Morto il primo ricoverato di Venezia, maestro di danza ed ex ballerino della Fenice

Venerdì 8 Maggio 2020 di Davide Tamiello
IL LUTTO Pier Ferruccio Berolo
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IL BILANCIO
VENEZIA Era stato il primo ad essere ricoverato in terapia intensiva per Coronavirus della città, al Civile. Era entrato in ospedale a fine febbraio ed è morto mercoledì, a distanza di oltre due mesi e mezzo. Un ultimo, triste e lunghissimo ballo per Pier Ferruccio Berolo, 84 anni, maestro di danza e per una vita ballerino alla Fenice. Originario del Bellunese, veneziano (di Dorsoduro) d’adozione, aveva anche diretto per vent’anni la scuola di danza di Longarone insieme alla moglie Jaqueline Munro, e dava lezioni a chiamata dalla scuola di danza a Santa Maria del Giglio. «Mi auguro che si decidano a far sì che Venezia resti Venezia e non un gigantesco museo», raccontava in un’intervista di 30 anni fa, parlando del suo grande amore per la città. Ieri, nei social e nei forum di danza, decine di messaggi di cordoglio tra i suoi ex colleghi ed ex allievi. Il maestro fa parte delle 244 vittime da (o con) coronavirus. 
Due i morti di ieri: N.S., una ottantenne di Mestre morta a Villa Salus, e Rodolfo Vio, di Favaro Veneto, 94 anni. Mercoledì, oltre al maestro, è spirato anche un altro anziano di Noale (all’ospedale della città dei Tempesta), Gino Pivato, 81 anni. Il numero delle vittime continua a salire, quindi, e con ogni probabilità aumenterà ancora: sono diverse, al momento, le situazioni critiche tra le varie terapie intensive della provincia. Il dato incoraggiante, però, è la continua flessione di tutte le altre voci, stando ai dati diffusi ieri dal bollettino regionale di Azienda zero. Su un totale di 2.573 contagi dall’inizio dell’emergenza (numero che emerge dall’ultimo ricalcolo dei conteggi della Regione) oggi i casi positivi sono scesi a 564 (49 meno di ieri), 184 in ospedale (-5 rispetto all’aggiornamento di 24 ore prima) e 380 in casa (-44). Sono 15 i nuovi casi di giornata, ed è una statistica che fa ben sperare, visto che arriva in piena Fase 2, con il regime di isolamento decisamente allentato e quindi con una maggior possibilità di contatti tra le persone. Quindici anche i ricoverati in terapia intensiva, che ovviamente sono le situazioni che maggiormente preoccupano gli staff medici di Ulss 3 e 4. Tiene banco a Noale, inoltre, la questione del focolaio esploso nella struttura ospedaliera che adesso, tra i ricoverati, oggi conta anche nove malati Covid. 
La Cgil, nel frattempo, nel suo report quotidiano, si dice preoccupata per il reparto di Medicina di Dolo. «Tutto il personale- spiega Daniele Giordano, segretario della Cgil Funzione pubblica - lavora da mesi con i pazienti Covid e i numeri di pazienti sono ancora alti, come si vedono dai dati. Turni con ritmi insostenibili, senso di incertezza, tensione e paura: questo personale ha dovuto affrontare l’emergenza e un carico emozionale e fisico straordinario oltre ad un carico lavorativo che si è aggiunto ad una situazione di carenza di organico già esistente». 
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Ultimo aggiornamento: 9 Maggio, 08:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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