Caldarroste "tossiche" al mercato
«L'aria è diventata irrespirabile»

Giovedì 6 Marzo 2014 di Raffaele Rosa
Caldarroste "tossiche" al mercato «L'aria è diventata irrespirabile»
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VENEZIA - Mal di gola, irritazioni agli occhi, pelle arrossata, negozi barricati e nauseati dal fumo in Rio Terà San Leonardo dove la vendita di caldarroste sembra non finire mai.



Fino a qualche anno fa le si vedeva proporre dai banchi di frutta e verdura tra i mesi di ottobre e gennaio la massimo. Poi, fino all'autunno seguente ci si dimenticava dell'odore e del gusto. Da quando nel mercato rionale di Cannaregio sono cambiate la maggior pare delle facce di chi sta dietro quei banchi di frutta e verdura le caldarroste, anzi, i "maroni" si vendono almeno per sei mesi l'anno.



I nuovi gestori dei banchi, per la maggior parte cittadini bengalesi, li cuociono sui bracieri che sembrano più arrugginiti che altro ad ogni ora del giorno. Il fumo che esce dai pentoloni alimentati a carbone e accesi con la diavolina, stanno creando più di qualche problema e disagio ai banchi di frutta e verdura vicini e anche a numerosi negozi che si vedono costretti a tenere porte d'ingresso chiuse per evitare l'invasione del fumo dei maroni.



A gennaio scorso, dopo una raccolta firme sostenuta anche dal consigliere comunale Sebastiano Costalonga (Fratelli d'Italia), la polizia municipale è intervenuta con alcuni sopralluoghi elevando a qualcuno degli ambulanti bengalesi delle multe da 1.000 euro per mancanza di alcuni ambulanti del nulla osta igienico dell'Ulss. Ma anche ieri, Mercoledì delle Ceneri, erano cinque i bracieri accesi per cuocere caldarroste con i soliti disagi.



«Io non resisto più - racconta Romina Vianello, la vedova di Giampaolo Granzo che da novembre è tornata a lavorare dietro al bancone che era del marito fino a sette anni fa - L'aria in alcuni momenti è irrespirabile. Non riesco a servire i clienti. Sia io che mio figlio maggiore che mi aiuta in banco lamentiamo bruciore agli occhi, mal di testa e mal di gola. La scorsa settimana mi si è arrossata la faccia e sono dovuta correre in farmacia per farmi dare una crema lenitiva. È un situazione impossibile. Nessuno protesta contro chi vuole lavorare ma se non ci sono i permessi perché l'ufficio d'igiene non viene a fare dei sopralluoghi e sospende la licenza a chi non è in regola?».



Due euro all'etto, qualcuno arriva anche a 1,50. Ogni braciere ha davanti un cingalese che con una mano mescola i "maroni" con l'altra quasi sempre tiene il cellulare appoggiato all'orecchio. «Quando apro io il banco alle 8 loro sono già qui con il braciere che fuma - continua nella sua descrizione Romina - Lo accendono in campo con la diavolina, e poi lo tengono vivo per tutto il giorno. Una volta il mercato chiudeva alle sette di sera, alle otto al massimo, questi stanno qui a bruciare e fare fumo fino a mezzanotte».



L'invasione bengalese, in Rio Terà, non riguarda solo i banchi di frutta e verdura ma anche quelli di souvenir e t-shirt vicino al ponte delle Guglie. E una domanda molti residenti e commercianti se la fanno: come riescono a comprare le licenze se spesso vengono scoperti a dormire nei magazzini dove lasciano la merce e i banconi?
Ultimo aggiornamento: 13:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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