Il vescovo Tessarollo su facebook contro le discoteche, viene attaccato sui social

Martedì 18 Agosto 2020 di Diego Degan
Il vescovo di Chioggia Adriano Tessarollo
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La furia dei social contro il vescovo: un post di monsignor Adriano Tessarollo contro le discoteche, suscita talmente tante critiche (e offese) che lui lo cancella, per evitare che la discussione degeneri. E’ successo ieri, 17 agosto, nell’arco di una mattina e mezzo pomeriggio. Il vescovo, abituato ad esprimere su Facebook molte sue considerazioni, ne posta una sull’argomento del giorno: la chiusura delle discoteche e il destino lavorativo degli addetti del settore.
Un post che egli stesso, si capisce, immaginava poco popolare, tanto da farlo precedere da un parola: «controcorrente». E a seguire: «Ecco il grande problema della perdita di posti di lavoro oggi: la chiusura delle discoteche. Ma che lavoro è questo! Cosa produce! Ubriacature, risse, morti mattutine di ragazzi ubriachi o assonnati, stupri e quant’altro. Sembra che la società attuale non possa vivere senza quest’industria di sballo notturno… e adesso bisogna anche sostenerla con fondi pubblici derivanti da tasse sempre in aumento, con i contributi che chiediamo all’Europa»

Un post uscito alle 8 di ieri, lunedì, nell’orario mattutino in cui gli amanti delle discoteche sono, presumibilmente, ancora a dormire. E, infatti, i primi commenti all’esternazione di monsignor Adriano sono tutti favorevoli e plaudenti. Più tardi cominciano ad arrivare anche le critiche. Alcune puntano sul distinguo tra “buoni e cattivi” che si possono trovare in qualsiasi categoria (anche tra i religiosi, osserva qualcuno), altre sono decisamente più aspre. Eppure l’atteggiamento di monsignor Tessarollo non dovrebbe meravigliare. Nel 2018, all’epoca della tragedia nella discoteca di Corinaldo (dove, si sarebbe poi saputo, qualcuno aveva spruzzato, intenzionalmente, dello spray al peperoncino, per seminare panico), il vescovo si era rivolto ai giovani e ai loro genitori, nel settimanale diocesano: «Dove manca la protezione civile, attivate la protezione familiare e genitoriale.

Non lasciatevi sfiancare dalle insistenti richieste dei figli: ne va della loro vita, della loro salute, della loro felicità, oggi e ancor più domani». Le critiche che sono piovute, come detto, sono state molte e, dopo il suo, probabilmente amaro, passo indietro, un fedele lo ha confortato: «Eccellenza, sono tempi difficili, ma l‘esplosione di livore e il turpiloquio espresso da chi ritiene di incarnare la superiorità etica, morale, culturale, politica... squalifica ogni possibilità di democratico confronto del proprio pensiero». E intanto a Jesolo..«E’ una caccia alle streghe, i locali da ballo sono i colpevoli di tutto». Rabbia, amarezza e anche un pizzico di esasperazione. Nelle parole di Tito Pinton, storico gestore de Il Muretto di Jesolo e della discoteca Musica di Riccione, c’è tutto questo. I riferimenti sono tutti per il nuovo Dpcm del Governo che ha spento, anzi azzerato, un intero settore, quello del divertimento notturno. «Eppure – dice Pinton – nonostante i continui attacchi rivolti alle nostre attività io devo ancora vedere un documento scientifico secondo il quale i nuovi contagi sono avvenuti nelle discoteche». Secondo il gestore del Muretto, le condizioni per tenere aperto in sicurezza erano possibili. «Bastava non colpire i locali – ribadisce Pinton – ma sanzionare quei clienti che non rispettavano le regole, ovvero che non indossavano le mascherine. Noi non siamo dei pubblici ufficiali, bastava mettere in poliziotto per locale: era un problema di costi? Bastava chiedere ai locali». L’ultima stoccata è per il Governo. «Sono pronto ad avviare una causa di risarcimento danni – conclude Pinton – e ho inviato i miei dipendenti a fare altrettanto: hanno perso il lavoro per colpa di chi ci governa». 
Ultimo aggiornamento: 09:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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