Venezia allagata. La rabbia della gente: «Siamo stanchi e avviliti»

Sabato 16 Novembre 2019 di Francesca Catalano
Venezia allagata. La rabbia della gente: «Siamo stanchi e avviliti»
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VENEZIA - Paura per coloro che vivono al piano terra, mentre i commercianti sono sempre più stremati. Non cessa la preoccupazione in città alimentata dalle continue maree sostenute come quella di ieri mattina, poi defluita molto lentamente. Da venerdì scorso si registrano picchi sopra i 105 centimetri, martedì sera la marea record di 187 che ha dato il primo colpo, ieri alle 11.20 quota 154 che, seguita da una pioggia battente nel primo pomeriggio, ha assestato il colpo di grazia ai veneziani, indomiti nel cercare di non cedere all'esasperazione, ma anche abbattuti per questa settimana terribile. E non è ancora finita, perché le previsioni dicono più 120 alle 11.55 oggi e 130 alle 11.20 domani (con un assaggio alle 6.50 di 110).
 



«Sono disperata» si sfoga la signora Giuliana Panella che abita al piano terra in Campo Lavadori de Lana, zona dove difficilmente arriva l'acqua ma che in questi giorni non è stata risparmiata. «L'altro martedì notte credevo di impazzire, ho avuto tanta paura. Ad un certo punto sembrava l'acqua mi entrasse dalle finestre - ricorda con il terrore negli occhi, spiegando che una parte della sua abitazione dà sul  canale - Non avevo la paratia e ora devo aspettare minimo due settimane prima che gli addetti vengano a montarla. In 44 anni che abito qui non avevo mai visto una cosa del genere».
Ma a poco l'altra notte una paratia sarebbe servita: «L'acqua entra anche dai muri e dalla doccia. Ho dovuto buttare frigo e tutto il resto, e ora siamo di nuovo da capo. - e continua - Sono stufa e stanca, una cosa del genere non deve succedere. Siamo nel 2020 e mi sembra di essere nel terzo mondo».
Inoltre ora ciò che preoccupa i veneziani è dove andare a fare la spesa, visto che da giorni negozi e panettieri sono chiusi con riapertura in data da desinarsi. «L'unica soluzione è rifornirsi a Mestre» dicono due passanti. Proprio quello che si diceva all'indomani dell'alluvione del 1966, che diede il via al grande esodo soprattutto dai piani terra. Altre abitazioni hanno avuto danni minori, perché limitati alle parti comuni, ma non per questo meno importanti. Pensiamo a impianti termici, ascensori che, pur rari, a Venezia ce ne sono e di solito sono a livello degli ingressi e quindi a portata delle acque alte eccezionali, come quella di martedì, ma anche quella di ieri.
NEGOZI, BAR E RISTORANTI
Disperata resta la situazione per gli esercenti.
«Non possiamo fare nulla - racconta Alberto Simonetto, proprietario del ristorante La Rosa dei Venti, in Fondamenta Minotto - Ieri (giovedì) circa l'80% della struttura era operativa, oggi siamo punto e a capo. Ce la stiamo mettendo tutta» dice in balia degli eventi, mentre aggiunge un prezzo di paratia intanto che la marea sale. Ma nonostante questo l'acqua entra dal pavimento e insufficienti sono le 6 pompe che scaricano 1500 litri al minuto.
«Un disastro, siamo stanchi. È da venerdì che andiamo sotto due volte al giorno. Abbiamo danni per oltre 10 mila euro. Motori e frigo sono andati, ora abbiamo comprato attrezzature nuove, ma restano al piano superiore in attesa che la situazione si normalizzi».
Dall'altro lato del canale il signor Maurizio del bar La Bauta è riuscito a salvare gran parte della merce surgelata. «Giovedì sera sono andato personalmente a Mestre a comprare un nuovo frigo, inoltre sono riuscito a ripristinare 5 frigo asciugandoli con il phon, con tanta pazienza ed olio di gomito» spiega, amareggiato per la pesante situazione. Intanto ieri il negozio nonostante le tre pompe in funzione era di nuovo invaso dall'acqua.
