No delle categorie alla manifestazione "Io apro": "Non è la strada giusta"

Giovedì 14 Gennaio 2021 di Tomaso Borzomì
Il sit-in di ristoratori e addetti di Aepe dello scorso ottobre a Venezia
2

VENEZIA <WC1>La “rivoluzione dei commercianti” è pronta. Ormai gli esercenti ridotti allo stremo sfidano le regole del Governo. Al grido di battaglia “#ioapro”, da domani alcune realtà commerciali non rispetteranno deliberatamente l’<WC>a<WC1>ut-<WC>a<WC1>ut del Governo, alzando le saracinesche<WC> e prorogando l’orario anche in orario di coprifuoco<WC1>. Tutto questo nonostante le associazioni di categoria invitino alla calma, prendendo le distanze dall’illegalità, anzi, richiamando l’attenzione su quello che è un comportamento necessario per combattere la diffusione del virus. <WC>
LA NOTA DELLA POLIZIA
P<WC1>iù di qualche realtà, tra Treviso, Verona e Padova, sta già facendo rullare i tamburi. Più cauti i veneziani, che ancora non si sono esposti. <WC>Anche perché ieri il ministero dell’Interno ha diffuso una nota del capo della Polizia in cui si allertano le forze dell’ordine a cercare anche sul web notizie della manifestazione per cercare di dialogare con i promotori e le categorie in modo da evitare eccessi, tensioni, strumentalizzazioni da parte di gruppi radicalizzati, rischi di assembramento e di violazione delle norme anti contagio. Nella circolare inoltre si prevede l’uso di sanzioni, se saranno riscontrate illegalità. <WC1>Resta <WC>dunque <WC1>da vedere il comportamento della gente, se davvero sarà disposta a rischiare del proprio per andare in quei locali che decideranno di aprire. <WC>
PUBBLICI ESERCIZI CONTRARI
<WC1>A s<WC>chierarsi<WC1> in senso contrario è l’Aepe (Associazione esercenti pubblici), che pur sottolineando la gravità della situazione: «L’emergenza Covid sta producendo una crisi economica devastante che sta portando all’insolvenza moltissime aziende», invita a prendere le distanze da questa soluzione: «Sconsigliamo vivamente di aderire a queste iniziative, pur capendo la difficoltà del momento che stiamo vivendo, ma non è così che il nostro problema può essere risolto». A parlare è Ernesto Pancin, il direttore, che effettua alcune considerazioni: «Purtroppo, in attesa che le vaccinazioni raggiungano un tasso di copertura significativo, gli unici strumenti che si sono dimostrati efficaci per il contrasto dell’epidemia sono il distanziamento, l’igiene costante delle mani e di tutte le superfici di contatto, l’uso costante della mascherina». Semmai il problema è un altro: «La classe politica che ci governa non contribuisce con i provvedimenti assunti<WC>... <WC1>È naturale che con queste premesse la disperazione prenda il sopravvento e provochi negli imprenditori disorientamento sotto ogni profilo». <WC>
<WC1>Pancin si rivolge quindi ai suoi colleghi: «Cari amici, la strada della disobbedienza civile non è percorribile e provoca pesanti sanzioni». E sui rischi, spiega: «Ci sono faccendieri che, sfruttando questo momento di generale sconforto, spingono gli operatori a forzare il blocco della chiusura per tenere aperto, facendo firmare “procure alle liti”, vere e proprie cambiali in bianco che vincolano pesantemente l’imprenditore e l’impresa. Tanto, minimizzano, basterà un ricorso e tutto sarà risolto. Non è assolutamente così». <WC>
COMMERCIANTI
<WC1>Concorde Roberto Magliocco, dell’Ascom (Associazione commercianti): «Aderire a #ioapro è sbagliato, il flagello lo si combatte con gli strumenti indicati dagli esperti, che piaccia o no. Semmai la protesta da fare è sui ristori, insufficienti e che non consentono di sopravvivere. È vero che chi invita ad aprire lo farà per disperazione, ma è un gesto che va condannato, perché se la pandemia prosegue è perché, in alcuni casi, non si sono rispettate le regole». Pure Maurizio Franceschi, direttore di Confesercenti, si schiera contro: «Diciamo che non è solo sbagliata, ma anche controproducente. Questa proposta è irresponsabile di fronte alla situazione del Paese. Invitiamo tutte le aziende a non aderire. I promotori, non identificati, dicono che daranno assistenza legale gratuita, ma chi sono questi che faranno assistenza? Oltre alla multa c’è il pericolo di esser interessati da sanzione pesanti, senza sapere chi li difenda. Come associazione continuiamo a chiedere al Governo che vengano aumentati i ristori, immediatamente, oltre a una moratoria fiscale. L’unica cosa su cui discutere è che forse è ingiusto limitare l’asporto alle 18». <WC>
<WC1>Tomaso Borzomì<WC>
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci