SCORZE’ - L’Ufficio anagrafe di Noale ha rilasciato il certificato di morte all’estero di Germano Mancini, 50 anni, lo sfortunato comandante facente funzioni del presidio dei carabinieri di Scorzè, deceduto mentre si trovava a Cuba in vacanza. Lo fa sapere il sindaco Patrizia Andreotti che si è detta dispiaciuta per la tragedia che ha colpito l’Arma e un concittadino che risiedeva a Noale anche se per l’operatività del suo lavoro era stato assegnato all’organico della stazione dei carabinieri di Scorzè. «Di ufficiale sappiamo solo questo. Abbiamo cercato di contattare i familiari e siamo in attesa che ci comunichino eventualmente la data del rientro in Italia della salma e di quando si celebreranno le onoranze funebri». Tuttavia nell’ambito dei corridoi municipali dei due paesi limitrofi corre voce che le autorità cubane potrebbero, per ragioni di prevenzione epidemiologica, cremare il corpo del defunto nella capitale dell’isola stante il probabile decesso per presunta infezione di vaiolo delle scimmie, e inviare le ceneri in Italia.
LA RINUNCIA
La donna aveva dovuto rinunciare alla vacanza per difficoltà familiari tuttavia lo aveva sentito per telefono pochi giorni prima della morte. In quell’occasione non si sarebbe lamentato di alcun malessere. Nella palazzina di Noale dove abitava Mancini da poco più di un anno, dopo la sua separazione dalla moglie, l’appartamento è chiuso e nessuno risponde al campanello. «È da qualche tempo che non sentiamo o vediamo qualcuno che apra la porta della sua abitazione – ha riferito un vicina rispondendo al citofono della palazzina - Non sappiamo nemmeno se qualche parente abbia le chiavi per entrare nell’appartamento ancora tutto chiuso».
Di fatto anche ieri, l’abitazione appariva deserta con tutti i balconi e gli scuri sprangati. Anche il sindaco di Scorzè Nais Marcon finora non ha ricevuto nulla di ufficiale sulla morte del militare che era in servizio a Scorzè da circa 17 anni. «Alla fine di luglio – racconta il sindaco - mi era stato rubato il portafogli con documenti, bancomat e dei contanti che tenevo in borsa nell’armadio del mio ufficio in Comune. Non mi ero accorta del furto se non due giorni dopo. Non avendo trovato più il portamonete ho telefonato alla banca per bloccare la carta di credito e ho dovuto inoltrare denuncia del furto alla stazione dei carabinieri di via Roma». Ma il ladro aveva già effettuate le sue spese a Padova. «Lasci fare a noi» l’aveva rassicurata il comandante Mancini al momento della denuncia. Nel giro di pochi giorni l’aveva richiamata dicendo: «Abbiamo trovato il malvivente» spiegando che l’operazione di riconoscimento era avvenuta dopo la disamina dei vari documenti bancari e le registrazioni dei negozi in cui erano avvenuti gli acquisti».
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