Covid. «Il Veneto rischia l'arancione». E dalla prossima settimana negozi riaperti per il Natale: paura per gli assembramenti

Domenica 29 Novembre 2020 di Angela Pederiva
Covid. «Il Veneto rischia l'arancione». E dalla prossima settimana negozi riaperti per il Natale: paura per gli assembramenti

Coronavirus in Veneto. Ultimo fine settimana con i negozi chiusi: il prossimo rientrerà nella finestra pre-natalizia, in cui le aperture saranno anzi prolungate di orario per diluire gli accessi. «Con il dpcm del 3 dicembre sarà inevitabile che decadano le restrizioni e la preoccupazione per gli assembramenti c'è: basta vedere cosa sta succedendo con il Black Friday, con i corsi cittadini pieni di gente», dice Luca Zaia, alludendo agli sconti del venerdì nero che in realtà dura diversi giorni. «Evitate gli assembramenti», ribadisce il governatore, al punto da manifestare pubblicamente apprezzamento per la decisione del sindaco di Arcade (e suo ex storico braccio destro) Fabio Gazzabin di annullare il tradizionale Panevin del 5 gennaio, da sempre irrinunciabile bagno di folla per il leghista: «Ha fatto bene e immagino che lo seguiranno tutti gli altri».


I CONTAGI
L'ultimo monitoraggio della cabina di regìa ha segnalato un indice di contagio pari a 1,23 per il Veneto. «Un Rt ancora poco sopra a 1 porta ad un aumento di casi», rimarca il friulano Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di sanità. «Così è un attimo ammette Zaia finire in zona arancione.

Tra i 21 parametri, quello spicca tantissimo, così come pesa l'incidenza dei positivi sui tamponi». Ieri mattina questa era al 7% (3.498 infezioni su 48.804 diagnosi, fra esami molecolari e test rapidi), ma le valutazioni vengono condotte sui 7 e sui 14 giorni. A fine giornata i nuovi casi erano 3.132, i ricoverati 2.591 in area non critica e 327 in Terapia intensiva, i decessi 49.

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«Staremo a vedere cosa succederà da giovedì commenta il governatore sperando di non vanificare gli sforzi immensi fatti per rimanere in zona gialla e garantire anche quel minimo di economia. Temo però che qualcuno non abbia capito cosa significherebbe passare alla zona arancione: divieto di uscire dal proprio Comune, chiusura dei confini regionali, obbligo di autocertificazione, serrata dei bar e dei ristoranti. Mi appello al senso di responsabilità dei cittadini. Per esempio, è possibile che occorra scrivere in un decreto che non si fanno i veglioni di Capodanno in piazza?».


«SONO FATTI TUOI»
Evidentemente sì. Per questo Zaia chiederà, nei due confronti fra le Regioni e il Governo fissati per domani e dopodomani, di chiarire nel decreto che la montagna vale quanto una piazza: «Se il tema è no all'assembramento, deve essere no per tutti, lo sci è il meno pericoloso». Il presidente sostiene però che «questa è l'ultima volta» che ripete il concetto. «Noi non abbiamo un ruolo di educatori sottolinea ma quello di fare un percorso insieme ai cittadini. Purtroppo però nella prima fase tutti avevano paura di morire, mentre ora sembra solo un problema di chi si trova in ospedale. Non è così: non si può passare da andrà tutto bene a sono fatti tuoi, non si può pensare che la restrizione sia una prerogativa dell'istituzione che priva i cittadini delle libertà personali attraverso la coercizione».


LE PRESTAZIONI
Intanto il sindacato dei medici ospedalieri Cimo lancia l'allarme sul blocco delle prestazioni non urgenti, in quanto «questa seconda ondata di contagi appare di difficile soluzione in tempi brevi», con le inevitabili ripercussioni sull'allungamento delle liste di attesa per il recupero di visite e accertamenti. Il segretario veneto Giovanni Leoni propone di «delocalizzare nelle cliniche private l'attività in regime pubblico e in libera professione». Rispondono il governatore Zaia e l'assessore Manuela Lanzarin: «L'idea potrebbe essere fattibile, ma i privati sono pochi rispetto a un sistema in fibrillazione. Abbiamo sospeso la libera professione perché non volevamo che gli inevitabili ritardi si accumulassero sulle prestazioni con il ticket. Garantiamo che appena si può, si riapre». Ma tra gli effetti indesiderati, c'è anche un'impennata degli accessi al Pronto soccorso: i sanitari in trincea segnalano che calano i sospetti Covid, invitati a rivolgersi al medico di base, ma aumentano i pazienti che cercano di aggirare il congelamento della diagnostica programmabile.

Ultimo aggiornamento: 30 Novembre, 13:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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