva bisogno di essere rimodernato. Ancora una volta mio padre mi diede credito ed acquistammo la balera». La storia si ripete, il restyling dei Carraro trasforma il Cristallo in una sala da ballo elegante adatta alle famiglie, un posto tranquillo per ascoltare buona musica. A quella ci pensava il maestro Italo Donaggio, un musicista eclettico che suonava molti strumenti e che spesso si esibiva con il figlio, il giovane Pino, futuro cantante di successo e grande compositore. Ancora una volta l'intraprendenza di Severino fece centro. 



IL CRISTALLO DI MUSICA
Il Cristallo divenne il Piper del Veneto e sul suo palco sono passati alcuni mostri sacri della musica italiana, da Modugno a Celentano, da Dorelli a Morandi, da Ranieri a Sergio Endrigo. Tutti agli inizi di carriera. Qualcuno è diventato un ospite fisso. Endrigo è rimasto tre anni e in quel periodo ha composto Teresa, guarda caso il nome della moglie di Severino «Lui non aveva capito che fosse mia morosa e ci aveva fatto un pensierino», ammette Carraro. Ma Teresa puntualizza con un pizzico di civetteria: «Non c'é stato niente. Sergio era un uomo educatissimo, elegante, un vero signore. Pensava che fossi la sorella di Severino, quando ha capito come stavano le cose, si è fermato, però mi ha dedicato la canzone». Trattoria, sala da ballo, altri ristoranti aperti a Spinea e in Rivera del Brenta e affidati ai fratelli, potevano bastare. Se non fosse stato per il trapano. 

L'INVENZIONE
L'idea è venuta ad Ennio, il genialoide della famiglia. Severino ha capito subito che si poteva fare il business. L'Italia stava scoprendo gli elettrodomestici. «Eravamo alla fine degli anni Sessanta - puntualizza - ho chiesto a mio fratello di trasformare il trapano pulivetri in un oggetto meno grezzo con un po' di design. Nel '68 ho tentato il lancio: ho preso uno stand alla Fiera di Milano e ho messo alcune belle ragazze a fare dimostrazioni. C'era la fila, non so se per le ragazze o per il Vetrella, fatto sta che ne ho venduti tantissimi. Al punto che prendevo le prenotazioni e un anticipo, dicendo che potevano ritirarli in alcuni negozi di elettrodomestici di Milano. Era un bluff, nemmeno sapevo dov'erano quei negozi. Al termine della Fiera mi sono recato dai proprietari di tre negozi e li ho informati che presto avrebbero avuto decine di persone che sarebbero passate a ritirare il Vetrella. Non capivano e non si fidavano, ma quando consegnavo il pacchetto di prenotazioni e soprattutto gli acconti, cambiavano parere. È nata così la rete di vendita Vetrella». 

IL SUCCESSO
Un autentico boom, negli anni Settanta non c'era casa che non avesse il pulivetri di Carraro. Vetrella aveva sfondato anche in mezza Europa e venga prodotto anche nei Usa. Lo stabilimento di Cazzago di Pianiga, dove lavoravano oltre 200 operai, sfornava una serie variegata di modelli, Pulimagic, Pulivamp, Stiramagic. Tutti marchi lanciati con campagne pubblicitarie mirate e affidate a un signore che ci sapeva fare: «In Fiera a Milano un giorno è venuto da me un giovane molto distinto ed elegante, si chiamava Silvio Berlusconi, e mi ha proposto di fare pubblicità con lui. Sono stati anni di grande successo, anche se devo riconoscere che il massimo delle vendite l'ho toccato con un solo passaggio a Domenica in su Rai uno. Il giorno dopo non c'era più un Vetrella in vendita in tutta Italia!». Un altro colpo di Carraro, fu il lancio del pulisci moquette, un elettrodomestico che ancora non esisteva: «Volevo affidare la pubblicità a Ric e Gian, un duo comico che andava fortissimo, ma loro si vergognavano, come uomini, di prendere in mano una specie di lucidatrice. Eravamo in uno studio Mediaset e tergiversavano. Quando hanno portato da bere, ho urtato volutamente il vassoio imbrattando tutta la moquette. Ho bloccato l'inserviente e ho detto, faccio io. Ho preso il mio pulisci moquette e sono rimasti sbalorditi. Quella sera stessa Ric e Gian hanno girato lo sketch». Carraro racconta, inanella aneddoti e riflessioni, del resto sulla sua storia ha già scritto, assieme a Silvano Bressanin, un libro, ma alla soglia degli 86 anni, avrebbe ancora molte pagine da aggiungere. Per la cronaca ha venduto la Vetrella alla De Longhi nel 2000.



(vittorio.pierobon@libero.it)
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