Amedeo, ottant'anni di tifo allo stadio Penzo per il Venezia: «Questa squadra ha un'anima»

Sabato 13 Novembre 2021 di Lorenzo Mayer
IL PERSONAGGIO Amedeo Vianello, da ottant'anni sugli spalti dello stadio Penzo di Sant'Elena

VENEZIA - La Roma protesta per il rigore dato al Venezia per il contatto tra Cristante e Caldara non ritenendolo un fallo meritevole della massima punizione. Non andatelo a raccontare a Amedeo Vianello, 92 anni che allo stadio “Pierluigi Penzo” ci va da quasi 82 anni, per la precisione dalla stagione sportiva 1939-40. “Ricordo ancora quanto successo venti anni fa – racconta Amedeo – nel campionato 2001-02, la Roma arrivava a Venezia da campione d’Italia con lo scudetto sul petto.

A quei tempi non esisteva il Var, ma c’erano le moviole nel post partita. Fecero pareggiare la Roma con due rigori ridicoli, gli ultimi 5 minuti di gioco, con la rete del 2-2, arrivata all’89’. Anche quel giorno ero allo stadio in curva. Possiamo dire che, a distanza di diciannove anni, giustizia è fatta, dopo quello sgarbo arbitrale. Perché anche allora, avremmo meritato di vincere, pur essendo già retrocessi. Anche quella era una squadra che ci metteva l’anima, come quella di Zanetti».

Sintetizza così le prime 12 partite della stagione. “Fino ad ora – dice – abbiamo perso le partite che avremmo dovuto vincere, per esempio con la Salernitana, e portato a casa imprese e punti memorabili, nelle sfide in cui tutti ci davano per sconfitti. E’ il bello e la magia del calcio. E’ un onore essere tornati in serie A, ma io il “Penzo” non l’ho mai lasciato. Anche quando eravamo in serie B e la squadra non era sotto i riflettori». Uno stadio storico, il più vecchio d’Italia, costruito nel 1913, di cui il signor Amedeo è stato fedele, attento e gioioso testimone degli ultimi 82 anni di storia, fino a oggi quando si è dovuto adeguare il vecchio “Penzo” ai tempi moderni del calcio di oggi. In tanti si ricordano di Vianello in spiaggia al Lido: classe 1929 oggi si gode la meritata pensione come dipendente Enel (e prima ancora bigliettaio delle spiagge comunali ex “Zona A al Lido, poi passato in forza alla Save) è veneziano doc, vive alla Giudecca, e per lui lo stadio “Penzo” rappresenta una specie di “seconda casa”. 


Per questo meriterebbe certamente un riconoscimento ufficiale dalla società arancioneroverde che è sempre molto sensibile e attenta verso i suoi tifosi. Magari una premiazione su quel terreno di gioco, che lui ha visto sempre dagli spalti e da tifoso fedele. «Questi ultimi lavori sono stati fantastici – sottolinea - il “nuovo” “Penzo” davvero bellissimo, ora però non vado più in curva però, ma ai distinti “Valeria Solesin” perché, alla mia età, ho qualche problema di vista e dalla curva sud non riesco a vedere bene quello che succedeva nella porta opposta. Per cui meglio una posizione più centrale. Ma il mio cuore resta in curva. La passione per il Venezia è nata da bambino, abitavo nella zona del Rio Novo, in Calle dei Ragusei e con gli amici giocavamo a calcio con una palla di stracci e plastica. E poi andavamo allo stadio a piedi fino a Sant’Elena”. Conquistare la salvezza quest’anno non sarà compito facile, ma Vianello ci crede. “Ci vuole il sostegno di tutti, cuore determinazione e anche un po’ di fortuna. La salvezza per noi sarebbe come vincere lo scudetto, non c’è dubbio».


Quale la partita più bella? «Venezia-Juventus 4-3 di Coppa Italia 1993-94. Ricordo che il “Penzo” era un formicaio pieno di gente. Mai vista così tanta gente allo stadio. Fu una serata memorabile e emozionante». Sogna un altro sgambetto anche contro l’Inter alla prossima partita in casa? “Sognare non costa nulla, peccato perché non credo di riuscire ad esserci. Quando si gioca in notturna alle 20.45 per me comincia ad essere troppo faticoso. Era meglio quando le partite si giocavano tutte di pomeriggio alle 15 – spiega – per noi anziani andare allo stadio di sera col freddo è più complicato. E io purtroppo a volte devo rinunciare anche quando facevo l’abbonamento. E’ un sentimento non solo mio ma comune a tanti, specie in una città che ha l’età media alta come Venezia. Vianello è entrato per la prima volta al “Penzo” negli anni Trenta, la stagione esatta si perde nei ricordi, probabilmente era il campionato 1939-40, lui era un bambino nemmeno di 10 anni. «Era prima della guerra – racconta Amedeo – ho assistito anche alla vittoria del Venezia in Coppa Italia del 1942, era il Venezia di Loik e Mazzola, so ancora a memoria la formazione. In stadio c’erano 30mila spettatori, oggi, purtroppo, ce ne stanno poche migliaia. Erano altri tempi, anche gli abitanti a Venezia erano molti di più».


Chiude con qualche bel spunto dal suo particolare osservatorio da non trascurare. «Macchè stadio in terraferma, Venezia ha già il suo “fortino” – dice Amedeo Vianello - la sua casa unica al mondo, bagnata dalla laguna e così deve essere. Tanto di cappello alla presidenza americana che ci ha riportato in A dopo tanti anni e penso meriti un grande grazie, ma si sta puntando su una squadra un po’ troppo internazionale, con tanti stranieri. Andrebbero valorizzati di più anche i bravi giocatori italiani. Infine vanno migliorati i trasporti e le linee dei battelli con il “Penzo”: abito alla Giudecca e soprattutto in orario serale, in occasione di anticipi e posticipi, poi rientrare a casa diventa spesso un’odissea. Forza Venezia!».

Ultimo aggiornamento: 19:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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