«Anche oggi una giornata che ci ha segnato, nonostante le paratie l'acqua trova la sua strada, entra dai pozzetti e dai water - racconta Claudio Bulegato, responsabile del bar Giano's. - un duro colpo che ci ha messo in ginocchio e non ci dà tregua. Siamo disperati» dice, spiegando che giovedì ha passato la giornata a smontare i motori dei frigo ed era riuscito a ripristinare la corrente elettrica ma ieri la centralina è andata di nuovo sott'acqua. «Venezia è così: prima dà e poi prende. La marea sale silenziosa e impalcabile, ma bisogna reagire».
Tanti danni anche per il fotografo di Foto Video Bomber che ha perso macchine fotografiche e cineprese costose, così come un duplicatore di diapositive, sono stufo si lamenta. Ma c'è anche chi la prende con filosofia: «Fa parte del gioco, siamo abituati a questo, speriamo solo finisca presto» dice Fabio del Bacareto Da Lele.
DESOLAZIONE E RABBIAIntanto Venezia sembra spopolata: pochissime ieri le persone che giravano per le fondamenta, nessun bambino o anziano ma qualche turista impreparato che camminava scalzo con le valigie sopra la testa. Solo all'altezza dei giardini Papadopoli si vedevano lavoratori, in entrata ed in uscita da Venezia, impossibilitati a passare con l'acqua che arrivava oltre il ginocchio. Arrabbiati, chi poteva ha desistito ed è tornato a casa, altri hanno atteso sul ponte che calasse la marea. Intanto qualche cagnolino cercava di tuffarsi in acqua perché, per loro, è un divertimento.
IN PIAZZA SAN MARCONel sestiere di San Marco, probabilmente per la concentrazione di alberghi e appartamenti turistici, l'acqua nelle calli era molto sporca. Al punto che sembrava di camminare in una fogna: escrementi, pantegane morte, sacchetti delle immondizie che galleggiavano, vasi di pittura probabilmente usati per alzare qualcosa. Insomma, un brutto spettacolo. Tutti i negozi erano chiusi, con il personale che cercava di arginare l'acqua: c'era chi cercava di indirizzare verso le pompe l'acqua entrata tenendo sempre d'occhio la paratia e chi pensava di svuotare la bottega semplicemente agitando la scopa. Qualche bar è rimasto aperto, ricevendo la gratitudine di tutte quelle persone che avevano saltato la colazione o non avevano di che mangiare a pranzo. Per lo più titolari e impiegati di altri negozi, che si concedevano un momento di pausa. 
In piazza San Marco, il sindaco ha provveduto per tempo a farla chiudere ai curiosi, per evitare che qualcuno si mettesse nei guai o affollasse gli spazi in cui la gente era intenta a svuotare i negozi dall'acqua per farsi i selfie della sofferenza. Impegnate le forze dell'ordine: carabinieri e poliziotti in grande numero, finanzieri, lagunari e volontari della Protezione civile. In perlustrazione anche il prefetto Vittorio Zappalorto con il comandante provinciale dei carabinieri, Mosè De Luchi.
L'ASSOCIAZIONE«Quello che ci spaventa maggiormente è che la situazione si ripresenta con frequenza inaudita - è il commento di Claudio Vernier, presidente dell'Associazione piazza San Marco - C'è un enorme danno economico, ma quello che ci preoccupa è il danno morale che questa città e i suoi cittadini stanno subendo. Questa è una sconfitta della politica e della tecnica: 60 anni di nulla. La risposta deve arrivare oggi, domani sarà troppo tardi, perché gli imprenditori devono avere certezze. Avevamo appena finito di pulire e ricostruire e ora si riparte: bisogna ripulire, ripristinare gli impianti elettrici, le centraline. Un vero disastro. Un abbraccio a tutti i veneziani e spero che l'Italia, l'Europa - conclude - capiscano che questa città ha bisogno di un'attenzione particolare. Servono decisioni veloci, l'Italia ha la responsabilità di questa città, ma Venezia è del mondo intero». 
Francesca Catalano 

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