La Basilica di San Marco "sotto vetro" per bloccare l'acqua alta: 90 giorni per il progetto

Giovedì 6 Maggio 2021 di Roberta Brunetti
Progetto per salvare la Basilica di San Marco dall'acqua alta

VENEZIA - Una corsa contro il tempo che ora ha una tempistica precisa: 90 giorni. Quelli entro i quali l'impresa, ancora da individuare, dovrà realizzare la barriera in vetro per proteggere la Basilica di San Marco dalle acque alte intermedie, quelle in cui il Mose non entra in funzione. L'ultimo via libera, con tanto di tempistica, è arrivato ieri. Il comitato tecnico del Provveditorato alle Opere pubbliche ha approvato il progetto esecutivo dell'opera, con le ultimissime prescrizioni della Soprintendenza. Un passaggio necessario per un progetto commissionato dallo stesso Provveditorato, a firma dell'ingegner Daniele Rinaldo, per cui vengono stanziati 3 milioni e 700mila euro lordi, di cui 2 milioni e 200mila di lavori effettivi. Ma il comitato ha scommesso soprattutto sui tempi, prevedendo un cantiere veloce, con una doppia squadra di operai al lavoro contemporaneamente per completare i lavori in 90 giorni. Quei tre mesi che, se il cantiere partisse subito, garantirebbero la messa in sicurezza della Basilica per la prossima stagione delle acque alte.
SFIDA DIFFICILE

L'obiettivo di tutti, in particolare della Procuratoria di San Marco, che da anni denuncia i danni devastanti dell'acqua salmastra alla Basilica millenaria, e che per prima aveva proposto questo progetto di barriera provvisoria, in attesa dei lavori più lunghi e complessi di messa in sicurezza dell'intera insula di San Marco. Proposta di inizio 2020 che doveva mettere in salvo la Basilica già per l'autunno scorso. Poi, si sa, le cose si sono complicate. La decisione del commissario al Mose, Elisabetta Spitz, di far abbellire il progetto originario dallo studio Boeri, ha rallentato l'iter, anche perché sono arrivate le parziali bocciature dei comitati dei Beni culturali. A gennaio, poi, la Corte dei conti ha stoppato l'atto con cui il Provveditorato finanziava questo intervento. Un ulteriore intoppo. Ed eccoci al passaggio di ieri, che ora impone di correre.
I lavori rientrano tra gli interventi di salvaguardia affidati al concessionario, il Consorzio Venezia Nuova. E quello che ancora manca, a questo punto, è l'atto del Provveditorato di finanziamento dell'opera. Da settimane il provveditore, Cinzia Zincone, ci sta lavorando con il liquidatore del Cvn, Massimo Miani. Poi sarà il Consorzio a dover affidare i lavori a una o più imprese. Il progettista, l'ingegner Rinaldo, nonostante tutto, resta fiducioso: «I tempi ci sono, certo se mai si inizia, mai si finisce. Per ordinare e realizzare le lastre in vetro ci vorranno due, tre mesi. Nel frattempo si dovranno realizzare le fondazioni. Poi montare le lastre è questione di un attimo». Per non perdere ulteriore tempo, Rinaldo immagina che i lavori possano essere consegnati sotto riserva di legge già a metà mese, in attesa di perfezionare il contratto. Da capire se le imprese, senza essere pagate subito, inizieranno i lavori.
CLIMA TESO

Il clima attorno al Mose resta tesissimo. Con in Cvn in liquidazione, i lavori sono fermi e le imprese che avanzano milioni in fibrillazione. L'attesa è per i 538 milioni di residui dei mutui che dovrà sbloccare il Cipess. Il tema è stato affrontato in una seduta preparatoria la settimana scorsa, ma l'assegnazione è slittata alla prossima seduta, probabilmente tra un paio di settimane. Intanto montano le polemiche anche sulle criticità del Mose. In particolare sulla corrosione delle cerniere, su cui sta indagando la Procura della Corte dei Conti. Per la prossima settimana è fissato un incontro tra Procura, Cvn e Provveditorato per programmare nuove ispezioni dei sub della Guardia di Finanza alla base delle paratoie. 
 

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