Venezia, i veleni salgono in gondola: «Licenze, favoriti i parenti»

Sostituiti all'attacco dei titolari: "Nepotismo, evasione fiscale e ricatti"

Venerdì 24 Giugno 2022 di Davide Scalzotto
Venezia, i veleni salgono in gondola: «Licenze, favoriti i parenti»
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VENEZIA - C'è un un tormentone che serpeggia da secoli a Venezia: el-me-ga-dito. Che non è un dito gigantesco incombente come una scultura di Maurizio Cattelan, ma quella maniera di far trapelare notizie e informazioni attribuendole ad altri. El me ga dito che... è il relata refero, il qui lo dico e qui lo nego, la formula delatoria delle spie della Serenissima o, se vogliamo andare più sul leggero, della Boca del Leon, dove si mettevano le denunzie ai savi. Più fastidiosa di una raffica di bora o di una sciroccata, la denuncia anonima stavolta agita le acque su cui scivolano le gondole. Ad alzare l'onda sono alcuni sostituti gondolieri, ovvero quella categoria riconosciuta da apposito albo composta da chi, appunto, ha il compito di rimpiazzare i titolari quando costoro non possono salire in barca.
Parole forti, non nuove a dire il vero, ma che si conficcano nel monolitico mondo dei gondolieri.

Accuse di nepotismo, corporativismo, insinuazioni di evasione fiscale. Un mondo che si infiamma di nuovo oggi che a Venezia il turismo è ripreso alla grande dopo due anni di blocco per la pandemia.


LO SCONTRO
Una lettera anonima, ma accreditata, tre giorni fa ha riaperto lo scontro. Un gruppo di sostituti se la prende con il Comune e con i titolari di licenza. Parlano di «ingiustizie e illegalità da parte dell'amministrazione comunale e dell'associazione gondolieri... La conduzione famigliare fortemente voluta si sta evolvendo in presa in giro per tutta la cittadinanza e i sostituti stessi. In pratica si dà la possibilità ai figli, generi, nuore, nipoti, pronipoti, zii, cugini e figli adottati all'ultimo momento, di entrare a conduzione famigliare... Chiunque non abbia un grado di parentela anche lontano con gondolieri, può trovarsi un altro lavoro magari dopo venti o più anni di attività con partita Iva». Da dove nascono queste accuse?
Due anni fa il Comune approvò un regolamento che introdusse una corsia preferenziale per l'accesso alla professione, per diventare sostituto, riservato ai figli dei titolari di licenza da gondoliere. Stabilendo contemporaneamente che le licenze salissero da 433 a 440 (una licenza vale circa mezzo milione di euro, ma il bando del 2021 per le 7 nuove è ancora in corso di assegnazione) e introdusse un percorso facilitato per accedere alla professione: chi entra nell'impresa familiare ha meno obblighi rispetto a quei sostituti che non possono vantare parentele nella categoria. In più il parente del gondoliere che fa parte della società non deve attendere un nuovo bando che viene fatto quando servono nuovi sostituti (attualmente le riserve sono 226, circa uno ogni 2 titolari) e ha un esonero dalla parte teorica del corso dell'arte del gondoliere: un anno di teoria e pratica. In sostanza il figlio di gondoliere (o parente fino al terzo grado) per diventare sostituto deve solo fare un esame di voga e stop. E attualmente i cosiddetti collaboratori famigliari sono 36.
Questo ha creato due fenomeni: i sostituti che attendono di diventare titolari non per diritto di parentela si vedono di fatto la strada sbarrata dai parenti, vista l'ereditarietà della licenza. E, fatto ancora più clamoroso, c'è perfino chi segnala (el me ga dito...) vere e proprie adozioni di figli già in età da remo a parte di titolari di licenza che in questo modo perpetuano così la propria azienda. Aziende famigliari che, con il boom turistico, sono tornate a guadagnare (un giro in gondola costa 80 euro per mezz'ora).
Da due anni il Comitato dei sostituti gondolieri (anche sulla propria pagina Facebook) attacca e bolla come mancia elettorale la modifica del regolamento fatta dal Comune due anni fa. Ma l'altro ieri, nella lettera, ci sono stati passaggi ben più duri: «Le rive occupate - si legge - permettono ai gondolieri di lavorare quasi tutti i giorni dichiarando all'agenzia delle entrate meno di 200 giorni all'anno. Fanno figurare la presenza del sostituito a regime pieno, anche per l'agenzia delle entrate, ma in realtà sono giornate di festa. Per il fisco sono fantasmi, accollano tutte le spese di gestione della gondola al sostituto». E, denunciano, c'è anche il ricatto: «O così o non lavori più». Non solo, ma quando il sostituto lavora al posto del titolare, deve dargli il 40 per cento. E qualcuno arriverebbe a chiedere anche il 50: una sorta di tangente del remo. Senza parlare di un clima in cui si impedirebbe di parlare o denunciare. Ufficialmente il Comitato dei sostituti si è dissociato da queste accuse, ma qualche voce dissidente c'è. Solo che non esce pubblicamente. Insomma, un caos.


LE VERSIONI
Il Comune, attraverso l'assessore Renato Boraso, smorza i toni: «Nei secoli la categoria ha sempre avuto un contingente e non possiamo certo mettere in gondolieri in ogni dove. Mi auguro che si spengano le polemiche nell'interesse di una categoria la più rappresentativa della nostra venezianità».
I gondolieri titolari, da parte loro, replicano. Andrea Balbi, presidente dell'Associazione gondolieri, sulle accuse di nepotismo ribatte: «Sfido qualunque gondoliere a non avere o aver avuto un parente anch'esso gondoliere. Possedere orgogliosamente alle spalle una grande storia e una memoria diventa un vanto, come la tradizione familiare nell'artigianato, dove il mestiere viene tramandato da padre in figlio. Nessuno di noi ha adottato un figlio e la conduzione è regolata da una precisa legge nazionale, che arriva fino al terzo grado di parentela. Le prove di voga si ripetono uguali da molti anni: a bordo del candidato ci sono due gondolieri e tre esterni alla categoria, fra i quali solitamente un dipendente del Comune. Non so pensare a nulla di più regolare». Qualcun altro sintetizza e liquida in veneziano che non abbisogna di traduzione: «Monàe».
I gondolieri sono pratici: danno il cuore per eventi di solidarietà, recuperano le immondizie nei canali, fanno da guide e narratori di leggende ai turisti che accompagnano in barca. Farsi amico un gondoliere significa conquistare il cuore di Venezia. Ma non toccategli la categoria. Una casta? Non proprio. Nella Venezia che ha fatto da culla alle Scuole grandi, il corporativismo è nel sangue, è difesa della Storia e delle tradizioni. Per questo quello dei gondolieri è un mondo a sè stante, con regole proprie, scritte e non scritte.
Inutile fare le anime candide: ciascuno difende il proprio lavoro con le unghie e coi denti, a maggior ragione quando c'è una torta da spartire, i commensali vogliono aumentare e la fame, dopo due anni di digiuno, è tanta. Come diceva Lino Toffolo: «Si dice che l'appetito vien mangiando, ma a me sembra che venga digiunando».
 

Ultimo aggiornamento: 17:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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