Leoncino sfregiato: «Radiare gli studenti dall'Accademia delle Belle Arti»

Martedì 2 Ottobre 2018
Leoncino sfregiato: «Radiare gli studenti dall'Accademia delle Belle Arti»
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VENEZIA - Radiazione dall'Accademia delle Belle Arti. Questa è la proposta che il direttore dell'istituto veneziano Giuseppe La Bruna, in Cina in questi giorni per motivi di lavoro, farà nei confronti dei vandali che hanno imbrattato il leoncino a San Marco.
 

 



Un provvedimento che in tanti in città si aspettavano, perché un fatto del genere, svolto da chi dovrebbe occuparsi della cultura del futuro, assume una valenza ancora più grave. A decidere sulle sorti dei giovani studenti dell'istituto sarà il Consiglio accademico, ma il direttore avrà comunque l'ultima parola, spiega la presidente dell'Accademia Luana Zanella, che si dice sulla stessa linea dell'organo competente: «Un fatto del genere avrà provvedimenti drastici, ovviamente io mi ritengo alle decisioni del Consiglio, perché non mi compete una decisione in questo senso». La presidente, dopo l'amarezza dimostrata quando ha appreso della  provenienza scolastica dei giovani, continua a mostrare dispiacere per il comportamento mantenuto: «Avrei desiderato che questi ragazzi si fossero rivolti alla nostra istituzione e che avessero preso contatti anche con noi, mi auguro accada nei prossimi giorni». Quindi Zanella ha spiegato come le dichiarazioni fatte dai vandali ai carabinieri non possano essere un'attenuante: «Sono mamma di due figli maschi, il fatto che fossero ubriachi non può giustificare questi atti violenti fatti contro la mia città e contro beni culturali. Anzi, è un'aggravante il fatto che fossero in stato di sovraeccitazione».

PREMEDITAZIONE
Resta però il dubbio su come mai i ragazzi alle 4 del mattino gli studenti avessero con sé una bomboletta facendo sì che spunti l'ipotesi dell'atto premeditato: «Sono ragazzi del primo anno e forse avevano il materiale con sé dalle lezioni, ma questo non può giustificare affatto un comportamento del genere, non può farmi piacere il fatto che si imbrattino monumenti della mia città».

I COMPAGNI Intanto ieri nella sede dell'Accademia delle Belle Arti l'argomento era sulla bocca di tutti. E tra gli studenti, c'è anche chi approva il gesto. «Se dietro c'è un messaggio io sono d'accordo - esordisce un ragazzo - Se l'arte non viene apprezzata torna ad essere solo pietra lavorata. Per il tipo di turismo e la svendita di questa unica città mi andrebbe bene che tutta l'area Marciana venisse sfregiata, perché non veicola più arte e storia, ma solo come i contemporanei sanno lavorare solo pensando al profitto e alla speculazione. Il leone fa bene ad avere gli occhi rossi, iniettati di sangue, per tutto ciò che gli hanno fatto».

«HANNO FATTO BENE» Lo studente Sembra convinto e convince gli altri, tanto che un altro afferma: «L'amore per l'arte può prevedere anche la sua distruzione, quando non rivesta più l'originale messaggio della sua creazione. Chi ora inorridisce? Forse coloro che non possono far passare di là le comitive, dagli occhi foderati di Nikon e di Canon, oppure chi ha aperto b&b e ostelli, o politici pronti a fare i mediatori di affari. Questa è Venezia ed anche i suoi simboli sono morti e non è stata la vernice rossa ad ucciderli».

«HANNO FATTO MALE» «Dalle fotografie sembra spray - aggiunge invece un terzo - comunque io non trovo giustificazioni.
Il patrimonio storico e artistico va preservato e tutelato, magari nella speranza che un domani venga più apprezzato di adesso. Credo più ad una bravata, magari da ubriachi, profittando del materiale che spesso noi studenti abbiamo nello zainetto». «Forse abbiamo individuato chi possano essere gli autori del gesto - torna a dire il primo - però non sono pochi gli studenti che vengono da Brescia o da Trento». «Fare e studiare arte in una città nella quale viene solo sfruttata diventa paradossale - è il parere di un altro studente - bisognerebbe avviare una sere di considerazioni sui simboli e sui messaggi, da conservare se utilizzati a provocare emozione espressiva ed essere essi stessi storia e bellezza». Infine, un docente: «C'è in istituto chi parla a nome di noi professori - si limita ad osservare - comunque credo che nulla e nessuno, nessuna ideologia o protesta possano giustificare un simile atto vandalico». Tomaso Borzomì Tullio Cardona

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