Vaiolo delle scimmie, il fratello del maresciallo Mancini morto a Cuba: «Non sapevamo fosse stato contagiato»

Il maresciallo Germano Mancini aveva avuto da poco l’incarico di comandante di stazione

Mercoledì 24 Agosto 2022 di Paolo Vercesi
Vaiolo delle scimmie, il fratello del maresciallo Mancini morto a Cuba: «Non sapevamo fosse stato contagiato»
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La diagnosi di vaiolo delle scimmie è stata anticipata dalle autorità cubane: Germano Mancini, maresciallo dei carabinieri originario di Pescara da 17 anni in servizio a Scorzè, vicino Venezia, sarebbe dunque la prima vittima italiana del virus. La morte è avvenuta domenica a Cuba dove il maresciallo era in vacanza, ma in Veneto sono scattati i protocolli di sicurezza.

Sgomento e dolore a Pescara in casa Mancini. «Era un viaggio organizzato per cercare un po’ di relax dopo tanto lavoro e per festeggiare la promozione a comandante. Ma, aggiungo, era anche un viaggio che lui da solo non avrebbe mai scelto di fare. Germano non amava andare in giro, tanto meno in aereo: che io ricordi non gli è mai piaciuto volare, forse per paura. Stavolta, e vorrei non l’avesse mai fatto, aveva accettato di partire dopo aver ceduto alle insistenze di un suo amico che da vent’anni voleva portarlo a Cuba e che aveva organizzato un gruppo di viaggio» racconta il fratello Massimo.


 

Chi vi ha informato della situazione che si è creata a Cuba?
«È stato proprio questo suo amico a dirci delle condizioni sempre più gravi di Germano. Sapevamo che non stava tanto bene e che era stato ricoverato in ospedale ma non sapevamo fosse il vaiolo delle scimmie e non ci saremmo mai aspettati un esito fatale».

 

Ci racconta chi era il maresciallo Germano Mancini?
«Una brava persona e un ottimo carabiniere, viveva per la divisa. Per noi della famiglia questo è un momento di profondo dolore per il quale chiediamo rispetto». 

 

Cinque fratelli cresciuti con alto senso del dovere e dello stato, tutti con una divisa.
«Sì. Io sono nella polizia penitenziaria, poi ci sono un brigadiere dei carabinieri, una guardia giurata e un poliziotto. Lavoriamo tutti in Abruzzo, tranne il poliziotto che sta a Milano».

 

Chiusa nell’abitazione di Pescara c’è mamma Elisa, dal 2006 vedova del marito Umberto. Non sa di aver perso un figlio?
«Non gliel’abbiamo detto e non so se, né quando, avremo il coraggio di farlo. In questo momento dobbiamo pensare a proteggerla. Ha 88 anni, soffre di diverse patologie e temiamo potrebbe non reggere a una notizia tanto terribile. Oggi non le abbiamo portato i giornali e stiamo cercando di fare in modo che non lo venga a sapere dalla televisione. Il cellulare mi squilla di continuo, sono tutte persone che chiedono della scomparsa di Germano e non posso farmi sentire in casa da lei».

 

Germano non ha mai prestato servizio a Pescara?
«No. Aveva lasciato il capoluogo adriatico (dopo il Natale del 1994, ndr) con destinazione Veneto. Per 16 anni è stato vice comandante a Scorzè e da appena due mesi aveva assunto l’incarico di comandante. Era conosciuto, stimato e amato dai colleghi e dalla comunità nella quale si era perfettamente integrato»

 

Ultimo aggiornamento: 16:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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