Quando le “droghe” che conquistavano erano pepe e chiodi di garofano

Sabato 3 Dicembre 2016 di Luciana Boccardi
Quando le “droghe” che conquistavano erano pepe e chiodi di garofano
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Se ti vol che un omo te resta vicin va zo de droghe!: il consiglio malandrino che le donne veneziane d'antan davano alle giovani ragazze da marito, alla luce del nostro tempo suona quanto meno imbarazzante, ma non bisogna dimenticare che fino alla metà del Novecento, anzi diciamo fino agli anni Settanta del secolo scorso, il termine droga (che fino ad allora si identificava con pepe, noce moscata, cannella o chiodi di garofano venduti appunto nelle drogherie) aveva connotazioni innocue ben diverse da quelle che contrassegnano le droghe del nostro tempo.
Usate dapprima in contesti rituali religiosi, scaramantici o per medicamenti sciamanici, le spezie (droghe) grazie al loro aroma e agli effetti stuzzicanti hanno rappresentato nei secoli un universo a sé nel mondo della medicina, dell'occulto e della gastronomia. Merce prelibata, articolo di lusso ambito come motore dell'economia delle grandi Nazioni, soprattutto Venezia che fece del commercio delle preziosissime spezie provenienti dalle Indie e da mari lontani un punto di forza per la sua stessa sopravvivenza. Venezia, potenza di mare, impero senza terre (dove non si vendemmia mai!), è stata imbattibile per il mercato dei prodotti di lusso che vanno dalle sete al cotone, dallo zucchero alle spezie, o all'uvetta sultanina, richiesta soprattutto dall'Inghilterra.
La storia di questa città possente, indagata alla luce dei documenti sui mercati legati al commercio delle spezie è stata oggetto di studio approfondito per l'Accademia Italiana della Cucina - Delegazione di Venezia - che, con la Biblioteca Nazionale Marciana e l'Archivio di Stato, ha realizzato la Mostra Non solo spezie. Commercio e alimentazione tra Venezia e Inghilterra nei secoli XIV-XVIII, che da oggi e fino all'8 gennaio 2017, resterà aperta nelle Sale Monumentali della Biblioteca Marciana. Curata da Michela Dal Borgo, firmata da Anna Alberati, Paola Benussi e Mirella Canzian, con interventi di presentazione di Marino Niola e Alfredo Pelle, l'esposizione, suddivisa in sei sezioni, presenta documenti e ricerche inedite intorno agli scambi tra i due paesi che si sono contesi il primato assoluto sul mercato delle spezie e sul mare.
Tra le curiosità della Mostra, carte geografiche d'epoca, un lasciapassare con il sigillo di Enrico VIII, una lettera della Regina Elisabetta I relativa al dazio veneziano, e immagini tra le più inedite di questo affascinante viaggio tra pepe, cannella, cardamomo, uvetta, chiodi di garofano e le loro proprietà ignote rivelate: fino al secolo scorso, ad esempio, quando le spezie si chiamavano droghe, e la noce moscata, se in quantità importanti, consentiva gli stessi effetti allucinogeni che oggi può dare l'LSD. 
Nel Comitato Scientifico, presieduto dalla presidente della Delegazione veneziana dell'Accademia, Rosa Maria Rossomando Lo Torto, anche Maurizio Messina, Raffaele Santoro, lady Francis Clarke, Michela Dal Borgo e Francesca Barozzi Vidal.
A conclusione della cerimonia inaugurale qualche frammento di musica del gusto del XVII e XVIII secolo.
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Ultimo aggiornamento: 09:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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