Restauri senza fondi. Le maxi affissioni sono l'unica risorsa per le chiese

Giovedì 7 Marzo 2019 di Michele Fullin
Restauri senza fondi. Le maxi affissioni sono l'unica risorsa per le chiese
2
VENEZIA - C'è una pubblicità sul ponteggio per il restauro di una chiesa? La gente si indigna. Prima di indignarsi, però, sarebbe opportuno chiedersi il perché quel pannello che pubblicizza una banca, una linea di moda, un profumo o un orologio si trova proprio lì. La spiegazione la offrono don Gianmatteo Caputo, delegato patriarcale per i beni culturali e la soprintendente Emanuela Carpani: «I banner pubblicitari sono una necessità e l'unica risorsa disponibile oggi per restaurare o mettere in sicurezza le nostre chiese». Il tentativo andava fatto, visto che per l'ennesima volta girano sui social denunce sull'apparizione di ponteggi sponsorizzati davanti la chiesa di San Salvador e davanti la chiesa di San Moisè.
UNICA SOLUZIONE«Si tratta di lavori programmati da tempo - spiega don Caputo, che è anche architetto - e che solo l'urgenza dettata dalla caduta di frammenti dalla facciata ha imposto di agire il più presto possibile. I fondi dello Stato a disposizione della Curia per i restauri o le manutenzioni sono sempre più ridotti perché le chiese sono considerate giuridicamente patrimonio privato. A Venezia abbiamo anche la fortuna di avere, unici in Italia, i comitati privati per la salvaguardia. Ma al di là della loro attenzione, non rimangono che le sponsorizzazioni. L'Art bonus è infatti legato al restauro di beni pubblici. Quello che vorrei far capire è che le pubblicità all'esterno delle chiese non solo è una cosa lecita, anche per restauri che avvengono all'interno, ma soprattutto necessaria».
LE EMERGENZEIn questo momento, la Curia ha riscontrato tre emergenze a Venezia sulle quali si interverrà con sponsorizzazioni per complessivi 800mila euro, a fronte di lavori per un importo di gran lunga superiore. Questi sono San Salvador, per la cui facciata c'era stata anche una richiesta di intervento già da parte del vecchio parroco. «Il sopralluogo - ha detto don Caputo - ha rivelato un degrado della facciata tale da non poter rinviare l'intervento. A San Moisè un sopralluogo per la caduta di materiali ha rivelato la stessa cosa, malgrado un restauro concluso nel 2000. Infine c'è San Geremia, al cui interno sono stati riscontrati pezzi caduti dall'alto, provenienti da un capitello. Anche qui, mi spiace, ma ci sarà un banner pubblicitario».
LA SOPRINTENDENZA«Fino alla fine degli anni Novanta - ha spiegato l'architetto Carpani - non esisteva un problema di fondi per i restauri. Oggi facciamo fatica ad averli anche per i beni demaniali in consegna. Quindi, dato l'ambiente difficile che è la laguna, si può intervenire solo grazie alla pubblicità, certamente dopo un controllo sul decoro del messaggio, che non deve essere in contrasto con il bene da tutelare. Un controllo doppio, prima della Curia e poi della Soprintendenza. L'altro vincolo imposto dalla legge è che la presenza della pubblicità sia commisurata alla durata dei lavori. Purtroppo - conclude - questo tipo di interventi si verifica a danno avvenuto, perché non c'è la possibilità di effettuare la manutenzione, sempre per mancanza di fondi e che perché le manutenzioni e le prospezioni non sono visibili e quindi non invogliano gli sponsor. Invece, la manutenzione eviterebbe gli interventi pesanti, a danno avvenuto, e darebbe lavoro a molte imprese del territorio».
LE SPONSORIZZAZIONIÈ un mercato particolare e non tutte le 70 e oltre chiese veneziane sono ritenute appetibili. Ad esempio i Gesuati attende da anni un restauro da almeno un milione e mezzo per il tetto, ma nessuno si è offerto per sponsorizzare e i lavori restano in attesa.
In generale, comunque, ogni chiesa della città avrebbe bisogno di manutenzione, ma la Curia può scegliere solo i casi più urgenti.
«Oltre ai Gesuati - conclude don Caputo - avrebbero bisogno con una certa urgenza i campanili di San Geremia, per il quale ho interrotto i rintocchi delle campane, e quello di Santo Stefano. E non si dica che a questo provvedono l'8 per mille (quest'anno 600mila euro, due chiese della diocesi) o i biglietti di ingresso in alcune chiese, che coprono solo i costi del servizio».
Ultimo aggiornamento: 20:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci