Le due Ulss veneziane battono il record nel Veneto per le vaccinazioni già effettuate

Giovedì 7 Gennaio 2021 di Nicola Munaro
RECORD Già somministrate 4873 dosi nelle due Ulss veneziane
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L’INTERVISTA
VENEZIA Settemilaquattrocentoottantatré vaccini inoculati in poco più di una settimana, che è record veneto: 5.800 nell’Ulss 3 e 1.683 nell’Ulss 4. Il territorio dell’area metropolitana si presenta così alla chiamata alle armi della campagna vaccinale contro il coronavirus, con numeri importanti. Se messi in relazione con il totale dei vaccini fatti in Veneto, cioè 38.009, nel Veneziano ne sono stati eseguiti il 19,6%. A guidare la potenza di fuoco dell’area metropolitana - seguita nella speciale classifica dei territori virtuosi in fatto di vaccini dai 7.200 eseguiti nel Vicentino, è l’Ulss 3 che con 5.800 vaccini inoculati alle 18 di ieri (tutti i numeri sono rapportati a questi criteri, secondo un report della Regione Veneto) è seconda dietro ai 6.175 vaccini iniettati nell’Ulss 2 Marca Trevigiana. «È la nostra arma dopo mesi di difficoltà: l’abbiamo attesa tanto e finalmente è arrivata», aveva commentato il dg dell’Ulss 3, Giuseppe Dal Ben, il 27 dicembre, giorno del Vax-Day nazionale.


Direttore, dopo lo spot del 27 dicembre la campagna è entrata nel vivo e a Venezia i numeri sono eccellenti: l’intero territorio provinciale ha eseguito il 19,6% dei vaccini regionali e l’Ulss 3 Serenissima è la prima per numero di vaccini somministrati...
«Credo sia doveroso fare quanto possibile per rendere veloce la diffusione del vaccino. E, premesso il ringraziamento agli operatori sanitari che stanno ricevendo il vaccino, vorrei tornare a sottolineare l’altro aspetto della medaglia. Vorrei spendere una parola per coloro che il vaccino lo stanno facendo arrivare là dove viene somministrato». 
Come vi siete organizzati? E qual è la benzina che ha portato a questi risultati?
«Vacciniamo in quattro ospedali (Mestre, Venezia, Dolo, Chioggia, ndr), in quattro sedi distrettuali (Favaro per Mestre, ex Giustinian a Venezia, Dolo e Chioggia, ndr) nelle sedi del Dipartimento di prevenzione (a Mestre, Venezia e Dolo, ndr) e nelle case di riposo. Se la nostra Azienda sanitaria ha ottenuto al riguardo, in questi primi giorni, una performance eccellente, credo che siano da ringraziare anche le persone che hanno organizzato ogni cosa al meglio mettendo in campo intelligenza e dedizione e mettendo in second’ordine, in questi giorni di festività, la famiglia, il Natale, gli affetti familiari e la possibilità di riposare».
Quali sono le prospettive e gli step previsti per le prossime settimane?
«Solo qualche giorno fa si prevedeva di terminare la prima fase, quella rivolta ai sanitari e agli anziani delle Rsa, a fine mese: abbiamo già drasticamente migliorato l’obiettivo. Se la disponibilità di vaccino resta costante, questa prima fase potrà essere completata già a metà gennaio. E perché la vaccinazione prosegua con il ritmo efficace che ha avuto fin qui credo sia fondamentale, nelle prossime settimane, la dedizione al lavoro e la capacità di individuare e mettere in campo sempre le soluzioni più adatte alla richiesta che abbiamo dimostrato fin qui. Abbiamo l’obiettivo di non far restare “in frigo” un solo vaccino, e di non far restare scoperto nessuna delle persone che devono riceverlo. Il livello regionale opera per far giungere la fornitura di dosi, e noi ci impegniamo a rispondere utilizzando presto e al meglio ogni vaccino disponibile». 
Dopo mesi di gioco in difesa si può pensare a un contropiede che sia veramente efficace...
«Il Servizio sanitario regionale sta compiendo in queste settimane l’ennesimo grande sforzo organizzativo: c’è il fronte dei tracciamenti dei tanti positivi, il fronte delle indagini di screening attraverso i tamponi, il fronte della pressione sugli ospedali per i molti ricoverati, e ora stiamo dando una risposta completa ed efficace, a livello regionale e a livello veneziano, organizzando la somministrazione del vaccino. Come logico che sia, i differenti gruppi di soggetti da vaccinare comportano differenti e varie organizzazioni del lavoro: è diverso infatti organizzare la vaccinazione del personale in un ospedale o farlo sugli anziani nella casa di riposo, e sarà diverso ancora quando la somministrazione sarà allargata alla popolazione. Ogni target comporta luoghi, modalità e programmi differenti: una mole di lavoro ingente, che stiamo svolgendo con attenzione e impegno».
I primi a essere vaccinati sono gli operatori e poi gli anziani delle Rsa, quali ritorni?
«Mi ha colpito come la reazione dei nostri operatori sanitari sia improntata alla compostezza. Ricevono il vaccino quelle persone che per mesi hanno combattuto in prima fila contro il virus e che per mesi ancora, negli ospedali, porteranno avanti questa battaglia vedendo la sofferenza dei degenti ma anche preoccupati della propria salute. È bello e sacrosanto che siano loro i primi a ricevere il vaccino e lo stanno facendo con ordine, responsabilità, compostezza. Lo stanno accogliendolo come uno strumento per mettersi al servizio dei malati con ancora maggior impegno».
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Ultimo aggiornamento: 08:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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