Covid. Via il rosso automatico: «In Veneto le restrizioni per altre due settimane»

Martedì 12 Gennaio 2021 di Alda Vanzan
Covid. Via il rosso automatico: «In Veneto le restrizioni per altre due settimane»
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Neanche il tempo di ventilarlo e il nuovo criterio che nelle Regioni doveva far scattare il rosso automatico per l'emergenza coronavirus è già scomparso: mentre è confermata la stretta sugli altri indicatori, il parametro dei 250 positivi ogni 100mila abitanti non c'è più. I governatori non lo volevano perché si tratta di un criterio non omogeneo, il ministro alla Salute Roberto Speranza ha concordato: obiezione fondata. «C'è stata una apertura da parte del ministro, ha riconosciuto che i dati non sono allineati», ha detto il governatore del Veneto Luca Zaia al punto stampa a Marghera, riferendo dell'incontro appena avuto in teleconferenza con il Governo.

Non solo: anche se venerdì è atteso un nuovo Dpcm del premier Giuseppe Conte, il Veneto dovrebbe restare in fascia arancione per altre due settimane, sicuramente fino al 22 gennaio. A rivelarlo è stato sempre Zaia: «La classificazione in colori deve seguire periodi determinati».


LA CLASSIFICAZIONE

Partiamo dal criterio dei 250 positivi ogni 100mila abitanti: su questo tema già si era espresso il governatore dell'Emilia Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini («Quel limite non l'ha chiesto nessuno») e ieri, al tavolo con il Governo, le perplessità sono state ribadite. Perché è chiaro che chi fa tanti tamponi può trovare tanti positivi, mentre regioni meno virtuose rischiano di salvarsi restando in zona gialla o arancione proprio perché fanno pochi controlli. «Con i colleghi delle Regioni - ha riferito Zaia - abbiamo solo chiesto che i dati siano uniformi. Il ministro, e anche noi, abbiamo concordato sul fatto che l'incidenza dei positivi è un fatto scientifico, ma funziona se tutte le Regioni fanno tamponi nella stessa percentuale sulla popolazione. Non si può paragonare chi come noi ne fa 60mila al giorno con chi ne fa 400. È difficile allineare dati così. Forse qualcuno si è spinto avanti con le dichiarazioni, ora farà marcia indietro». Il rosso automatico pare dunque scongiurato, almeno in base a questo ipotizzato criterio. Ma in Veneto c'è chi, a proposito della classificazione a colori, accusa Zaia di essere «irresponsabile»: «Continuare a polemizzare sul colore delle zone, come sta facendo ancora oggi Zaia, è sbagliato e irresponsabile - ha detto Vanessa Camani, consigliere regionale del Pd -. La zona rossa non va vista come una penalizzazione, bensì come l'unico strumento fin qui efficace per contenere la diffusione del virus. L'unica preoccupazione deve essere salvare la vita e la salute dei veneti, e non la propria e personale immagine pubblica».


ARANCIONE

Secondo quanto ventilato da Zaia, il Veneto dovrebbe restare in fascia arancione per altre due settimane, forse addirittura tre, perché ad ogni classificazione deve seguire un periodo determinato in cui si osservano le precise restrizioni. «Mi chiedete se la misura dovrebbe essere nazionale anziché differente tra le varie regioni? Come Regioni a ottobre abbiamo detto sì alla classificazione a colori, il tema della visione nazionale c'è, la stessa Merkel ha detto che il peggio deve ancora venire, ma su questo si deve esprimere il Governo», ha detto il presidente del Veneto. Che ha ribadito: «Le decisioni siano prese su base scientifica, l'Istituto superiore di sanità disponga e noi eseguiamo, ma poi non ci siano divagazioni sul tema».


Ma è vero che è stato il Veneto a chiedere di essere declassato dal giallo all'arancione, come ha detto il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo in un'intervista al gruppo Gedi? A smentire è stato Luciano Flor, direttore generale della sanità del Veneto: «Se io scrivo una cosa e poi la fantasia galoppa...». Lo stesso Flor ha riferito che in Veneto ci sono dei segnali di miglioramento: «Il tetto dell'occupazione delle terapie intensive è stato raggiunto il 31 dicembre e da quel giorno c'è stato un calo costante, i posti liberi nelle rianimazioni aumentano, stamattina (ieri, ndr) ne avevamo 96 vuoti, c'è anche un minor numero di ricoveri». Ma, ha sottolineato Flor, è troppo presto per dire che ne stiamo uscendo. Anche perché, ha aggiunto, rispetto alla prima fase, sono cambiati gli atteggiamenti personali, con tutto quello che ne consegue: più contagi, più ricoveri, più decessi nonostante una sanità che prende in cura tutti i malati: «Oggi non abbiamo il rigore che avevamo in primavera, i singoli dovrebbero essere ligi senza aspettare la zona rossa».


I DATI

In Veneto ci sono stati 106 morti nelle ultime ventiquattr'ore. I casi positivi sono saliti a 288.698 (+1.896), mentre la pressione sugli ospedali non è stata pesante come nei giorni scorsi: 2 posti letto occupati in più nelle aree non gravi, altri 4 ricoveri nelle terapie intensive. La campagna vaccinale, intanto, prosegue a ritmi serrati: la seconda dose di vaccini arrivata il 7 gennaio è stata somministrata per il 91,9% per un totale di 74.732 iniezioni.

Ultimo aggiornamento: 13 Gennaio, 07:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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